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i-siciliani-giovanidi Riccardo Orioles
C’è un’Italia-cicala che non riesce a risolvere neanche i proble­mi più elementari (chiudere Berlusconi e Monti, dare una prima risposta alle grida drammatiche della Nazione) e si contorce e s’accapiglia, in preda alle ideologie più disparate, pur di non dire il banale “uniamoci e mettiamoci al lavoro”.

E c’è un’Italia-formichina che umilmente lavora, va nelle piaz­ze, ride, fatica ogni santo giorno per vivere un po’ meno peggio, per vivere un poco di più…

L’Italia-cicala… non facciamo nomi: è l’Italia “politica”, vecchia e nuova. L’Italia-formichina? Eccola qua. In queste povere pagi­ne, costruite con sacrificio e con passione, c’è l’Italia dei senza­potere, dei poveri, di quelli che fanno tutto e non sono calcolati da nesuno.

Leggete con intelligenza, con attenzione. Non limitatevi agli articoli – pensate anche agli autori. Ci sono i vecchi compagni, quelli che han combattuto con Peppino Impastato e Pippo Fava. Ci sono i ragazzi che lottano, con trent’anni di meno ma identico animo e cuore, esattamente per le stesse cose.

Bersani, Grillo, Napolitano, Monti… Vaffanculo! Ma sì, per una volta diciamo la malaparola anche noi. Saranno grandi poli­tici, avranno il paese in pugno, ma noi abbiamo i ragazzi del Clandestino. Dispersi sulla faccia del mondo, studenti precaris­simi a Torino, ragazze pacifiste a Niscemi, camerieri a Roma – li trovi tuttavia dappertutto, sorridenti, non domi. Questi sono i nostri “politici”, questo il nostro “partito”.

Nel chiacchericcio dei notabili, nel brusìo egocentrico di vec­chi e nuovi rancori, il loro passo leggero si sente appena. Ma è l’unico che percorre l’avvenire. Noi vecchi, anfanando a stento, gli teniamo die­tro. Nei quartieri a Catania, all’università di Mila­no, nei vicoli militarmente occupati a Na­poli dal Sistema, loro e non altri portano la vecchia idea liberta­ria del cuore e della ra­gione.

Gobetti morì solitario (o Peppino, o Giuseppe, o uno dei tanti viandanti di questa strada), ma alla fine la libertà arrivò. Con quella generazione che la sua vittoriosa sconfitta aveva saputo illuminare.

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Tratto da: isiciliani.it

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