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renzi-saviano-2di Pippo Giordano - 2 marzo 2014
Ma che Paese è il nostro se per far parlare di mafia un Primo ministro dev'essere sollecitato da un giornalista peraltro, egli stesso vittima della violenza della mafia? Mi spiace, ma io non credo affatto alle parole di Renzi riportate oggi dagli organi d'informazione, perchè nella sua risposta a Roberto Saviano, intravedo il solito annuncio "l'abbanniata". Un remake di un film visto e rivisto, buono ad uso e consumo dei salotti televisivi. E quando, in passato udivo le medesime parole, enfatizzate da giornalisti compiacenti, e poi vedevo poliziotti, carabinieri e magistrati assassinati, mi rendevo conto di quanta crudeltà, frammista ad ipocrisia erano i discorsi pronunciati da coloro che detenevano il potere.

Roberto Saviano, scrive una lettera e all'improvviso il presidente del Consiglio, scopre che esiste la mafia, anche se come egli stesso afferma nella sua lunga elucubrazione, di aver conosciuto da vicino i giovani che ogni giorno da volontari donano il loro prezioso tempo per la Legalità. Ordunque, nasce in me un dubbio sull'effettiva volontà di Renzi di combattere la mafia. Il dubbio si è incuneato nella mia mente a partire dal roboante silenzio, posto in essere allorquando presentandosi alle Camere, non ha ritenuto farci conoscere con quali provvedimenti avrebbe assalito lo strapotere mafioso. Ma quello che ritengo grave e quindi opinabile è stato il silenzio nei confronti dell'intera Magistratura siciliana, in gran parte minacciata dalle parole di Salvatore Riina e nel suo complesso da "un'entità" dalle sembianze Istituzionali. Un Primo ministro che afferma ora di voler combattere la mafia, che si dimentica del pm Nino Di Matteo e degli altri pm costretti a vivere una vita da reclusi. Un Primo ministro che non accenna nemmeno a dotare i Magistrati maggiormente esposti al pericolo di attentati, segnatamente Nino Di Matteo, di un semplice congegno chiamato Bomb Jammer. Ed ora vorrei mettere alla prova lo stesso Renzi, mediante alcune mie proposte. Se egli vuole davvero stroncare l'egemonia mafiosa su tutto il Territorio nazionale, non deve fare altro che dar corso al pensiero di Giovanni Falcone. Giovanni Falcone, sulla scorta della sua esperienza fatta negli States, ritenne di costituire in Italia un importante organo investigativo capace di infliggere colpi micidiali alla mafia. Pensò di creare la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) che avrebbe incorporato il ROS dei carabinieri, lo SCO della polizia di Stato e il GICO della guardia di finanza. Invece, nulla di tutto questo avvenne e quindi la DIA si ritrovò ad essere un'altra struttura investigativa operante in solitudine. Il solito problema italico è che nessuno vuole lasciare il proprio orticello di potere. E, l'idea di Falcone? Lettera morta. Quindi se Renzi vuol fare le cose con serietà, imponga l'unificazione di tutti gli apparati investigativi in una sola realtà nazionale e se qualcuno dei generali si oppone, dimostri fermezza cacciandolo via, se del caso anche a pedate. Un altro invito che faccio a Renzi è quello di colmare il deficit cronico del dicastero della Giustizia, mediante l'assegnazione dei capitali e beni confiscati alle mafie. Siffatto "sistema" è operante negli Stati Uniti da diverso tempo, come ho già avuto modo di verificarlo durante la mia missione nella sede de FBI di New York. In materia di confisca di bene. Evidenzio un altro problema spesso sottaciuto. Ed è quello di prevedere con una legge ad hoc il sequestro e la confisca dei beni appartenuti a quei politici condannati in via definitiva per concorso esterno alla mafia. E' cosa insulsa e moralmente condannabile che un politico possa avere rapporti sodali coi mafiosi e nel caso di specie la Legge dovrebbe essere ancor di più implacabile. Ecco Presidente Renzi, ci sarebbero tante altre cose, come quello del suo rapporto col Curtu di Arcore, ma basterebbe almeno per iniziare che il presidente del Consiglio, facesse seguire i fatti alle sue "abbanniate". Vedremo!

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