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schulz-martin0di Pippo Giordano - 15 aprile 2013
Egregio signor Presidente Martin Schulz,
non pensavo di scriverLe ma appena ho letto che il presidente del Senato italiano manderà il senatore Antonio D'Alì a Bruxelles, d'impeto mi è venuto in mente di rivolgermi a Lei. Il senatore D'Alì, allo stato è imputato di concorso esterno alla mafia: una decina di pentiti lo accusano di avere avuto (qualcuno afferma ancora oggi), con la famiglia mafiosa di Matteo Messina Denaro, ricercato e ritenuto l'attuale capo di Cosa nostra. La notizia ha creato in me fortissimo dispiacere, perchè non posso e non dovrò mai dimenticare i “miei migliori amici” uccisi dalla mafia a Palermo e quindi sono contrario che un uomo sotto processo rappresenti all'estero il mio Paese.

Signor Presidente, per uno come me che è cresciuto a pane e mafia, non è essenziale definire mafioso un uomo a seguito di condanna penale. Non è una sentenza che certifica l'appartenenza alla mafia: in terra di Sicilia, la gente identifica il mafioso mediante le sue “frequentazioni” che platealmente esibisce. Un mafioso, deve necessariamente ostentare il potere e quindi la mia valutazione si fonda sui quei arcaici comportamenti della mafia siciliana. Sono qui a dirLe da palermitano che ha combattuto al mafia a fianco di uomini come Giovanni Falcone, Rocco Chinnici e Paolo Borsellino, che un pugno di disonesti non può ferire l'onore dei siciliani onesti Io non so cosa avrà da dirvi il senatore D'Alì, ma so quello che avrei da dire io se avessi modo di parlare al Parlamento da Lei presieduto. E, lo farei dal profondo del mio cuore, ma con voce di Falcone e Borsellino e dei miei cinque colleghi Lillo Zucchetto, Beppe Montana, Ninni Cassarà, Roberto Antiochia e Natale Mondo, tutti della mia stessa sezione investigativa della Squadra mobile di Palermo. Lo farei anche per il generale Dalla Chiesa che ho conosciuto, per i Capitani Basile e D'Aleo, i tanti appartenenti alla polizia di Stato e l'Arma del Carabinieri: tutti assassinati per un giuramento di fedeltà alla Stato, mentre altri personaggi che pure hanno giurato innanzi la Costituzione, l'hanno tradita e continuano a farlo. Da diversi anni, mi reco nelle scuole italiane di qualsiasi ordine e grado per far conoscere i martiri della violenza mafiosa e la pericolosità della mafia siciliana. Sino ad ora mi hanno ascoltato 6//7000 studenti e a Dio piacendo, ho intenzione di andare avanti. Mi piacerebbe far comprendere a tutti Voi che in Italia c'è un popolo onesto che abiura le mafie, purtroppo, ahimè non posso dire altrettanto di alcuni settori della vita pubblica italiana. Se il prossimo 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, o in altra occasione, Lei ritiene dover ascoltare cose di Cosa nostra e di Giovanni Falcone e degli altri servitori del mio Stato, assassinati, io ci sono e parlerei, come ho detto con la voce di chi ci ha lasciato anzitempo per mano mafiosa..
Cordiali saluti

Giuseppe Giordano, ispettore DIA (Direzione Investigativa Antimafia) in pensione.

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