Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

In memoria di Mario Pasi (in foto) (Ravenna 21 luglio 1913 – Belluno 10 marzo 1945), medico all’ospedale S. Chiara di Trento e audace combattente partigiano. Fin dal 8 settembre si unì alla resistenza, “Montagna” il suo nome di battaglia; divenne commissario di brigata, di divisione, e poi di zona partigiana nel bellunese. Fu combattente audace, unendo al suo impegno di direzione politica anche la sua opera di medico. Catturato dai tedeschi a causa di una delazione, affrontava stoicamente le più crudeli sevizie. Infine, pur con le membra fracassate dalle bastonature subite, tentava di porre termine al martirio tagliandosi le vene, ma il nemico impediva che la morte lo strappasse alla sua sadica barbarie per finirlo a colpi di bastone e impiccarne il cadavere in località Bosco delle Castagne.

I fatti di questi giorni, di queste settimane e di questi mesi contano più dei fiumi di parole che scorrono quotidianamente a giustificare, distinguere, annebbiare le nostre deboli coscienze.

Quel “mai più”, che accompagna da anni la Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto, suona oggi così menzognero da non poter essere quasi più pronunciato ad alta voce senza suonare come un’eresia. Quindici mesi di feroci bombardamenti, da parte del Governo israeliano, sulla inerme popolazione palestinese di Gaza, sono scivolati via sulla nostra pelle senza troppa irritazione. Ben poca è stata l’indignazione sollevata in questi mesi dai rapporti commerciali in campo militare intercorrenti tra Leonardo e il Governo israeliano e il supporto in termini di assistenza tecnica e intelligence che l’Italia ha fornito a un governo impegnato in un’azione genocidaria. Azione che ha preparato le condizioni per il piano di deportazione annunciato proprio in queste ultime ore dal nuovo presidente USA, al quale hanno fatto eco i partiti israeliani della destra religiosa che, evocando una Striscia di Gaza ripulita dai palestinesi, emulano quello che fu il progetto nazista di una Germania ripulita dagli ebrei. Piano iniziale che portò, attraverso continui e quasi impercettibili aggiustamenti, allo sterminio di milioni di persone (non solo ebrei), la cui memoria ci accingiamo ad onorare.

Da molti, troppi anni, i nostri sguardi indifferenti scivolano via veloci dalle immagini di persone, (donne e bambini) che affogano nel Mediterraneo, davanti alle nostre coste. I nostri occhi si abbassano con fastidio davanti alle persone provate dalla fatica e dal freddo che, sul confine orientale, cercano ospitalità in questa Europa trasformata in fortezza. Una Europa della quale rivendichiamo spesso le radici cristiane, dimenticandoci che la “compassione” ne è elemento essenziale! Non c’è compassione ormai nel linguaggio, laddove si parla a sproposito di “invasione” o si associa sempre più il termine “immigrato” a quello di “irregolare” quando non addirittura a quello di “criminale”. Un linguaggio teso ad impedire ogni sussulto della nostra coscienza davanti ai “lager” nei quali si vuole rinchiudere questa umanità “reietta”, soluzione sdoganata nella discussione pubblica riducendola ad una valutazione in termini di costi e benefici.

Per non parlare della poca indignazione sollevata dalla rimessa in libertà del torturatore libico, portato al sicuro con volo di Stato; azione giustificata da una valanga di bugie!

Ma che altro ci si poteva aspettare da chi, solo poche settimane fa, ha affermato: “Ancora una volta, siamo dalla parte giusta della storia”?

Ci vuol poco a capire che il torturatore di oggi merita rispetto, se non altro per comunanza di mestiere con i torturatori della Repubblica di Salò, o forse non era quella l’ultima volta che “eravamo dalla parte giusta della storia” a cui la leader del partito di governo si faceva riferimento?

