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ianni-carmelodi Salvo Vitale - 27 febbraio 2014
Il 26.2.2014 è stata una bella giornata per Cinisi. Davanti a una cinquantina di persone, sul marciapiede antistante la casa di Peppino e Felicia, oggi Casa Memoria, è stata posta una “pietra d’inciampo” per ricordare Guido Orlando. Si tratta di una delle cento mattonelle che segneranno il percorso dei “cento passi” tra la casa di Peppino e quella del suo assassino, Badalamenti. Giovanni Impastato, Salvo Vitale e Pino Vitale hanno ricordato l’impegno di questo compagno, che, anche negli ultimi anni della sua vita e nel corso della sua malattia ha continuato ad assicurare una presenza costante, riuscendo anche a lavorare sulla pubblicazione di alcuni libri e testimonianze su Peppino. E’ stata anche evidenziata la sua abilità di fotografo e quella, recentemente venuta alla luce, di poeta. La mattonella riporta il primo verso di un appunto che Guido scrisse qualche giorno dopo la morte di Peppino. Alla cerimonia erano presenti i familiari di Guido.

La serata è continuata a Casa 9 maggio, cioè nella ex casa di Badalamenti, dove è stato proiettato un lungometraggio su Carmelo Iannì, un albergatore ucciso dalla cosca di Gerlando Alberti e dai mafiosi siciliani e marsigliesi, che, negli anni ‘80 avevano impiantato in Sicilia raffinerie d’eroina e ne gestivano il traffico, specie verso gli Stati Uniti. Il filmato è stato prodotto da un gruppo di ragazzi impegnati a lavorare a Casa Memoria, e riporta una serie di documenti e interviste alle figlie di Carmelo Iannì, a Saverio Lodato e a Umberto Santino, per una ricostruzione degli eventi che videro collaborare l’albergatore con la squadra mobile di Palermo, la quale riuscì ad infiltrare due suoi uomini nell’albergo di Iannì, per seguire gli spostamenti del chimico marsigliese Bousquet e di due altri suoi conterranei, spacciatori. La raffineria venne scoperta a San Nicola L’Arena e vennero arrestati sia Gerlando Alberti, sia tutti i mafiosi che se ne occupavano, compresi i francesi, ma Carmelo Iannì pagò cara la sua collaborazione, in quanto venne raggiunto da due sicari e ucciso dentro il suo albergo Riva Smeralda a Villagrazia di Carini. Nel prosieguo della serata Saverio Lodato ha ricostruito il rapporto tra l’informazione e i delitti di mafia e ha passato in rassegna alcune vicende degli anni 80; a seguire, un esponente della squadra mobile di Palermo ha espresso la sua convinzione che la battaglia contro la mafia è a un punto di svolta; le figlie di Iannì hanno ringraziato per questo ricordo del padre, fatto dopo quarant’anni di silenzio, sia da parte dello stato che della società civile. Giovanni Impastato ha illustrato il significato delle iniziative fatte, all’interno di un percorso “Un ponte per la memoria”, organizzato in collaborazione col Museo della ndrangheta di Reggio Calabria, dando a tutti appuntamento al 7 marzo, giornata in cui si parlerà di economia antimafia e di uso commerciale di alcuni aspetti dell’antimafia. Salvo Vitale, ricordando che l’iniziativa è stata fatta nella casa di Gaetano Badalamenti, adesso assegnata a Casa Memoria e all’Associazione Impastato, ha tracciato qualche linea sulla figura del boss, che, sino agli anni ’80 era il signore incontrastato di una zona, da Cinisi a Villagrazia, quella in cui venne trovata da Boris Giuliano una valigia di dollari, quella dove venne ucciso Nino Badalamenti che vi possedeva un bunker, luogo di incontri e summit mafiosi, quella dei mafiosi Stefano Gallina e Marcianò, uccisi negli anni ‘80, ma anche quella in cui viveva l’agente Agostino, trucidato assieme alla moglie incinta, per arrivare, in tempi più recenti, al mafioso pentito Gaspare Pulizzi, detto “u vurricaturi”. Una bella serata che è servita a far conoscere una di quelle pagine di storia siciliana ancora rimaste oscure.

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