di Giorgia Coccia - 31 marzo 2014
La mafia uccide e non solo d'estate. Uccide chi non rispetta le regole e infrange i suoi codice d’onore. Nerina faceva la prostituta a Palermo e l'hanno ammazzata perché si era messa a spacciare droga per conto proprio. Il suo corpo è stato ritrovato riverso su una poltrona, nel piccolo appartamento dove abitava. Era il 1982 e la seconda guerra di mafia era già iniziata.
Quel giorno sulla scena del crimine arrivò anche una donna che davanti alla brutalità di quella morte fece ciò che un buon fotoreporter deve sempre fare: tenere a fuoco l’immagine e controllare che l’esposizione sia giusta. Riuscì a portare a casa solo due scatti ma consegnò Nerina, ennesima vittima di un omicidio di mafia, alla storia di questo paese. Quella fotografa era Letizia Battaglia. Nata a Palermo nel 1935 cominciò a fotografare tardi, a 34 anni, e solo dopo aver capito che come giornalista avrebbe avuto più possibilità di vedere pubblicati i suoi articoli se accompagnati da immagini. Dal 1970 ha raccontato miserie e nobiltà della sua città, gli sfarzosi e decadenti ricevimenti dell’aristocrazia palermitana e la dignitosa povertà dei quartieri popolari. Ma è soprattutto ai delitti di mafia che è legato il suo nome. Ha fotografato l’orrore della morte che arriva all’improvviso, con un colpo di pistola in testa e per strada. Ha dato un volto al dolore dei parenti delle vittime, come nell’intenso ritratto di Rosaria Schifani, vedova dell'agente di scorta Vito, ucciso insieme al Giudice Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli altri uomini della scorta nel 1992 a Capaci. Il suo lavoro è stato spesso paragonato a quello del fotoreporter americano Weegee, per le immagini crude e l’uso del bianco e nero, ma è a Diane Arbus che dice di sentirsi più vicina. La Gran Bretagna per la prima volta dedica a Letizia Battaglia una mostra dal titolo Breaking the Code of Silence presso la Open Eye Gallery di Liverpool, fino al 4 maggio. Un'occasione imperdibile per conoscere l'opera di questa artista che con i suoi scatti è stata testimone uno dei periodi più oscuri della storia del nostro Paese.
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Tratto da: espresso.repubblica.it
Foto: Palermo, 1976. Ricevimento dell'aristocrazia palermitana a Palazzo Ganci (il proprietario, il principe Vanni Calvello di San Vincenzo, venne condannato per mafia). In questo salone il regista Luchino Visconti ha girato nel 1963 il film "Il Gattopardo" © Letizia Battaglia