Pare però che ormai nulla scuota più le coscienze, se non quelle di esigue quanto generose minoranze, e questo dovrebbe suonare come un campanello d’allarme sulla tenuta morale della società occidentale nella quale viviamo. Mi pare che oggi sia più che mai attuale la riflessione di Hannah Arendt, in particolare nel suo “La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme”, laddove mette a nudo i meccanismi e le tappe attraverso le quali è avvenuto il “crollo morale” della società tedesca negli anni ‘30 del Novecento. Processo che ha portato all’indifferenza dei tedeschi nei confronti della sorte che toccava agli ebrei, tollerando inizialmente le norme di separazione, quindi di confinamento nei ghetti e che, passando dall’emigrazione forzata finalizzata a rendere la Germania libera da ebrei, porterà alla soluzione finale dello sterminio. “Crollo morale” che coinvolgerà drammaticamente gli ebrei stessi, con i dirigenti delle comunità ebraiche impegnati a collaborare con i nazisti nel portare a termine queste operazioni. Eichmann non ebbe bisogno di “chiudere gli occhi per non ascoltare la voce della coscienza”, come si espresse il verdetto della corte che lo condannò, e questo – scrive Hannah Arendt – “non perché non avesse una coscienza, ma perché la sua coscienza gli parlava con una voce rispettabile, la voce della rispettabile società che lo circondava”. Una società tedesca che aveva messo a tacere la propria coscienza morale attraverso un lento ma inesorabile processo di disumanizzazione degli ebrei, ma non solo, iniziata con una apparentemente innocua prassi normativa che prevedeva la distinzione dei tedeschi ariani dai non ariani. Forse non sarà superfluo ricordare che anche l’Italia fascista varò nel 1938 le leggi razziali, separando gli ebrei, impedendo loro perfino di frequentare le scuole e preparando le condizioni per la loro deportazione nei lager nazisti. Un processo di disumanizzazione oggi purtroppo in corso anche in Italia, in Europa e negli stessi Stati Uniti per quanto riguarda gli immigrati, e già in fase avanzata all’interno della società israeliana nei confronti dei palestinesi, tanto avanzata da rendere i discorsi dei leader politici dei partiti della destra religiosa molto simili a quelli dei vertici nazisti responsabili dell’Olocausto. Processi tuttavia ancora osteggiati, in Israele così come negli Stati Uniti (e in minor misura in Europa), da minoranze ancora combattive, consapevoli certo della tragicità del momento. Una consapevolezza che, purtroppo, pare mancare a gran parte dei rappresentanti (ma anche degli elettori) dell’opposizione parlamentare italiana, ancora una volta prigioniera di logiche meramente elettoralistiche derivanti dal suo avvenuto imbrigliamento (non solo a livello di vertice) al servizio dell’ideologia neoliberista. Ma ora il Capitale internazionale pare aver cambiato cavallo e questa “sinistra” sta per essere abbandonata al proprio destino. Una deriva che è destinata a travolgere la stessa Unione Europea, spingendo l’elite politica che la guida sempre più a destra, verso politiche di privatizzazione e militarizzazione che fanno intravvedere un orizzonte tutt’altro che pacifico.

Eppure gli evidenti e continui strappi costituzionali, coraggiosamente e puntualmente denunciati anche da autorevoli rappresentanti parlamentari, dovrebbero rendere evidente che ci stiamo avviando verso una svolta in grado di oltrepassare il punto di non ritorno. Svolta che, è bene sottolinearlo, porterà alla soppressione del carattere democratico e popolare che, stando ai dettami originari della nostra Costituzione, dovrebbe avere la Repubblica italiana. Il processo in corso porterà inevitabilmente alla sua trasformazione in senso autoritario ed apertamente classista, privando la resistenza al definitivo “crollo morale” di ogni difesa autorevole, in grado di parare i colpi micidiali provenienti dall’interno stesso delle istituzioni repubblicane.

Inutile aggiungere che bersaglio principale di tale attacco, già in corso, è la sostanza dell’art. 3 della Carta costituzionale e in particolare quella seconda parte che, sia pure in larga misura disattesa, prende atto di uno stato di fatto (connaturato ai rapporti socio-economici di tipo capitalista) e nello stesso tempo apre però ad una prospettiva di cambiamento verso un orizzonte egualitario di ispirazione socialista. Forse siamo ancora in tempo a contenere i danni dell’onda autoritaria (di ispirazione nazi-fascista) che ci sta investendo e contrastare la disumanità crescente, ma sarà necessaria una onesta e sincera autocritica da parte della “sinistra” parlamentare come del Sindacato confederale (Cgil compresa) e l’abbandono di pratiche settarie troppo spesso in auge presso quelle minoranze combattive che hanno, meritoriamente, fin qui resistito sul piano ideologico e pratico al vento neoliberista che tutto mercifica.

 

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos