di Pippo Giordano - 10 febbraio 2013
Stavo comodamente seduto davanti casa, a contemplare il traffico abbastanza intenso - potevano essere le dieci della mattina - quando notai un mendicante, che chiedeva a quelli che incontrava l’elemosina; l’uomo piuttosto grassottello, con una folta barba, si avvicinò verso di me e disse: “Dammi dei soldi”.
Io, essendone sprovvisto, gli feci notare di non poter accontentare la sua richiesta, ed il medicante per tutta risposta profferì: “Domani, muori”.
L’affermazione dell’uomo creò in me comprensibile paura, del resto ero un bambino, potevo avere all'incirca dieci anni. Tuttavia mi tranquillizzai, quando vidi che profferì la stessa sorte ad altri a cui aveva fatto la medesima richiesta. Man mano che il mendicante proseguiva, io e gli altri coetanei, nel frattempo sopraggiunti, ci accodammo allo sconosciuto e con fare sarcastico lo prendemmo in giro, gridando a mo’ di cantilena: “Domani muoriiiiii. Domani muoriiiiii…. ”
A nulla valse il suo tentativo di scacciarci e sebbene ci tirasse dei sassi, continuammo a seguirlo, sino la spiaggia, dove si diresse. L’uomo addentrò nell'acqua con l’evidente proposito di andare a chiedere l’elemosina ad alcuni pescatori che in barca erano intenti a pescare. Io e i miei amici, nel vedere che il mendicante era sceso in acqua e sapendo che quel tratto di mare era molto pericoloso, tentammo di dissuaderlo ad andare oltre, urlandogli: “Torna indietro, perché quando lo scoglio finisce, c’é un baratro profondo diversi metri”.
Egli, nonostante le nostre urla, proseguì ugualmente il cammino verso le barche e dopo aver percorso lo scoglio, che si parava a pelo d’acqua, sparì nel mare senza neanche accennare una minima resistenza. Noi, increduli, ci guardammo e dopo aver aspettato qualche minuto e non vedendolo riemergere, decidemmo di avvisare i Carabinieri, che immediatamente giunsero in spiaggia. Intervennero i sommozzatori e dopo alcune ore riuscirono a trovare il poveretto, ormai privo di vita, adagiandolo sulla battigia, ove rimase sino alla mattina successiva.
La mattina seguente, io, così come i miei amici, ci recammo in spiaggia e vedemmo che il cadavere era ancora steso sulla sabbia e parlando col Carabiniere di piantone, gli raccontammo che il mendicante aveva uno zaino a tracolla ed egli ci invitò a tuffarci, dicendo: “Qualcuno di voi è in grado di andare a recuperare lo zaino?”
Noi all'unisono gli rispondemmo sì e ci tuffammo nel punto esatto dov'era sparito l’uomo: l’acqua era profonda alcuni metri; recuperammo lo zainetto contenente i documenti e parecchi spiccioli, compendio della questua.
Quel cadavere, fu il primo ad essere visto da me; all'epoca, io ignaro, che il cammino della mia vita, sarebbe stato costellato dalla visione di centinaia di cadaveri.
Passarono alcuni mesi e come solito noi ragazzini eravamo in mare a nuotare e tuffarci: il mare distava da casa mia pochi metri. Ad un tratto scorgemmo al largo una sagoma di colore bianco, simile ad una boa. Nuotammo andandole incontro e vedemmo, ahimè, che si trattava di un cadavere che galleggiava. Impauriti, uscimmo dall'acqua e di corsa avvertimmo gli adulti della borgata. Giunsero pompieri e carabinieri e anche quella volta vidi il volto della giovane donna che si era suicidata: era un sabato pomeriggio ed in tasca le trovarono una ricevuta di una giocata al lotto.
Ancora oggi, quando passeggio nella “mia” spiaggia e nel rimembrare la mia infanzia, non posso non ricordare quei due poveretti.
Tratto da: 19luglio1992.com