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1-webScatti. Flash. Momenti. Attimi. Uno schiaffo. Una lama. Una voce. Odio. VIOLENZA.
Amantea (CS).
I Cinematici, Jessica Furgiuele, Laura Viola, Sabrina Caruso, Maria Viviana Lorelli e Chiara Del Pizzo, gruppo di 5 ragazze tra i 18 e i 20 anni unite da una passione che per 4 anni le ha guidate nella creazione di cortometraggi, e Tiziano Grillo, fotografo, si uniscono per lottare contro la violenza con la loro campagna “Mettiamoci la faccia: SCATTI contro la violenza”.
Sentiamo ogni giorno parlare, parlare e ancora parlare di donne violentate, bambini uccisi dai proprio genitori, ragazzi morti per overdose, uomini picchiati fino alla morte nelle carceri italiane.
Noi abbiamo deciso invece di tacere. Di lasciar parlare le immagini, i gesti e gli sguardi.
Come protagonisti, per questa campagna, abbiamo scelto persone comuni per mostrare come la violenza non è poi così lontana da noi.


“Mi ha annullata non solo ho subito violenza fisica, ma mi ha portato via, strappato, violentato l’anima, i sogni e le speranze. Ogni volta mi ripetevo questa è l’ultima volta... Ed ogni volta invece restavo li, credevo fosse colpa mia, credevo di essere io ad essere sbagliata... Restavo li ogni volta con lo sguardo fisso nel vuoto senza riuscire a dire nulla mentre lui mi umiliava un’altra volta.”

(Ludovica)


Quello che mi fa rabbia è di aver capito che la maggior parte della violenza a discapito delle donne nasce dalla convinzione sociale che la donna, essendo tale, è considerata debole, indifesa, condizionabile... Questa terribile considerazione è una falsità! Pensiamo che la donna sia veramente debole? Io non lo penso, tutt’altro sono sicura di quella che è la forza di ogni donna. L’aggressore sottomette la sua vittima, si avvale della sua forza fisica, in realtà conosce e ha timore della grandezza, della determinazione, del coraggio e della forza femminile. Per questo motivo si vuole far passare la donna come figura fragile, non per difenderla o proteggerla, ma per approfittare di questa credenza, per gettarla nell’oblio della sofferenza, fino alla morte.                                                                     
Jessica Furgiuele
3-web

“Il mio papà non c’è più... L’uomo che ora sta con la mamma è cattivo, mi tratta sempre male, mi dice brutte cose, mi fa brutte cose!! Io cerco di fare la brava, ma tanto non cambia nulla...
MI AIUTI PER FAVORE?”
(Veronica, 7 anni - telefonata al 112)


Ormai possiamo dire che i casi di pedofilia in Italia o in altri paesi sono all’ordine del giorno. Numerose sono le ragazzine che raccontano la loro storia su siti internet per cercare aiuto da parte di persone che si trovano a leggere quello che scrivono, come Alessia che ha raccontato la violenza e l’abuso subito dal padre quando aveva nove anni. Io non mi capacito di come un padre possa fare del male a sua figlia. Alessia aveva solo 9 anni, non riusciva a capire il perché il padre facesse questo, e anche ora che ha 17 anni lei non riesce a credere a ciò che l’è successo, infatti la sua storia termina con un aiuto! Un aiuto perché non sa come comportarsi, infondo quello che le ha fatto del male era il suo papà! Molte sono le ragazze che vengono vincolate da questo dubbio, ma io credo che se fosse stato davvero un buon padre, avrebbe fatto di tutto per proteggerla, non avrebbe abusato di lei! Bisogna denunciare queste violenze!
Laura Viola


4-web“In Italia la pena di morte è stata abolita dalla costituzione nel 1948.
Però all’interno delle carceri del nostro paese muoiono ogni anno più di 100 detenuti in circostanze misteriose.
Manuel Eliantonio 22 anni
Marcello Lonzi 29 anni
Stefano Cucchi 31 anni
Aldo Bianzino 44 anni.
PER NON DIMENTICARE!”


