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manca-attilio-web0Resoconto della giornata dell'11 febbraio in memoria di Attilio Manca
di Simonetta Genova - 12 febbraio 2013
Racconterò a mia figlia che ho disertato gli impegni familiari per poter essere presente a questo anniversario; ma un giorno spero anche di riuscire a trasmetterle le cose importanti che la giornata di oggi mi ha regalato.

Con gli amici dell'associazione Cittadinanza per la Magistratura sono venuta a conoscenza dell'evento organizzato dalla famiglia Manca di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) per ricordare il loro familiare Attilio, morto in circostanze quantomeno singolari. Molti ormai sanno che il medico ''accusato'' di essersi suicidato con un'overdose di eroina lascia alle sue spalle forti dubbi sulla veridicità di questa ipotesi, anche se i magistrati che si sono occupati della vicenda hanno ripetutamente tentato di chiudere il caso assegnandovi questo epilogo, cui la famiglia da anni si ribella con grande sobrietà ma altrettanta fermezza. Si pensa invece che il livello di eccellenza raggiunto in medicina e in particolare nella pratica chirurgica - in una tecnica in particolare, di cui era pioniere - lo abbia portato a sua insaputa ad intervenire su un paziente che si sarebbe poi rivelato il superlatitante Bernardo Provenzano. Intervento che un giorno gli sarebbe stato fatale. Ma non voglio aggiungere dettagli, per timore di commettere errori su una vicenda già tanto soggetta a occultamenti, mistificazioni e voluta confusione.

Leggere la storia incredibile di questo giovane brillante medico è una cosa; accedere a quella che era la sua casa ed entrare in contatto con la sua vita e la sua famiglia, tutta un'altra cosa. Dunque dicevo: essere accolti nella casa di Attilio. Il calore e l'affettuosità che traspaiono dai visi e dalle parole della mamma Angela, del papà Gioacchino e del fratello Gianluca sono indescrivibili. Il desco familiare oggi si è allargato agli amici a loro vicini nella lotta, includendo casualmente anche me, che mi sono trovata lì semplicemente per un gesto concreto di solidarietà, pur conoscendo così poco della loro storia. Rinchiudermi nel silenzio è stato solo un istinto dettato dal rispetto e da un profondo turbamento; eppure fra gli scambi e le testimonianze dei commensali, a tutti è stato chiaro che in quel momento in mezzo a noi c'era - mi imbarazza chiamarlo per nome - Attilio.

Come potrei spiegare a mia figlia cosa si prova a stare a tavola con i familiari del Dott. Manca; e insieme ai coniugi Agostino privati del loro figlio, coraggioso agente di polizia, il cui assassinio ha, analogamente, dato vita a indagini con moltissime zone d'ombra? Come spiegare il silenzio dolente di Brizio Montinaro, fratello del caposcorta morto insieme al giudice Falcone, chiuso nella sua tragedia e per giunta travolto negli affetti familiari? Ci sono parecchie cose che dovrò spiegare a mia figlia: sarò orgogliosa di farlo per le persone di alto valore che sto conoscendo in questi giorni - ma sarò piena di vergogna per la consapevolezza che le più grandi verità nel nostro paese vengono sempre calpestate senza scrupolo alcuno per la vita e la dignità dei vivi e dei morti. Infatti, al pari di moltissimi (si diceva il 70%) dei familiari delle vittime di mafia, i familiari di Attilio - che a dire dagli esiti processuali non sono ancora considerati tali -  combattono per quel binomio di verità e giustizia tanto invocato quanto ostacolato da poteri ostinatamente ''grigi'', ostinatamente anonimi. La metafora del grigio è del Sindaco di Barcellona, Maria Teresa Collica, che esordisce nel suo intervento confutando oggi la definizione della sua città come la Corleone del Terzo Millennio.

Tuttavia, prima di proseguire sul convegno, è necessario fare un passo indietro per dare conto della messa di Don Ciotti. Partendo da un brano dell'Esodo in cui Mosé fa scaturire l'acqua dalla roccia, il sacerdote sottolinea che la sete di oggi è sete non di acqua, bensì sete di vita, di senso, di valori; ma di più: questa sete va addirittura ricercata, fortemente sollecitata, in modo che diventi sempre più grande, in un deserto come quello in cui spesso ci troviamo; e in una giornata come quella di oggi, che si è aperta con le annunciate ''dimissioni'' del Pontefice. L'altro concetto sul quale si focalizza la celebrazione è che il significato di Resurrezione in questo caso non è tanto riportare in vita i cari che ci mancano, quanto perseguire la verità e ricercare la giustizia. Qualcuno dei miei amici dell'associazione la definirebbe ''memoria viva''.

Le conversazioni avviate nel salotto della famiglia Manca sono proseguite quasi senza soluzione di continuità con gli interventi del convegno, sulla cui locandina è riportato un logo che ricorda l'impronta di una mano - impronta di un parente della famiglia che non avrebbe dovuto trovarsi nel bagno di quella che era allora l'abitazione del medico a Viterbo. È lo stesso fratello Gianluca a definirla ''tragedia nella tragedia'': una persona cresciuta insieme alla famiglia, una persona di famiglia, che aveva sempre avuto accesso alla loro casa - diventata all'improvviso oggetto di giustificati, terribili sospetti.

L'appello pieno di forza e di dignità del fratello Gianluca, avvocato, giunge alla fine di un'intensa sequenza di interventi intervallati da alcune performance musicali e teatrali e introdotta da un video che ritrae il giovane medico in vari momenti della sua vita. L'organizzatore del convegno, Umberto Di Maggio dell'Associazione Libera, modera l'incontro con grande agilità e sobrietà, accennando fra l'altro alla questione dei beni confiscati alla mafia, e non senza momenti di commozione - come quello in cui hanno parlato i coniugi Agostino, o di grande lucidità di analisi, come quella dello scrittore Luciano Mirone. Personalmente sono totalmente d'accordo col signor Agostino quando asserisce di essere alla ricerca della verità non solo per sé, ma per tutti: diventare consapevoli di questa realtà renderà noi, persone comuni, cittadini migliori. L'avvocato Fabio Repici, difensore della famiglia e di numerosi familiari di vittime di mafia, traccia un panorama disincantato della ''(in)giustizia'' sul caso Manca, non trascurando l'aspetto umano dello stesso; se spesso non sembra possibile essere ottimisti, bisogna però restare fiduciosi - questo il messaggio che traspare.

Un'osservazione a parte per Brizio Montinaro: il senso della misura; la fatica del rompere il silenzio su un terribile dolore cui si è aggiunto altro dolore: la presa di distanza dalla vedova di suo fratello minore e lo strazio di non vedere i nipoti da tanti anni. Ma anche, l'amicizia con Gianluca Manca; il desiderio di tenersi vicini, stretti; la volontà di testimonianza. Infine l'appello, ancora  una volta, alla definizione di quella verità processuale che almeno per lui, in gran parte è giunta a buon fine.

Il moderatore, tracciando come il Sindaco un appello alla libertà ma anche alla responsabilità, ha concluso l'incontro con la frase ''Li sconfiggeremo di più con il coraggio, ovvero con l'amore e con l'amore per la nostra terra.'' Io invece concludo richiamando le sue parole riguardo quella sistematica distorsione della realtà che accomuna le mafie e le dittature.

Ripensando all'amore solidale nei confronti della famiglia cui ho assistito oggi; alle lacrime dell'attore Vincenzo Crivello nell'interpretare alcuni passi del libro ''Le Vene Violate'' - scritto da un altrettanto infuocato Luciano Armeli Iapichino; ripensando alla discrezione dei musicisti e alla delicata magia che hanno saputo creare; rivivendo l'emozione del fratello Gianluca e di chi come me non ha saputo contrastarne l'intensità, posso solo dire che vale la pena per tutti noi scendere a combattere contro tutte le mafie e tutte le dittature.

Info: attiliomanca.it

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