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townDal primo rapporto ufficiale del Governo si scopre che tremila e cinquecento cantieri sono stati aperti e 43 mila persone sono tornate nelle loro case. Ma cinque anni dopo il devastante terremoto la città stenta a rinascere. In un clima di rassegnazione, di speranza e di rabbia. Il Comune presenta il conto ai 19 mila inquilini del “miracoloso progetto abitativo” che si rifiutano di pagare. Denunciano errori di calcolo, ritardi, mancata trasparenza. Ma l’assessore al Bilancio insiste: “Rischiamo il fallimento. Ne pagheremo tutti le conseguenze”
di GIUSEPPE CAPORALE, AMALIA MATTEUCCI e PIERA MATTEUCCI
Foto di Davide Umilio, grafica di Paola Cipriani

A ottobre gli scienziati di nuovo alla sbarra
REPORTAGE
: Il mio viaggio nella memoria
LA CITTA’ E I SOCIALNETWORK: "Sei aquilano se…", su Facebook si incontrano in 15mila
L'AQUILA. C’è un buco di undici milioni di euro nei conti del progetto C.a.s.e. Le 185 palazzine antisismiche costruite dall’allora Governo Berlusconi per consentire un alloggio immediato agli sfollati pochi mesi dopo il sisma del 6 aprile 2009 hanno i conti in rosso.
Il buco riguarda le spese di gestione (manutenzione, riscaldamento, luce, pulizia) e pesa come un macigno sulle casse del Comune dell’Aquila. L’esposizione aumenta giorno dopo giorno, tanto che anche la Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta per danno erariale e il sindaco Massimo Cialente rischia di essere chiamato a risponderne. Da più di un anno e mezzo l’amministrazione comunale ha iniziato a chiedere il conto agli inquilini terremotati (sia per quanto riguarda il canone di locazione che per i consumi) ma si è trovata di fronte al caos, sia per il sistema di calcolo adottato, sia per le polemiche che ne sono seguite. E se le bollette ai 19 mila inquilini delle case del “miracolo aquilano” sono arrivate ai destinatari, il numero di morosi è molto alto e in centinaia annunciano ricorso.

Gli inquilini denunciano errori di calcolo, ritardi e mancata trasparenza. “Ogni quartiere della new town e dei Map è stato costruito da imprese diverse, con differenti capitolati, avendo ognuna realizzato gli impianti con criteri propri. Difficile quantificare i consumi e rendere omogenei i costi delle utenze. Impossibile stabilire la classe energetica degli alloggi. Nel calcolo viene addebitata ai cittadini aquilani anche una presunta e ipotetica “acqua condominiale” per il periodo in cui invece l’acqua è passata a carico dei singoli nuclei, con un aggravio immotivato di 1.400.000 euro” spiegano i rappresentanti del comitato cittadino Inter-C.a.s.e. “e questo è solo una delle tante incongruenze di queste bollette pazze”.

E la vicenda si complica sempre di più al punto che da alcune settimane hanno bussato alle porte del Comune due società di recupero crediti (la Sace e la Hera Comm.) per conto di una delle aziende che fornisce l’energia.

“Alla Sace - ha spiegato l'assessore comunale al Bilancio, Lelio De Santis - dobbiamo versare 3 milioni in rate da 130 mila euro al mese. All'Enel, invece il piano prevede rate da 350 mila euro mensili. Purtroppo però non siamo in grado di onorare il debito e dunque osservare il piano perché purtroppo gli assegnatari non si mettono ancora in regola con i fitti pregressi”.

Il debito del Comune cresce sempre di più fra interessi passivi e quelli per ritardato pagamento: “Ora saremo costretti a rinegoziare il piano di rientro chiedendo di poter spalmare le rate che sono a 12 mesi fino a 18. Ciò con un ulteriore aggravio di spesa”.

Secondo De Santis , gli assegnatari del Case stanno lentamente acquisendo la consapevolezza della necessità di pagare il canone. “Proprio in questi giorni attraverso il nostro messo comunale stiamo notificando le diffide ai morosi. Si tratta di circa mille assegnatari che non hanno mai pagato il canone di locazione. Decorsi 30 giorni, attueremo gli sfratti”. Il Comune - tra canoni di locazioni e bollette per consumi e manutenzione - ha un debito che può pagare soltanto “se i cittadini pagano”.

