Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

csm-soffdi Enza Galluccio - 25 dicembre 2013

Nell’era della finzione in cui tutto si può dire e fare, negando di aver detto e fatto nel giro di poche ore, anche il Csm vuole la sua parte di palcoscenico.

Il 20 dicembre scorso a Palermo, dopo giorni e giorni di presidi permanenti, le Agende Rosse manifestavano e chiedevano a gran voce una degna risposta di sicurezza per i Pm impegnati nel processo di Palermo sulle relazioni tra politica Istituzioni e criminalità organizzata.

Nelle stesse ore e nella stessa città, giungeva il carro dei solidali di facciata; quelli che dopo tanti richiami da parte delle associazioni antimafia e di alcuni (pochissimi) giornalisti e quotidiani, sentivano la necessità di mostrare il proprio rigore e, soprattutto, bloccare le numerose critiche.

La rappresentanza del Csm sbarcava, quindi, nella città simbolo della ricerca di verità negate e, con il giusto clamore, divulgava l’evento spacciandolo per prova di seria empatia umana e deontologico sostegno morale.

Vietti in testa, pronto a mettersi in bella mostra, non ha badato a spese nell’elargizione di sorrisi e parole di circostanza - tanto retoriche quanto generiche - a fotografi e cronisti di solito latitanti quando si tratta di porre accenti sulla drammatica situazione di quella Procura da mesi minacciata e per il quale quest’estate sarebbe arrivato anche l’esplosivo.

Peccato che in quell’occasione i veri protagonisti di questa drammatica storia italiana, non siano stati invitati, né nominati.

Saluti ed onori distribuiti a tutti, dal Presidente della Corte d’appello a quello della sezione per le misure di prevenzione, mentre Nino Di Matteo e i Pm della trattativa Stato-mafia rimanevano a lavorare chiusi nei loro uffici al secondo piano del Palazzo.

Difficile non concordare con le severe parole di Salvatore Borsellino che, senza mezzi termini, definisce quella visita “uno schiaffo” ed un vero e proprio sgarbo istituzionale, che si va ad aggiungere alle vuote parole di Alfano, aggravate dalla dichiarazione della ministra Cancellieri la quale si giustifica dicendo di non aver ricevuto alcuna informazione in merito a minacce da parte di Riina verso quei magistrati, e che sprofondano infine nel silenzio agghiacciante del Presidente della Repubblica.
Doveroso rammentare che Napolitano, ancor oggi, non ha speso nemmeno una parola di sostegno verso Di Matteo.
Rimane soltanto l’amarezza di dover ricordare che certe generiche attenzioni lasciano lo spazio che trovano, quindi un enorme vuoto istituzionale.
Esso non solo offende, ma soprattutto indebolisce quegli uomini dello Stato impegnati nel difficile lavoro di ricerca delle verità, nascoste da troppo tempo tra le pagine più nere della nostra storia.

Ti potrebbe interessare...

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos