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toga-web8di Aaron Pettinari - 25 febbraio 2015
“L'esito delle analisi non in contrasto con le dichiarazioni dei pentiti”

“Le analisi che furono fatte sull'esplosivo non possono essere contestate. Quelle eseguite subito dopo l'attentato furono effettuate utilizzando le migliori tecniche esistenti all'epoca. Le critiche che si possono sollevare riguardano soprattutto la fase della raccolta dei reperti. Sul posto, infatti, arrivarono parecchie persone, che calpestarono il terreno circostante, alterando la conservazione dei reperti stessi”. A dirlo sono i due periti Claudio Miniero e Marco Vincenti incaricati dalla Procura nissena di eseguire una nuova consulenza sull'esplosivo utilizzato nella strage di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Durante il controesame i due tecnici hanno aggiunto che: “All'epoca si trattava di una situazione completamente nuova per chi doveva raccogliere i resti di esplosivo e di terreno perché un fatto del genere non si era mai verificato e quindi non avevano un metodo da seguire. Ad esempio, nel caso dell'attentato di via D'Amelio, la campionatura delle tracce dell'esplosione fu eseguita in maniera molto più razionale, prelevando resti da più punti, perché c'era stato il precedente di Capaci. Dopo quella strage vennero predisposti i giusti protocolli”.

Rispondendo alle domande dell'avvocato Petronio i periti hanno confermato di non aver potuto esaminare direttamente i campioni di esplosivo “ma ci è stato risposto dalla procura che non era più possibile in quanto i campioni non esistono più. Diversamente c'è stato proposto di esaminare i reperti relatici al sequestro della Laura C ma poi la cosa è andata per le lunghe e sarebbe stata irrilevante vista la diversità dei reperti e da quello che era emerso con la disamina documentale. Pertanto la nostra consulenza è stata soprattutto sui documenti dell'epoca delle stragi e solo in un secondo momento ci siamo basati anche sulle dichiarazioni dei pentiti”. Per quanto concerne proprio le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia i due periti hanno spiegato che le stesse non andrebbero in contrasto con quanto emerso con le consulenze. Durante la deposizione, molto tecnica, sia Miniero che Vincenti hanno ribadito che a Capaci venne utilizzato esplosivo. “Il nitrato d'ammonio rinvenuto – hanno detto – anche se non era presente in tutti i campioni era pari a due quintali. Pensare che fosse presente in maniera naturale sul terreno è altamente improbabile. Quello di Capaci era un teatro di un'esplosione e considerato che venne trovato tutto quel nitrato a due giorni di distanza dopo la pioggia che era caduta abbondantemente lascia spazio a pochi dubbi”.
I periti hanno poi ribadito che l'esplosione di Capaci “non è stata delle migliori. L'esplosione non è stata franca e lo dimostra proprio il rinvenimento di tracce di esplosivo. In caso differente l'esito sarebbe potuto essere ancora più devastante”. Nonostante questo Cosa nostra raggiunse comunque lo scopo in quanto l'attentato fu particolarmente potente proprio perché venne utilizzato una gran quantità di esplosivo tanto da lasciare un cratere sull’autostrada. Per la strage sotto processo davanti alla corte nissena ci sono boss e affiliati alla famiglia mafiosa di Brancaccio: Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Lorenzo Tinnirello, Giorgio Pizzo e Cosimo Lo Nigro. “Dobbiamo considerare - hanno affermato successivamente i periti - che l'esplosivo conservato in una latta in fondo al mare si conserva meglio perché sta meno a contatto con l'ossigeno e quindi è meno soggetto ad ossidazione”. Secondo quanto riferito dal pentito Gaspare Spatuzza nel corso delle precedenti udienze, l'esplosivo utilizzato per l'attentato di Capaci proverrebbe da ordigni bellici recuperati in fondo al mare.



Riprende mercoledì 25 febbraio, ore 10:00, il processo Capaci bis, presso l'aula D del tribunale di Caltanissetta, con il controesame dei consulenti tecnici Claudio Miniero e Marco Vincenti.
La strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio '92 portò alla morte il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Imputati a processo i boss Salvino Madonia, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello.
A sostenere l'accusa sono il capo procuratore Sergio Lari, insieme agli aggiunti Lia Sava e Stefano Luciani.

Precedentemente il pm Domenico Gozzo aveva dichiarato:
"Il 'Capaci bis' è un processo molto importante perché, a 15 anni di distanza dal primo processo, affronta gli stessi fatti ma con sette nuovi imputati e svelando la parte della vicenda che riguarda il reperimento dell'esplosivo. Abbiamo voluto che il lavoro della procura di Caltanissetta fosse come una casa di vetro e per questo, così come avevamo fatto per il Borsellino quater, abbiamo inserito nel processo tutte le altre indagini che abbiamo fatto in merito".

E' possibile seguirlo in diretta/audio streaming qui!

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