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liberainformazionedi Santo Della Volpe - 29 dicembre 2012
Non c’è molto di questo 2012 che dovrà transitare nel nuovo anno per alimentare altre speranze e,soprattutto, diventare la base di nuovi decisivi passi in avanti. Perché , invece, i punti di crisi che questo anno appena trascorso si porta con sé sono purtroppo tanti. La crisi economica ,innanzitutto, ha spinto interi settori sociali vicino e ben oltre la soglia della povertà, trasformando il relativo benessere in malessere personale e social.

E questa fase critica ha  aumentato i rischi per la democrazia e la libertà che, come sempre, sono legati anche alle condizioni di vita: più ci si  impoverisce, più è facile cadere nelle braccia di populismi vari, di diverse irrazionalità politiche, l’affanno per una vita decente porta a distorsioni nei giudizi e nelle reazioni; mentre dal punto di vita economico,   la riduzione del reddito di molti strati della popolazione , parallela all’accumulo in poche mani della ricchezza, aumenta  il rischio di cedere alle mafie che di ricchezza ne hanno accumulata molta e portano le loro “sirene” cui è difficile resistere quando la propria famiglia, azienda o negozio è sull’orlo del fallimento.

Il veicolo usato dalle mafie è sempre la corruzione, sempre accompagnata dall’intimidazione violenta contro le persone,specialmente le più deboli o quelle in difficoltà. Per questo la corruzione è e  sarà la nostra emergenza per il 2013: la lotta alla corruzione ed alle mafie sono una unica battaglia politica e sociale. Da combattere con le armi della legalità, della responsabilità individuale e collettiva, unendosi e allargando il fronte istituzionale, cambiando la politica e le sue facce, mandando a casa i politici corrotti e quelli che della nobile arte della politica hanno fatto vero mercimonio.

Insieme alla lotta alla corruzione in ogni aspetto ed istituzione, pubblica o privata, ci sarà la battaglia parlamentare per  cambiare e rafforzare la recente legge contro la corruzione, molto lacunosa  ed annacquata . Approvata dopo una lunga discussione al Parlamento,è arrivata al traguardo trasformata in modo date da essere quasi inutile . E’ uno strumento quasi inservibile:  costituisce solo un primo piccolo passo verso una vera legge contro la corruzione, il falso in bilancio, l’evasione fiscale, gli arricchimenti illeciti,li traffici internazionali ed i paradisi fiscali.

Questa battaglia sarà al centro del nostro lavoro per il futuro, anche nel campo dell’informazione, per aumentare la mole di notizie che aiutino chi vuole combattere  il malaffare e le mafie. E’ una promessa ed un programma di lavoro: lotta alla corruzione e lotta alle mafie in tutte le sue articolazioni, che vanno dal racket all’usura, dal traffico di persone allo spaccio di droghe, dal lavoro nero alla criminalità  nei cantieri e nelle strade.

Libera Informazione pensa in grande per il 2013: perché alle spalle abbiamo, comunque,  un mosaico sociale e  giornalistico che ha anche il sapore della legalità, la soddisfazione di vedere la ragione, la spiegazione e la proposta in ogni articolo del nostro sito Internet, quel piacere della conoscenza che ci fa forti di fronte alle violenze e prepotenze mafiose.

Il piacere di ritrovare nelle terre strappate alle mafie e tornate alla coltivazione per mani giovani e forti, il sapore del futuro che verrà, del lavoro che dà soddisfazione;  il piacere della terra che risponde al lavoro libero e liberato  offrendo  quella vitamina in più ai prodotti genuini : la vitamina della legalità. Il piacere di vedere più di 6000 giovani che nel 2012 hanno deciso di passare una parte delle loro vacanze lavorando le terre strappate alle mafie e riconsegnate alla collettività.

Che le mafie siano forti e ricche ,soprattutto in questo periodo di crisi economica, che siano pervasive e ramificate nell’economia come nei territori, è un dato di fatto: ma l’esistenza stessa della rete di associazioni come Libera e delle tante iniziative che promuove nelle scuole; delle cooperative di Libera Terra, della nostra Libera Informazione , delle migliaia di giovani che si impegnano quotidianamente per la legalità, sono il segno che  racket, usura, corruzione, appalti truccati ed ecomafie si possono battere; anche se ci vorrà tempo. Ma quello non ci manca.

