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toga-codice-penaleL'udienza è terminata ed è stata rinviata al 10 luglio ore 9:30. Data in cui verrà ascoltato il collaboratore di giustizia Antonino Galliano.
Stato-mafia: pentito Avola, Cosa nostra usò Falange Armata per rivendicazioni
di AMDuemila - 3 luglio 2014 - Ore 16:30
Palermo. Nel '92 Cosa nostra si sarebbe avvalsa della sigla Falange Armata per rivendicare alcuni attentati. Questa circostanza è stata precedentemente riferita al processo trattativa Stato-mafia dal pentito Filippo Malvagna, e oggi ribadita dal collaboratore Maurizio Avola, che ha parlato di un presunto accordo tra i clan e pezzi delle istituzioni, boss, ex politici e ufficiali dell'Arma.
Avola ha inoltre parlato di una riunione organizzata a Messina nel '91 tra esponenti della mafia di Catania e Palermo per concordare una strategia stragista per punire i nemici di Cosa nostra, come il giudice Falcone, e i politici che, a dire dei capimafia, avevano tradito.
Avola ha poi sostenuto che la mafia si era proposta di creare "un partito nuovo che doveva intervenire e si dovevano cambiare tutte cose". "Stiamo aspettando un segnale forte da Dell'Utri e da Michelangelo Alfano, un grosso massone, che non conosco", avrebbe infatti dichiarato al collaboratore, al tempo affiliato alla famiglia mafiosa di Nitto Santapaola, il luogotenente del padrino Eugenio Galea. Avola tra fine aprile e i primi di maggio del 1992 fu mandato a Firenze per studiare i luoghi in cui mettere in atto eventuali atti intimidatori. In diversi passaggi il pentito ha menzionato l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, condannato a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, accennando a investimenti della mafia nella Fininvest.

Fonte ANSA



Stato-mafia: pentito Avola, da clan Catania esplosivo per Capaci
di AMDuemila - 3 luglio 2014 - Ore 15:50
Palermo. "Prima della strage di Capaci consegnammo a Termini Imerese alcuni pacchi con dell'esplosivo che proveniva dalla ex Iugoslavia. Si trattava di panetti da 5 chili avvolti in un involucro chiuso dentro nascosti in casse su cui c'era la scritta T4". Lo ha detto il collaboratore di giustizia catanese Maurizio Avola nel corso della sua deposizione al processo sulla trattativa Stato-mafia. Avola è stato sentito come teste assistito. All'inizio aveva deciso di non presentarsi all'udienza, ma i giudici hanno disposto l'accompagnamento coattivo. Il collaboratore è accusato di un'ottantina di omicidi, e ha dichiarato che il boss catanese Nitto Santapaola non appoggiava la strategia stragista dei boss corleonesi capeggiati da Totò Riina e che Marcello D'Agata, uno dei più fidati consiglieri di Santapaola, lo dissuase dal partecipare all'attentato a Giovanni Falcone. Il contributo del clan per la strage di Capaci avebbe quindi riguardato solo la consegna dell'esplosivo.

Fonte ANSA



Stato-mafia: pentito Avola, ci fu chiesto di uccidere Di Pietro
3 luglio 2014 - Ore 15:50
Palermo. "Dovevamo uccidere Antonio Di Pietro, il magistrato di 'mani pulite". Lo ha detto il collaboratore di giustizia catanese Maurizio Avola, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, in corso nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Era quello che era stato chiesto nel corso di un incontro all'Hotel Excelsior di Roma, in cui erano presenti Cesare Previti, il finanziere Pacini Battaglia, i boss Eugenio Galea e Marcello D'Agata, Michelangelo Alfano e un certo Sariddu che poi scopro essere Saro Cattafi, soggetto vicino ai Servizi", ha aggiunto il pentito. L'omicidio dell'allora magistrato del pool milanese di Tangentopoli, ha sostenuto Avola, "era voluto e sollecitato dal gruppo politico imprenditoriale presente a quella riunione, a cui erano per questo presenti sia D'Agata, sia Galea". Avola non era presente a quell'incontro, ma ha detto di averne appreso da D'Agata, che era capo della famiglia mafiosa di Catania cui era allora affiliato.

AGI



Giovedì 3 luglio 2014, dalle ore 9.30, si terrà la prossima udienza del processo trattativa Stato-mafia e si procederà con l'esame del collaboratore di giustiziaMaurizio Avola.
Nel processo, di competenza della Procura di Palermo, i pubblici ministeri dovranno accertare le responsabilità di chi è accusato di aver aperto un dialogo con Cosa nostra, al fine di far cessare la strategia stragista messa in atto nei primi anni ’90. Tra gli imputati, oltre a boss mafiosi (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà) figurano anche collaboratori di giustizia (Giovanni Brusca), ex politici (Nicola Mancino, Marcello Dell’Utri), ex ufficiali del Ros (Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno) e Massimo Ciancimino.
Del processo si occupano i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi.

E' possibile seguirlo in diretta/audio streaming qui!

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