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napolitano-grasso-bigdi Pippo Giordano - 18 ottobre 2013
Non mi faccio prendere dall'entusiasmo nell'apprendere che Napolitano, dovrà rendere testimonianza al processo sulla trattativa Stato/mafia.. Rimango indifferente, e dunque non mi accodo a questo tifo da stadio. Sono convinto che la testimonianza sarà volutamente complessa, con la ricerca di termini appropriati la cui efficacia per il processo de quo, sarà pari allo zero. Cosa ben diversa sarebbe stato un esame-contraddittorio sulle ormai famose quattro telefonate intercorse tra il presidente Napolitano e l'ex ministro Nicola Mancino. Ecco, per il semplice fatto che il processo sulla trattativa Stato/mafia, non si sia potuto avvalere del contenute delle telefonate, non solo m'indigna ma mi fa dire che siamo di fronte a una Giustizia dimezzata. Non è una novità quando affermo che le quattro telefonate soppresse, sono state un ulteriore vilipendio alla memoria di Paolo Borsellino e dei miei colleghi di scorta uccisi in via D'Amelio. Intanto, come più volte ho ribadito, che l'ex ministro Mancino non avrebbe dovuto trovare udienza in Napolitano, atteso che il tenore delle telefonate, verosimilmente, erano riconducibile al processo in narrativa. Ma questa non è una mia ipotesi, ma bensì trova fondamento su pregresse telefonate intercettate tra Mancino e il consigliere del Quirinale D'Ambrosio, con chiaro riferimento al processo trattativa Stato/mafia. Presidente Napolitano, persino da piazza Farnese di Roma, nell'ambito della “Manifestazione noi sappiamo” promossa dal Movimento Agende Rosse e tenutasi il 15 dicembre dello scorso anno, le chiesi, urlando, di rendere noto il contenuto della telefonate. Lei non mi rispose. A me brucia dentro che la verità a distanza di oltre vent'anni non posso conoscerla: mi brucia perché io c'ero con Paolo Borsellino quel venerdì 17 luglio 1992 e sia io che lui non pensavamo in quelle ore che qualcuno ci stava tradendo con la trattativa Stato/mafia.

Quel giorno, l'unico nostro obiettivo era dare un nome e cognome agli autori della strage di Capaci e fare luce su oltre un trentennio di brutalità di Cosa nostra e non solo. Qualcuno, ancora adesso si ostina a usare l'aggettivo “presunta” con riferimento alla trattativa., quando invero, già una sentenza dei Giudici fiorentini ne descrive l'esistenza. Mentre altri giudici palermitani si dilettano con la sentenza Mori-Obino di entrare nel merito sulla trattativa Stato/mafia, invadendo il processo in itinere. In questi giorni ho detto e ridetto, per la verità anche l'anno scorso, che il processo di Palermo, sulla trattativa, mi duole affermarlo, non ci farà conoscere nessuna verità processuale. Vuoi per i capelli canuti, vuoi per l'indole di non ragionare su teoremi ma su dati di fatto, sono propenso a dire che. né la testimonianza di Napolitano né di Grasso, aiuterà la verità sulle trattative. A proposito dell'ex procuratore antimafia, oggi presidente del Senato, mi colpirono le parole dette da Marcello Dell'Utri, quando le agenzie batterono la notizia che Grasso era stato eletto presidente: ha detto che quando Grasso giocava a calcio nella Bacigalupo di Dell'Utri, era l'unico che a fine partita non aveva nemmeno uno schizzo di fango. Non so cosa intendesse dire Dell'Utri, sta di certo che da palermitano mi colpirono perché le sue parole esprimevano un concetto d'uso popolare, ovvero, coloro che usi al compromesso rimangono sempre a galla. In ogni caso, mi auguro che Nino Di Matteo e gli altri PM, riescano attraverso il processo, farci conoscere la verità sulla trattativa: lo spero ardentemente in modo che io possa dire, mi sono sbagliato!

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