L’assessore al Bilancio ha anche lanciato un appello ai cittadini: “Pagate le bollette, in attesa di controlli sulle disfunzioni che il Comune sta portando a termine. Altrimenti qui ci andiamo di mezzo tutti”.


IL PRIMO RAPPORTO
Così sono stati spesi i fondi del Governo
di GIUSEPPE CAPORALE
pL'AQUILA. Tremila e cinquecento cantieri aperti, otto miliardi e mezzo di euro spesi, 43 mila persone tornate nelle loro case. Cinque anni dopo il devastante terremoto, sono questi – per il Governo – i numeri della ricostruzione dell’Aquila.

Sono contenuti in un rapporto che si intitola “Risorse stanziate, trasferite e disponibili per la ricostruzione in Abruzzo” redatto gli uffici del ministero della Coesione Territoriale (prima della soppressione del dicastero da parte del nuovo Governo). Si tratta di un dossier che documenta i fondi stanziati dallo Stato per la ricostruzione dell’Aquila.

“L’ammontare delle risorse pubbliche per l’emergenza e la ricostruzione post-sisma in Abruzzo finora stanziate è pari a quasi 12 miliardi di euro; tale importo comprende anche gli ultimi stanziamenti previsti nella recente legge di stabilità, pari a 600 milioni di euro”. si legge nel documento realizzato in base ai dati forniti dall’Ufficio Speciale della Ricostruzione (la struttura governativa che si sta occupando del post sisma all’Aquila). “I predetti stanziamenti, le risorse risultano tutte finalizzate (cioè con definizione del destinatario), mentre i trasferimenti totali di risorse ammontano ad oggi a quasi 8,5 miliardi di euro, per la massima parte già erogati alle ditte e ai beneficiari finali”.

“Nel corso dell’ultimo anno (da dicembre 2012), sono state trasferite ai soggetti attuatori degli interventi di ricostruzione risorse per un importo pari a circa 2,4 miliardi di euro”, continua il rapporto. “Nel corso del medesimo periodo di riferimento (dicembre 2012 – dicembre 2013) le risorse assegnate/stanziate, da destinare alla ricostruzione post sisma in Abruzzo per il periodo 2014 – 2019 ammontano per il momento a complessivi 2,6 miliardi di euro, di cui 947,2 milioni per il 2014, 892,2 milioni per il 2015, e 197,2 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2019”.

Il rapporto entra poi nel dettaglio: “I sopra citati 2,6 miliardi comprendono: le risorse di cui alla Delibera CIPE 135/2012 (periodo 2014 – 2015), pari nel complesso a 845 milioni, che risultano interamente finalizzate o impegnate (è il caso dei fondi per la ricostruzione privata nel comune di L’Aquila) per interventi di ricostruzione pubblica e privata, per interventi di sviluppo, etc; le risorse stanziate con il D.L. 43/2013, pari nel complesso a quasi 1,2 miliardi, per il periodo 2014 – 2019, risultano finalizzate in via programmatica e assegnate in via definitiva al Comune di L’Aquila per il solo 2014; le risorse stanziate con la recente legge di stabilità per il periodo 2014-2015 (600 milioni)”.

“Nelle prossime settimane”, osserva il documento, “è prevista l’assegnazione dei 600 milioni previsti dalla legge di stabilità per la ricostruzione privata, la ricostruzione pubblica, le spese obbligatorie, e la quota di accantonamento del 5 % per lo sviluppo. Nell’ipotesi che per la ricostruzione privata restino quindi 500 milioni e seguendo il criterio di ripartizione fin qui applicato del 63% per il capoluogo, all’Aquila toccheranno circa 300 milioni. Entro giugno saranno attivati nuovi stanziamenti perché il flusso dei finanziamenti non sia né interrotto né ridotto”.

E poi passa all’analisi dello stato di attuazione delle opere pubbliche (L’Aquila e zone del cratere): “707 interventi finanziati di cui 375 conclusi (percentuale completamento delle opere 68,1%). Circa 2 miliardi di euro il costo degli interventi programmati e attuati a fronte di risorse disponibili pari a 2,6 miliardi”. Il dossier documenta anche lo stato di attuazione della ricostruzione degli immobili privati (L’Aquila): “39.101contributi di cui 24.267 con interventi di ricostruzione conclusi, per un totale di 3,7 miliardi di contributi concessi”. Poi il dato sui cantieri aperti: Comune dell’Aquila circa 3.000 mentre nei 56 Comuni del Cratere: circa 500”

“Al momento – conclude la relazione ministeriale - i cittadini rientrati nelle proprie abitazioni sono 43mila (pari al 66% della popolazione)”.