Quello che vorremmo per il 2013 è un più forte impegno delle Istituzioni, dei governi,locali e nazionale, per dare forza agli strumenti della legalità, siano essi repressivi che costruttivi e propositivi.  Partendo, come dicevamo, da un vero rafforzamento di quella legge contro la corruzione, per arrivare ad una migliore e più agile legge sulla confisca dei beni mafiosi che ne agevoli l’assegnazione, la restituzione alla società e soprattutto il rilancio,una volta confiscate. Oggi su 1663 società confiscate dal 1982 – anno primo della legislazione antimafia – solo 35 sono in attivo Praticamente soltanto il due per cento. Troppa burocrazia. Troppo disinteresse. E troppo il tempo che passa dal sequestro di un bene alla confisca, dalla sua destinazione all’assegnazione definitiva. Cinque anni, sette, anche nove anni. Terreni che sono ormai abbandonati. Aziende finite inesorabilmente fuori mercato. Dipendenti a spasso. Con banche che revocano i fidi, assicurazioni che non assicurano più, fornitori che chiedono il rientro immediato dei loro crediti Tutto funziona perfettamente se è nelle mani dei boss, tutto va in rovina se non ci sono loro.

Le confische, delle ricchezze portate via a uomini della Cupola o del Sistema camorrista,rischiano di portare al fallimento la legge stessa, quel sistema  che ha prodotto  danni alle mafie  almeno quanto gli arresti dei capi clan: ristoranti, fabbriche, impianti minerari, fattorie, allevamenti di polli, supermercati, agriturismi, distributori di benzina, cantine, serre, trattorie, discoteche, residence, ottiche, gelaterie, società immobiliari, centri sportivi, pescherecci, stabilimenti balneari e anche castelli. La punta più alta di confische si è avuta  in Sicilia: 621 le aziende espropriate ai boss. In Campania sono 332.  E 216 in quella Lombardia che, da qualche anno, è diventata  la prima regione lontana dai tradizionali territori dei clan ad avere ricchezze sporche nel suo ventre. Tutte aspettano di ripartire, di diventare occasioni di ricchezza per la società. C’è bisogno di una legge che agevoli tutte queste ripartenze.

Ci sono almeno  tre cose da fare, come dice Franco La Torre, figlio di Pio La Torre,ucciso dalla mafia nel 1982: “La prima: la presenza di amministratori giudiziari competenti che siano in grado di fare il loro mestiere fino in fondo e di programmare piani a medio e a lungo termine per le aziende confiscate. La seconda: sostenere la legge d’iniziativa popolare- quella che ha lanciato la Cgil – per la tutela di tutti i dipendenti delle aziende sotto confisca e per garantire loro gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori dei settori in crisi. La terza: utilizzare il contante sequestrato e reinvestirlo nelle attività dove si registrano le sofferenze”.

“Si sarebbe dovuto seguire il modello delle cooperative che sono nate sui terreni confiscati con bando pubblico e con il coinvolgimento dei giovani del territorio” ha detto Luigi Ciotti a ‘Repubblica’.” In questi casi è sempre stato riconsegnato il maltolto, i beni sottratti alle mafie sono stati restituiti all’uso sociale e alla collettività grazie alle reti economiche che si sono messe in gioco. Anche per le aziende bisogna inventare un nuovo meccanismo che porti a risultati. Abbiamo bisogno di cose concrete, abbiamo bisogno di speranza”.

Sono alcune delle proposte per rafforzare la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi: altre saranno possibili,di certo quella riforma della legge è una delle priorità per il 2013. Così come la costante denuncia della corruzione,in ogni suo aspetto, sarà poi  uno degli impegni maggiori che prendiamo per il prossimo anno, parte integrante del nostro futuro giornalistico. Così come quello di riprendere in mano la bandiera della riforma della legge sulla diffamazione che deve cambiare  non solo per evitare il carcere per i giornalisti; quanto per  evitare che le “querele temerarie” milionarie  siano  usate come minacce contro l’informazione democratica ed antimafia dei e dai territori,per impedire che le notizie vengano pubblicate,per tappare cioè la bocca ai molti giornalisti coraggiosi che scrivono di mafie e di corruzione, di illegalità, di tangenti  e di ruberie.

Sono  impegni precisi che prendiamo per i nostri lettori e per la rete di nostri corrispondenti dai territori: a questi ultimi chiediamo di lavorare ancora e sempre insieme nella battaglia per l’informazione libera e pulita, ben sapendo che senza di loro Libera Informazione sarebbe monca e sterile; ma chiedendo loro uno sforzo lungo un altro anno e altri anni a venire. Perché, soprattutto con la nuova veste grafica che ci siamo dati, il nostro sito Internet avrà ancora più spazio e maggiori responsabilità. Quindi ancor più bisogno di professionalità ed entusiasmo.

La bellezza e l’importanza del nostro lavoro  e della nostra battaglia  non ci sfugge. Soprattutto con una promessa  che ci sentiamo di fare ai lettori, alle Istituzioni ed alle Associazioni antimafia tutte: saremo ancora più puntuali e precisi nelle nostre valutazioni e denunce giornalistiche.  Per applicare sino in fondo  l’Articolo 21 della nostra Costituzione e far emergere quella grande voglia di legalità che sentiamo  salire dalla base del nostro Paese.

Perché l’informazione o è libera oppure non è informazione.

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