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porcasi-favadi Giuseppe Fava
“I Siciliani” vengono avanti nel grande spazio della informa­zione e della cultura, nel momento preciso in cui il problema del Meridione è diventato finalmente, anzi storicamente, il proble­ma dell’intera Nazione.

Lo spaventoso lampo di violenza, che una dopo l’altra, ha reciso la vita di uomini (Mattarella, Costa, Pio La Torre, dalla Chiesa) al vertice della società, ha dramma­ticamente rappresentato e spiegato la dimensione della mafia e della sua immane potenza. Ma questo lampo ha svelato una veri­tà più alta e tragica: la mafia è dovunque, in tutta la società ita­liana, a Palermo e Catania, come a Milano, Napoli o Roma, an­nidata in tutte le strutture come un inguaribile cancro, per cui l’ordine di uccidere Dalla Chiesa può essere partito da un picco­lo bunker mafioso di Catania, o da una delle imperscrutabili stanze politiche della capitale.

E dietro la mafia, quel lampo sanguinoso ha fatto intravedere altri problemi immensi che per decenni sono stati considerati soltanto tragedie meridionali, cioè, secolari, inamovibili, distac­cate dal corpo vivo della Nazione e di cui semmai il Paese paga­va il prezzo di una convivenza, e che invece appartengono drammaticamente a tutti gli italiani, costretti a sopportarne il danno, spesso il dolore, talvolta la disperazione.

Il mortale inquinamento del territorio di Priolo, per cui miglia­ia di esseri umani sono stati condannati a vivere, otto, dieci anni di meno di quanto non potrebbero se vivessero altrove; la base dei missili atomici a Comiso, contro la quale, a cinquemila, sei­mila chilometri di distanza, sono perfettamente puntate altre te­state nucleari: entro i primi tre o quattro minuti dallo scoppio di un conflitto, mezza Sicilia e due milioni di esseri umani spari­rebbero nella folgore atomica; la ferocia dilagante della camorra che, subalterna e alleata della mafia, sta putrefacendo per sem­pre la grande anima napoletana; l’emigrazione meridionale al Nord, che dapprima è stata soprattutto speculazione del grande capitale sulla povertà, ignoranza, disponibilità di centinaia di migliaia di infelici, ed ora nei giorni della grande recessione s’è trasformata in una grande piaga sanguinosa che assedia le grandi città settentrionali: questi problemi che la Nazione conosceva e che però si rifiutò di riconoscere come suoi, sono apparsi nel lampo tragico di questi ultimi mesi. Tutto quello che accade a Milano, Roma, Venezia, Torino, nel bene e nel male, appartiene anche ai meridionali, ai siciliani. Quello che accade nel Meridio­ne e in Sicilia, il bene e il male, la paura, il dolore, la povertà, la violenza, la bellezza, la cultura, la speranza, i sogni, appartiene a tutta la Nazione.

“I Siciliani” giornale di inchieste in tutti i campi della società: politica, attualità, sport, spettacolo, costume, arte, vuole essere appunto il documento critico di una realtà meridionale che pro­fondamente, nel bene e nel male, appartiene a tutti gli italiani. Un giornale che ogni mese sarà anche un libro da custodire. Li­bro della storia che noi viviamo. Scritto giorno per giorno.

I Siciliani

(Giuseppe Fava, gennaio 1983)

Tratto da: isiciliani.it

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