9 gennaio 2013 la corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per il maltrattamento dei detenuti in carcere. La legge per la tutela dei condannati era stata promulgata nel 1987. Casi come quello di Stefano Cucchi morto il 22 ottobre 2009 dopo essere stato pestato in cella, oppure Giuseppe Uva morto per la stessa causa la notte tra il 14-15 giugno 2008, ci fanno capire che la legge non è mai stata attuata. Molte altre sono le cause e le vittime delle morti in carcere. Ma la cosa più preoccupante è che in molte storie, le vittime sono diventate imputate in quanto la legge tende a proteggere i carcerieri che godono di libertà assoluta in carcere. Purtroppo possiamo fare poco per lottare contro questi soprusi, ma almeno non dimentichiamoci che accadono continuamente, che il carcere qui in Italia non punisce ma uccide!
Sabrina Caruso


“Matteo era mio figlio... L’hanno trovato così, gli occhi socchiusi come se dormisse, ma non dormiva, non respirava, l’hanno trovato morto. Overdose hanno detto, si era fatto almeno 3 dosi quel giorno, ed un’altra era già pronta ma è 2-webmorto prima di potersi infilare quel maledetto ago ancora una volta nel braccio. Era il 12 ottobre, ma Matteo non è morto quel giorno, Matteo aveva cominciato a morire tanto tempo fa, e non in quel maledetto angolo sperduto di mondo, aveva cominciato a morire a casa sua dove io e sua madre non ci siamo resi conto che quel malessere che ci manifestava non era una fase un momento ma una richiesta d’aiuto. Matteo aveva cominciato a morire a scuola, una scuola dove quel nome sul registro era solo uno dei tanti, Matteo aveva cominciato a morire per le strade del quartiere, insieme ai suoi amici nella piazzetta sotto casa, piano piano giorno dopo giorno solo con le sue paure, ad uccidere Matteo non è stato un buco nel braccio, ma un grande buco nell’anima che noi che gli eravamo vicini non siamo stati capaci di vedere, di colmare...
PERDONACI MATTEO!”
(Papà di Matteo morto di overdose a soli 17 anni)


Mi trovo qui a parlare di Disagio Giovanile. Io che ho 18 anni, ne parlo perché forse dovrei capire più degli adulti. Ma risulta difficile anche a me. Non riesco a credere che una ragazza di 14 anni preferisca morire che vivere, che un ragazzo di 18 anni non riesca a divertirsi senza la droga o che una ragazza si creda inutile se non è magra come una velina. Allora quando ho letto le testimonianze di questi ragazzi in internet mi sono fatta due sole domande. “Perchè?” e “Di chi è la colpa di tutto questo?”
Le due risposte in fondo sono collegate. Il mostruoso mondo in cui ci troviamo a crescere ci fa credere che l’unico modo per andare avanti nella vita sia essere come i falsi miti che la tv ci propone, o ci porta a pensare che ai problemi non ci sia rimedio. E nessuno smentisce tutto questo, nessuno spinge questi ragazzi a credere in se stessi. Io posso fare ben poco, se non dare due consigli:
Il primo va ai giovani. Ragazzi vivete la vostra vita, godetevela, perché è meravigliosa. Anche quando cadete, anche quando tutto quello che è intorno a voi sta crollando ricordatevi che ci sarà sempre un modo per rialzarsi, che ci sarà sempre un modo per rimettere insieme i pezzi. Avete ancora tutta la vita davanti.
E il secondo va ai genitori. Non lasciate i vostri figli da soli, mai. Non permettete all’attore o al cantante di turno di sostituirvi. Siete voi il vero esempio da seguire. E quando il vostro bambino torna a casa con una voglia matta di raccontarvi la sua giornata ascoltatelo, non fatevi prendere dai mille problemi e dai mille impegni. Perchè proprio quella volta che l’avete lasciato da solo può essere l’inizio di un incubo. E la vita non deve essere un’incubo, ma un sogno.
Maria Viviana Lorelli



“La vita mi ha levato tutto, ed io gli ho dato una grossa mano, ho perso la mia famiglia, il mio lavoro, ho perso la dignità di essere uomo. Ed oggi che non ho più nulla c’è qualcuno che pensa di potermi togliere ancora qualcosa.”
(Filippo)