Il PROCESSO D’APPELLO
A ottobre gli scienziati di nuovo alla sbarra
di GIUSEPPE CAPORALE
poL'AQUILA. Comincerà nei primi giorni di ottobre, a L'Aquila il processo di Appello ai 7 scienziati componenti, all’epoca, della commissione Grandi Rischi, organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio. In primo grado furono condannati a 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni, con l’accusa di aver dato false rassicurazioni agli aquilani su uno sciame sismico in atto, dopo la riunione svoltasi all’Aquila il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma che causo’ 309 vittime.

L’obiettivo delle difese sarà quello di smantellare il “nesso causale” tra il comportamento della commissione e le azioni degli aquilani.

Condannati in primo grado a sei anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni personali colpose: Franco Barberi, all’epoca presidente vicario della commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Nelle indagini e nello stesso processo hanno avuto un ruolo decisivo anche le intercettazioni tra alcuni protagonisti dei soccorsi e dei piani successivi per la ricostruzione della città. Sono state allegate agli atti. Ve le riproponiamo; raccontano il retroscena della riunione.

Per la stessa vicenda è indagato in una inchiesta parallela anche Guido Bertolaso, l’allora capo della Protezione Civile.

GLI AUDIO
"All'Aquila quello scemo dice che ci sarà un terremoto devastante"



Dolce a Bertolaso: "Grandi Rischi: bene la riunione, tutti soddisfatti"



Barberi a Bertolaso: "Abbiamo fatto quello che dovevamo"



IL REPORTAGE
Il mio viaggio nella memoria
“Così ho trascorso l’ultimo weekend prima della catastrofe”
dal nostro inviato AMALIA MATTEUCCI
L'AQUILA. Qualche sera fa ho visto uno spettacolo al teatro in cui il protagonista si addormentava e al suo risveglio riviveva la sua vita andando indietro nel tempo. Una sorta di buco temporale che gli permetteva di correggere gli errori che aveva commesso e di indirizzare in modo diverso il destino. La sensazione che ho avuto, tornando a L'Aquila una settimana prima dell'anniversario del terremoto che il 6 aprile 2009 l'ha distrutta, é stata proprio quella. L'audio Le testimonianze in diretta dai luoghi del disastro.
reportage

Ricordare cosa accadde quella notte è un esercizio che faccio spesso, anche più volte l'anno. Succede ogni volta che qualcuno mi chiede se c'ero, cos'è successo, cosa ho visto. Ripeto da allora le stesse cose, i dettagli mi passano davanti agli occhi come un film e ripeto la trama come un copione. Ma stavolta no. Stavolta il ricordo é andato un po' più indietro. Solo di una settimana, all'ultimo weekend ‘normale’ trascorso a casa. Ad aiutare la memoria una lunga passeggiata tra le macerie, nel cuore ferito de L'Aquila, per cercare di capire cosa è cambiato da allora, da quel giorno che ci ha cambiato tutti, noi aquilani.

ppMi è sembrato facile partire da casa mia. Ho spostato il ricordo a quel sabato 28 marzo, il compleanno di mia madre, e ho ripercorso la giornata. La piazzetta sotto casa, dove parcheggiavo, ora è parzialmente occupata da un cantiere di lavoro. Lì, nel marzo 2009 era un miracolo trovare un posto libero. Data la vicinanza a Piazza Duomo e, quindi, al mercato, la mattina era un via vai di persone che tornavano con le buste della spesa. Il pomeriggio, invece era il territorio preferito dai ragazzini in cerca di un po' di spazio dove lasciare il motorino e correre sotto i portici per trascorrere il sabato con gli amici. Mi sembra di sentire ancora i motori scoppiettanti, le grida e le risate. Ora c'è solo il rumore della betoniera che, nel mio giardino, impasta la calce per il cantiere del palazzo di fronte al mio. Quello stesso giardino dove quel 28 marzo era fiorito il glicine, la mia pianta preferita, che ora non c'é più, travolta dalle pareti crollate della casa dei vicini. Ma, nonostante tutto, anche ora il mio giardino ha una sorpresa di primavera per me: tra le travi, il fango e le macerie, gialli e bellissimi, sono nati due orgogliosi narcisi. C'erano anche allora, ma prima mi sembravano scontati.

