di Pippo Giordano - 14 marzo 2013
L'indecoroso spettacolo simile a pupiate circensi, posto in essere da uomini e donne di un partito che fa riferimento all'uomo dai capelli “tinciuti”, è un chiaro tentativo di stravolgere le regole della nostra Democrazia: è bene ricordare ai signori avvocati, che hanno partecipato alla pupiata, che la nostra Democrazia è fatta di pesi e contro pesi nell'ambito dei poteri dello Stato. Ma, questo loro lo sanno benissimo come legali, ed appunto in virtù della loro conoscenza del Diritto Penale, chiedo perchè nei confronti dell'uomo, ahimè colpito da uveite, la magistratura dovrebbe avere un comportamento diverso nell'applicare la legge? Perchè su 60.742.397 italiani all'uomo dai capelli “tinciuti” si dovrebbe applicare un trattamento diverso: “La Legge è' uguale per tutti”, o no? E, nel vedere le immagini davanti al Tribunale di Milano, con annessa “presa” dei locali interni da parte dei fautori della pupiata, sorge il legittimo dubbio.
Ma, se in occasione di altri processi a cittadini non colpiti da uveite, alcuni manifestanti dovessero di fatto “conquistare” i locali dei Tribunali d'Italia, polizia e carabinieri interverranno duramente o verosimilmente colpiti da uveite, non vedranno nulla? Al di là del sarcasmo, preme sottolineare che a Milano, innanzi al Tribunale, è stato compiuto scientemente uno strappo alle regole civili di questo Paese. E duole affermare che a compierlo siano stati coloro che trincerandosi dietro lo scudo di parlamentari, hanno calpestato la nostra Costituzione. Ieri, trovandomi nel Teatro F.P Tosti di Ortona, innanzi a oltre 400 studenti delle scuole superiori, nell'ambito dell'evento “I Giovani e la legalità”, ero davvero impacciato nel parlare di Legalità. Un giovane ha domandato “ come posso avere un futuro fatto di Legalità, quando gli esempi che giungono dal mondo politico, sono di direzione opposta? Nella domanda dello studente è racchiuso il dramma dei nostri “ragazzi”: sono spaventati, sono disorientati, ma in cuor loro è insita la consapevolezza di un necessario cambiamento. Ed io che giro in lungo e in largo le scuole, incontrando studenti di ogni ordine e grado, posso ben testimoniare che sono maturi, sono molto più seri di coloro che hanno partecipato alla pupiata di Milano. Ho visto le foto che ritraevano numerose donne presenti innanzi al Tribunale di Milano. Ebbene, quelle donne e uomini del partito, protestando in siffatta maniera, hanno di fatto condiviso la locuzione del loro capo “la magistratura italiana è peggio della mafia”. A quelle donne, antepongo una altra donna: una donna che fa la differenza, una donna con alta dignità morale; una donna esemplare, silenziosa nel suo dramma, nel suo dolore di aver perso prematuramente il marito e che ora è costretta a sentire le parole di un uomo che si pavoneggia d'essere uno statista. L'uomo, appunto, dai capelli “tinciuti”. La donna, la moglie, la madre che rappresenta la distanza siderale tra quelle che hanno partecipato alla pupiata, è la signora Agnese, moglie di paolo Borsellino il giudice assassinato in via Mariano D'Amelio. La signora Agnese, ieri per la prima volta, è intervenuta telefonicamente nel dibattito di Ortona, per ringraziare gli studenti per loro impegno antimafia: li ha spronati a proseguire il cammino intrapreso a favore della legalità. Ecco, presidente Napolitano la prego, accolga anche lei l'invito della signora Agnese. Difenda con tutte le sue forze la Magistratura italiana: lo faccia per ripristinare la Legalità di questo Paese per dare speranza ai nostri giovani. Se la legge penale è personale, allora dica apertamente all'uomo dai capelli “tinciuti” di farsi processare. In chiusura pongo una domanda. Le accuse dei PM, i loro atti conseguenti, sono falsi e in contrasto con la Legge? O le pupiate servono per non giungere a sentenza?