Non riesco davvero a credere che si possa pensare di fare male ad una persona talmente indifesa, ad una persona sola, ad una persona della quale non è rimasto nulla. Eppure 4 ragazzi di famiglia benestante il 10 novembre 2008 a Rimini hanno dato fuoco al senzatetto Andrea Severi riducendolo in fin di vita. Hanno poi ammesso le loro responsabilità dichiarando di averlo fatto solo per divertirsi. Eppure dei 16enni, componenti del GAB (Gruppo anti Barboni), hanno picchiato il 24 novembre 2003 un clochard fino a mandarlo in ospedale in gravissime condizioni. Questi sono solo due dei tantissimi casi di barboni picchiati o addirittura uccisi a causa di giovani che non sanno neanche quale sia il valore della vita. Ma la cosa più allarmante non è il numero di casi denunciati, ma il numero di quelli che non conosciamo. Per paura o addirittura per vergogna i senzatetto decidono di tacere, di subire in silenzio, perchè non vengono ascoltati, perchè non vengono più considerati parte della società. Ma ci rendiamo conto del mondo in cui siamo costretti a vivere?
Chiara Del Pizzo


“Ragazza di 17 anni stuprata dal branco all’uscita di una discoteca”.
Tiziano Grillo - Fotografo

Nell’apprendere questa notizia scatta nella mia mente una considerazione, erano notizie come quella che sentivo sempre più spesso ai telegiornali fino, a quel momento la mia mente aveva sempre adottato un meccanismo di 5-webdifesa, ero tentato a pensare che quei fatti erano lontani dal mio quotidiano, quella sera invece mi sono reso conto che non era così, la violenza, in qualsiasi forma, si può manifestare, verificare ovunque, e chiunque ne può essere colpito, la violenza è democratica, non fa distinzioni di razza, lingua, religione o estrazione sociale, capita a uomini e donne, anziani e bambini, ricchi e poveri, italiani o stranieri, cristiani o musulmani”

Da quella considerazione è nato in me il bisogno di fare qualcosa, la voglia di far capire alla gente che purtroppo la violenza non è poi così lontana dal nostro quotidiano, qualcosa che scuotesse le persone, che le mettesse di fronte alla realtà. Da fotografo decisi di iniziare una campagna fotografica contro la violenza, ma che mostrasse le violenze, l’idea era quella che ad essere protagonisti di queste immagini fossero persone normali, conosciute in città, studenti, liberi professionisti, insegnanti, commercianti, artigiani, persone che chiunque poteva incontrare per strada, persone che se pur non conosciute direttamente fossero comunque identificabili dai più. Lo scopo è quello di far capire che la violenza può nascondersi anche nelle nostre realtà e che non dobbiamo abbassare la guardia anzi dobbiamo essere pronti ad affrontarle con solidarietà e che bisogna avere forza di denunciarle. La prima foto che ho scattato tratta il maltrattamento sui minori, per questa immagine ho scelto come protagonista mia figlia Viviana di 8 anni e dopo aver scattato le foto, riguardandole nel monitor della mia reflex, pur sapendo che era una finzione quella che vedevo, sapevo che l’occhio nero non era reale, avevo fatto io stesso il trucco, ebbene nonostante questo vedere quelle immagini è stato come ricevere un pugno nello stomaco mi ha lasciato per qualche secondo senza fiato. Da li a qualche giorno partecipando ad una manifestazione nella scuola della mia figlia maggiore ho visto un cortometraggio che trattava la violenza sulle donne, un lavoro realizzato da un gruppo di ragazze del liceo I Cinematici, ho subito pensato che sarebbe stata un’ottima cosa se fossi riuscito a coinvolgere quelle ragazze nel mio progetto, che sarebbe stato un lavoro più completo se oltre a realizzare la campagna fotografica si facesse anche un campagna video sull’argomento, coinvolgerle non è stata cosa difficile, le ragazze fin da subito hanno dimostrato interesse per il progetto ed è iniziata una collaborazione che credo stia dando ottimi frutti, e della quale sono molto contento, quello che stiamo facendo insieme oltre ad avere un valore sociale e culturale dimostra che anche se di generazioni diverse si può comunicare, collaborare e dare vita a progetti comuni.

Di seguito i link dove poter vedere il nostro lavoro:

"Scatti" (I Cinematici)
VIDEO SCATTI - Trailer - CinematiciProduction

"Mettiamoci la faccia" Scatti contro la violenza (GriTizPhoto)

ANTIMAFIADuemila
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