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ascari gaza facebook intOggi in Italia basta dire “Palestina libera” per essere insultati, minacciati, censurati.
Il gruppo musicale Patagarri ha avuto il coraggio di gridarlo sul palco del Primo Maggio a Roma, riadattando una nota melodia israeliana per fare un appello alla libertà: “Free Palestine”. Nessun incitamento all’odio, solo la richiesta di liberazione di un popolo oppresso. Eppure sono stati travolti dalle solite accuse di antisemitismo e addirittura di "invocare la distruzione di Israele".
A Napoli, Nives Monda - ristoratrice, cittadina, voce libera – ha preso posizione contro il genocidio in corso. Nessuna discriminazione, nessun divieto d’ingresso, solo parole chiare contro l’apartheid. Il risultato? Minacce di morte e stupro, diffamazioni, indagini, forze dell'ordine mobilitate. E la politica, invece di difenderla, si è schierata contro di lei, partecipando al linciaggio mediatico.
Nei mesi scorsi, a Sanremo, Ghali ha osato pronunciare una frase semplice e umana: “Stop al genocidio”. La risposta è stata una censura mascherata da istituzionalità: la Rai ha fatto leggere in diretta un comunicato in cui si ribadiva la “solidarietà al popolo di Israele”. Dargen D’Amico, dopo aver detto “Cessate il fuoco”, è stato travolto dalle polemiche e costretto a giustificarsi. Episodi che ci riportano a una sola verità: chi prende posizione contro il genocidio a Gaza viene zittito, intimidito, colpito. Anche qui. Anche ora. Siamo un Paese che vende armi ma criminalizza chi invoca la libertà delle vittime, un Paese che ha perso ogni senso di giustizia. E allora non resta che ripeterlo ancora. Più forte.
Palestina libera. Ritorniamo a essere umani.

Tratto da: facebook.com

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