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riina-salvatore-webdi Pippo Giordano - 5 gennaio 2013
La mia opinione su coloro che scrivono lettere anonime è ben nota. Definisco questi soggetti dei veri e propri malati mentali o in alternativa persone insulse, vigliacche e amorali.
Ed ora occupiamoci dell'anonimo fatto pervenire ai magistrati palermitani. Non sono in possesso del documento integrale e quindi non posso compiutamente dare, da ex “analista”, una valutazione esauriente. Tuttavia, da una prima disamina, sembra che il fine sia quello di denigrare i carabinieri: i presupposti ci sono tutti e fermo restando il processo in itinere sulla trattavia Stato-mafia, ove appunto sono imputati alcuni ufficiali dell'Arma, occorre capire le motivazione che spingono l'anonimo a rivolgersi ai magistrati. Si ha l'impressione che l'anonimista voglia, da una parte infangare l'Arma, magari spinto da rivalsa, e dall'altra scompaginare l'iter del processo stesso. Leggendo l'articolo di Repubblica, noto tante discrepanze. Intanto, sono convinto che il "covo" di Totò Riina non sia stato immediatamente perquisito e che i documenti, appunto, non siano stati portati via per essere – come dice l'anonimo- custoditi in una caserma dei carabinieri. L'affermazione dell'anonimo contrasta con quanto asserito da un collaboratore di giustizia, che afferma di aver egli stesso fatto numerosi viaggi, immediatamente all'arresto di Riina, dal "covo", sino ad altra destinazione. Avrebbe, addirittura portato via la cassaforte coi documenti.
Si ipotizza che ancor prima dell'arresto di Riina, v'era in atto una sorta di "trattativa" tra Stato e pezzi delle Istituzioni e della quale lo stesso Massimo Ciancimino fa menzione. Ma la trattativa subisce una impasse per l'accidentale innesto di Balduccio Di Maggio. La sua collaborazione con l'Arma, è stata fondamentale per la cattura di Riina, ma trova impreparati i gli stessi carabinieri che non sapevano esattamente il luogo ove il Riina si nascondesse. Tant'è che l'arresto avviene in modo del tutto casuale e nella pubblica via. Qualcuno sostiene che la villa di Riina non è stata appositamente perquisita.
Io, sono di diverso avviso, ovvero che la pequisizione non è stata fatta perchè non ne conoscevano l'ubicazione. Insomma la cattura di Riina è avvvenuta nell'arco temporale di pochi giorni, rispetto all'arresto di Balduccio di Maggio a Borgomanero. La prova che l'arresto di Totò Riina sia avvenuto in modo occasionale è confutata dalla richiesta di Balduccio Di Maggio che nell'immediatezza del suo arresto chiese di poter parlare con un maresciallo dell'Arma, persona a lui fidata, "picchì sugnu in grado di far pigghiare Riina". Quindi è del tutto evidente che l'Arma non abbia prelevato documenti dal covo di Riina. E, pur tuttavia chiedo all'anonimo di indicare il tipo di cassaforte e in quale vano della villetta era posizionata. Ma egli non potrà mai dirlo, perchè in quella casa di Riina non ci sarebbe entrato nel periodo prossimo alla cattura di Riina, può darsi che vi sia antrato più tardi, ad ambiente oramai monitorato. Quindi, il fatto che indica un dettaglio delle stanze, è ininfluente. Eppoi, la signora Ninetta Bagarella, avrebbe acconsentito al trafugamento in silenzio? Mi riesce difficile che anche Luchino Bagarella, cognato di Riina, all'epoca latitante, non avesse fatto circolare in seno a Cosa nostra il "prelievo" di documenti, come fece anni orsono quando si lamentò con altri uomini d'onore che, da una perquisizione di un suo covo, vennero a mancare diversi milioni di lire. A me nessun notizia è pervenuta da ambienti mafiosi, così come mi pervenne nell'ammanco dei soldi. In buona sostanza, l'anonimo non avrebbe potuto vedere nessun documento "scabroso" per il semplice fatto che il covo di Riina sarebbe stato ripulito e persino imbiancato.
L'Agenda Rossa, anche qui è un'indicazione generica e che sembra accostata all'ufficiale che prese la borsa del giudice Paolo Borsellino in via D'Amelio. Affermare che l'Agenda Rossa è stata presa da un carabiniere e come dire che la 126 è esplosa in via D'Amelio. Allora, faccia il nome, ma evidentemente non lo conosce e cerca di intorbidire le acque. I nomi dei carabinieri che hanno operato per la cattura di Riina. Beh! Chi frequenta le aule giudiziarie, sa bene come procurarseli, oppure che l'anonimo abbia accesso ai documenti dell'Arma. Infine i magistrati spiati, i politici coinvolti e i lavori nell'abitazione del procuratore Di Matteo, coreografia per "vendere la bufala". Ovviamente la mia è una valutazione personale e spero di sbagliarmi, nel senso che auspico l'accertamento della verità. Ma una cosa è certa, l'antimafia fatta con le lettere anonime porta solo ad antri bui: antri, d'origine dell'anonimista.

Tratto da: 19luglio1992.com
 

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