Ricaccio indietro il groppo alla gola e proseguo la passeggiata. Vado sotto i portici, come quell'ultimo sabato. Rivedo, fasciate nelle bende, le colonne che erano presidiate da gruppi di studenti in libera uscita nel weekend. Ogni zona una scuola, ogni pilastro un piccolo clan: sapevo sempre dove trovare chi cercavo, senza appuntamenti, senza sms. Ora quelle colonne, che hanno fatto da testimoni a incontri, confidenze, amicizie, sono sole e silenziose. Vado avanti nel mio tour del ricordo. L'ultimo aperitivo in centro era stato al bar dietro il palazzo del Comune. Provo ad arrivare per vedere com’é la situazione. Cinque anni fa avevamo dovuto aspettare un po' prima di entrare: il locale di moda e la calca del sabato sera avevano messo alla prova la pazienza dei miei amici, ma alla fine quella mezz'ora in piazza, sotto la luce aranciata dei lampioni, con lo scorcio di Piazza Palazzo e la statua di Sallustio, era stata così piacevole che ne era valsa la pena. Le transenne impediscono di arrivare al bar. Già, non c'è più il bar...é crollato quella notte e ora lo hanno riaperto in periferia, ma non ci sono mai andata. Per me resta lì dove lo ricordo.

Torno indietro. Inutile sfidare i militari che mi ricordano che sono in zona rossa e che non posso andare in giro senza autorizzazioni. Punto verso i giardini pubblici della Villa Comunale, ma faccio una deviazione per passare davanti al Palazzo del governo, vicino a casa di nonna. Anche lì non é cambiato molto negli ultimi 5 anni, ma è cambiato tutto da 5 anni più una settimana.Vado a dare uno sguardo al parchetto vicino alla Villa. Lì ci si può andare, proprio come prima, ma non é come prima. Quasi nessuno sulle panchine, poche persone alle bancarelle che hanno occupato il piazzale.

Qui i palazzi sistemati sono molti, ma non sono abitati. Sono scatole vuote nel silenzio. Infondo al viale si affaccia la basilica di Colle Maggio. Chiusa almeno fino al 2016. Hanno di nuovo interdetto l’ingresso per pericolo crolli. Eppure nel 2010 era possibile celebrare matrimoni, anche se sotto un tetto di plastica e gli archi della navata messi in sicurezza.. Ma la facciata è integra. È l’unica che si è salvata. Mi fermo un attimo per riportare indietro l’orologio. Che strano, quel 28 marzo era l’unica chiesa con l’impalcatura. Il restauro della facciata, l’ha salvata dalle crepe. Si è fatto tardi. Come quel sabato sera devo tornare a casa. Ma in un’altra città.


LA CITTA’ E I SOCIALNETWORK
Nel baule dei ricordi
"Sei aquilano se…", su Facebook si incontrano in 15mila
dal nostro inviato PIERA MATTEUCCI

01-1

L'AQUILA. Sarà perché nessuno dice più “Ci vediamo sotto i portici”, o forse perché per prendere un caffè nel bar della Villa Comunale c’è bisogno di fissare un appuntamento in anticipo. O più semplicemente sarà perché il cuore della città, quello che da sempre è stato il centro per gli aquilani, è fermo e silenzioso da cinque anni. Qualsiasi sia il motivo, il risultato è sorprendente: il gruppo Facebook ‘Sei aquilano se…’, nato alla fine di gennaio 2014, in meno di due mesi ha raccolto più di 15mila iscrizioni. Un successo che ha colto di sorpresa soprattutto le ideatrici della pagina, nata come ‘iniziativa spiritosa’ e diventata, a tempo record, il luogo (non solo virtuale) dove condividere i ricordi di una città che era e non è più, di una tradizione che non vuole scomparire e di una società che non ci sta a rimanere divisa e disgregata nelle periferie e nelle new town.

