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scortacivica0di Gilda Sciortino - 23 marzo 2014
Ad attendere il Ministro degli Interni, Angelino Alfano, questa mattina al Teatro Golden per la convention del Nuovo centrodestra non c’erano solo i leader del partito in Sicilia, così come una folla, neanche tanto folta, di simpatizzanti che al vicepremier guardano come a un faro capace di illuminare il buio della loro vita.

In via Terrasanta oggi c’era anche una nutrita rappresentanza di Scorta Civica, il coordinamento di associazioni e singoli cittadini, nato a Palermo il 20 Gennaio 2014 – all’indomani dell’anniversario del compleanno del giudice Paolo Borsellino, per iniziativa del fratello Salvatore -,  che  da oltre un mese é presente ogni giorno in presidio simbolico davanti al Palazzo di Giustizia, per manifestare solidarietà a Nino Di Matteo e al pool di magistrati che, per avere istruito e portato avanti il processo sulla Trattativa Stato-mafia, corrono gravi pericoli per la loro stessa vita.

Una presenza, quella di oggi, che si è fatta sentire: forse non del tutto compresa da tanti sostenitori del vicepremier; considerata insopportabile da parte di chi, invece, conosce molto bene la genesi dei questo movimento e ritiene destabilizzante le continue richieste e rivendicazioni fatte proprie dai suoi rappresentanti. Come quelle per il “bomb-jammer”, dispositivo che potrebbe senza ombra di dubbio salvare la vita a Nino Di Matteo e sul quale proprio il ministro Alfano, durante il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, si era pronunciato con parole piene di speranza, affermando che “era stato previsto per la macchina del dott. Di Matteo”.

Aggiungendo, in quella sede, che sarebbe stato innalzato anche il livello di sicurezza dei magistrati nisseni che si occupano del processo Borsellino quater; mentre, questa mattina in teatro, che sulla sicurezza non si intende arretrare di un millimetro, stando sempre “dalla parte delle donne e degli uomini in divisa, che ogni giorno rendono più sicure le nostre città e che lottano contro la criminalità organizzata”. Se lo dice lui!

A oggi, però, nulla di quanto promesso è stato mantenuto. Inevitabile, quindi, da parte di chi ha a cuore l’incolumità di magistrati come Nino Di Matteo continuare a portare avanti una battaglia che è di legalità, verità e giustizia: per sapere cosa sta veramente dietro a questo dire e non dire, fare e non fare, promettere e non mantenere, cercare di evitare in qualunque maniera di dare quelle risposte che finalmente metterebbero a tacere dubbi, perplessità e tante tante domande.  Quesiti, però, a onor del vero, ai quali ha cercato per prima di dare risposta il Prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, ricevendo ieri pomeriggio una piccola rappresentanza di Scorta Civica.

«Posso dire che alla domanda fattagli sul perché non si adottasse il “bomb-jammer” – ha affermato il Prefetto di Palermo – il ministro Alfano rispose di avere dato mandato di fare indagini tecniche su quanto esiste al mondo. Rispose anche che, non essendoci alcun problema di copertura economica, al dott. Di Matteo e agli altri magistrati riconosciuti in pericolo andava data tutta la protezione necessaria. Ricordo, però, che le minacce Di Riina non erano ancora state rese palesi».

Invece, proprio il 3 dicembre 2013 già si sapeva delle minacce. Lo stesso ministro Alfano volle ricevere Salvatore Borsellino, in presenza del Prefetto Cannizzo, a margine della riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, per assicurarlo del fatto “che per la scorta del magistrato Nino Di Matteo, destinatario delle minacce di morte che Totò Riina gli aveva lanciato dal carcere, era stato reso disponibile l’uso del “bomb – jammer”. Affermazione reiterata, qualche minuto dopo, a fronte di una precisa domanda posta da Giorgio Bongiovanni, direttore di Antimafia Duemila, nel corso della successiva conferenza stampa.

«Assicurazioni peraltro non veritiere – scrive il fratello del magistrato ucciso in via D’Amelio il 19 luglio del ’92 –  poiché, a quanto pare, era stato comunicato che, prima di disporre l’adozione del dispositivo, sarebbe stato commissionato uno studio per valutare gli eventuali problemi causati dalle emissioni di onde radio da parte dello stesso nei confronti di quelle persone che si trovassero a passare nel suo raggio d’azione. Successive indiscrezioni, trapelate negli ambienti giornalistici, portavano a scoprire che, dai rapporti redatti da non meglio precisati “esperti”, ne era stata sconsigliata l’adozione poiché in grado di provocare non meglio precisati “danni” ai portatori di pacemaker e alle donne in stato di gravidanza».

Il rapporto, però, sembra non contenesse alcuna indicazione sul modello e sulla casa costruttrice, elemento che di per sé ne invaliderebbe completamente l’attendibilità, dato che di “bomb-jammer”, lo sappiamo tutti molto bene, ne esistono e ne sono commercializzate svariate decine di modelli di diversa potenza e sofisticazione, con la possibilità anche di modularne la potenza e le bande di emissione. Nonostante non si sia mai saputo con certezza di possibili impatti sulla salute pubblica in relazione al suo uso da parte di personalità pubbliche in visita nel nostro Paese (non poche, in verità), nel recente incontro con il prefetto Cannizzo è emerso che di quanto discusso e deciso sarebbe stato informato lo stesso Procuratore Generale, Roberto Scarpinato, che si sarebbe dichiarato soddisfatto dei provvedimenti adottati.

«Non sappiamo se queste affermazioni corrispondano al vero – sostengono i rappresentanti di Scorta Civica – , anche perché siamo quotidianamente a contatto con lo stesso dott. Di Matteo e non ci sembra, dalle sue espressioni e parole, che dorma così tanto sereno. Quello di cui, però, siamo certi è che in ogni caso quello che ci viene detto non ci basta. Non ci basta come cittadini, ne come rappresentanti di associazioni che rivendicano verità. Non ci basta come italiani e come siciliani, perché la storia ci insegna che, sufficiente un semplice telecomando, nessun apparato di sicurezza, composto da centinaia di uomini e decine di auto di scorta, può salvare la vita del dottore Di Matteo e dei ragazzi che lo proteggono.  Proprio perché la storia non deve ripetersi, per non dovere amaramente affermare “ve lo avevamo detto”, dobbiamo e possiamo scongiurare il peggio. Noi non ci fermeremo e andremo avanti sino a quando otterremo le risposte che spettano a quanti hanno a cuore il bene del dott. Nino Di Matteo nello specifico, ma anche di tanti altri magistrati delle procure siciliane, anche loro bersagli di Cosa Nostra».

Per ribadire la volontà di non fermarsi sino a quando non si sarà soddisfatti di quanto richiesto, il 12 aprile Scorta Civica sarà a Roma davanti al Viminale, per dimostrare la sua solidarietà a questi magistrati. Potrebbe essere l’occasione per incontrare il ministro Alfano, che ha espresso al Prefetto di Palermo la sua disponibilità ad accogliere e discutere le specifiche istanze. Nella speranza che le risposte siano questa volta certe, finalizzate a salvare nello specifico la vita a Nino Di Matteo, ma soprattutto a evitare di piangere nuovamente altri morti.

Tratto da: ilquotidianodipalermo.wordpress.com

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