La piazza virtuale si popola. "All'inizio l'idea era quella di attivare un gruppo che fosse una sorta di baule di ricordi: costretta a casa da un periodo di malattia, ho pensato di ingannare il tempo raccogliendo sul web esperienze, pensieri e memorie, invitando le persone della mia generazione, quelle tra i 50 e 60 anni, che come me avevano perso nel terremoto la loro città. Ma la risposta della Rete è stata eccezionale: le richieste di adesione ci hanno sommerso, tanto che quasi non riuscivamo a smaltirle". Angela Schiavone, che insieme a Francesca Romana Cerqua gestisce il gruppo 'Sei aquilano se...', ancora stenta a credere a tanto successo. Facebook, che dopo il sisma del 2009, è diventato il luogo dove gli aquilani possono incontrarsi, ritrovarsi, tenersi in contatto, non potendolo fare più di persona, è diventato il 'corso virtuale'. “Abbiamo iniziato a postare antiche foto dei luoghi dell’infanzia, a ricordare i personaggi che caratterizzavano la città, a rivangare le vecchie abitudini che ci accomunavano – la spesa al mercato, il tramezzino a ricreazione al bar Eden, la pizza calda con la mortadella a Trippitelli quando nevicava -, a scrivere aneddoti e modi di dire, soprattutto in dialetto. Presto – racconta Schiamone – si sono creati sottogruppi: c’è quello che si scambia poesie, quello più impegnato sui temi che affliggono la popolazione e quello che, invece, usa il gruppo per scherzare e per allontanarsi un po’ dal dolore che lo ha segnato”. Sorprendentemente, sottolinea Angela, le persone che partecipano alle discussioni più leggere sono proprio quelle che nel terremoto hanno subito le perdite più gravi. “Come se – spiega – il gruppo di Facebook fosse un mezzo per alleviare la loro tristezza”.

pppVisite guidate e merende. Da scrigno di parole e immagini, ‘Sei aquilano se…’ si è trasformato presto in fucina di progetti ma, soprattutto, ha allargato il bacino di ‘amici’. “Ai ricordi più lontani nel tempo – dice l’ideatrice – si sono aggiunti quelli più recenti di ragazzi e adolescenti, che, purtroppo, il centro dell’Aquila lo hanno vissuto meno di tutti”. Per dare ai giovani la possibilità di conoscere quello che era la loro città e per rinfrescare la memoria degli altri, le curatrici del gruppo hanno dato appuntamento a tutti in piazza Duomo, organizzando una serie di ‘visite guidate’ tra i vicoli feriti. “L’Aquila è divisa in quattro quarti – spiega Schiamone -: abbiamo pensato di mantenere la divisione e, con tre guide, siamo andati alla ‘ri-scoperta’ del nostro passato”. Il tam-tam, naturalmente, è scattato in Rete e, per tre domeniche, centinaia di persone si sono trovate nella piazza principale e da lì sono partite per una passeggiata in compagnia. “Nonostante il tempo, che finora non ci ha aiutato, hanno partecipato in tanti. Persone che si conoscono da tempo, ma che in questi cinque anni si sono perse di vista, vicini di casa di una volta, che prima si incontravano tutti i giorni e che ora si ritrovano solo al centro commerciale, ma anche persone che ora vivono in altre città e che hanno colto l’occasione per respirare di nuovo aria di casa”. E, per rendere ancora più gioiosi gli appuntamenti, alcuni membri del gruppo hanno pensato di chiudere ogni visita guidata con aperitivi (che data la quantità di cibo offerto da ognuno, sarebbe meglio definire pranzi) e merende in piazza Duomo.

Amicizie, amori e… “Chi non si conosceva prima, fa nuove amicizie ora. Per esempio, ho scoperto che la signora dell’edicola che si trova dove abito adesso, in periferia, ha aderito al gruppo. Ci siamo conosciute su Facebook, poi ci siamo riconosciute per strada. È nato anche un grande amore, così come ci sono discussioni e qualche litigio, proprio come succede tra amici”, dice ancora Angela, che già sta pensando ai prossimi progetti. Il primo è una ‘mappatura’ delle attività delle persone del gruppo: “I negozi non sono più dove erano, ma alcuni sono stati riaperti: questa mappa ci aiuterà a ritrovarci”. Ma non finisce qui: “Dato che abbiamo notato che i post che piacciono di più sono quelli in cui ci diamo da fare per radunarci, stiamo pensando di dare una mano anche ai più anziani che, magari, non riescono a raggiungerci in centro. Presto organizzeremo feste all’aperto nelle aree delle new town”. Un’iniziativa che non guarda avanti e che non vuole restare solo in Rete: “Presto – promette Angela – pubblicheremo una raccolta con i contributi migliori della nostra pagina Facebook”.

Tratto da: inchieste.repubblica.it

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