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macron emmanuel c imagoeconomicaIntervista
di Americo Mascarucci

Divampa in Francia la protesta dei “giubbini gialli” contro l’aumento del prezzo dei carburanti, che si è trasformata in mobilitazione generale contro il presidente Emmanuel Macron. Negli scontri c’è stato anche un morto. Il presidente francese è ai minimi storici di popolarità, il paese brucia, la tensione sociale è alle stelle. E pensare che, appena un anno e mezzo fa, Macron era stato eletto all’Eliseo come una “grande speranza”, l’uomo del cambiamento e oggi invece si rifiuta persino di ascoltare le piazze, mantenendo il punto e tirando dritto per la sua strada. Intanto cerca di riguadagnarsi un immagine in Europa rilanciando l’asse franco-tedesco. Interviene a Lo Speciale il giornalista Giulietto Chiesa, esperto di politica estera e di scenari geopolitici, collaboratore di punta di Pandora TV.

Cosa sta avvenendo in Francia? Il mito di Macron è ormai crollato definitivamente?
“Il mito di Macron in verità è crollato da tempo, i suoi indici di gradimento sono calati a picco da mesi, oggi siamo soltanto in presenza di un aggravamento della situazione. Si tratta di una conseguenza inevitabile. Macron non è un leader politico, ma un fenomeno mediatico costruito a tavolino. Lo definirei a tutti gli effetti un pupazzo di plastica”.

Però i francesi nel maggio del 2017 lo hanno eletto vedendo in lui una grande speranza. Cosa è cambiato da allora?
“Macron è stato un colossale equivoco che purtroppo ha ingannato la maggioranza dei francesi. Bisogna risalire al funzionamento del sistema della comunicazione, che a Parigi è stato bravo a creare un vero e proprio terrore psicologico nell’opinione pubblica, paventando l’avvento immediato di un regime fascista con la temutissima vittoria di Marine Le Pen. Poiché i francesi erano ormai del tutto sfiduciati nei confronti del Partito Socialista dopo i disastrosi anni di Hollande, è stato costruito mediaticamente il candidato che avrebbe dovuto sostituire tutti gli altri nel contrastare l’avanzata dell’estrema destra. Alla fine i grandi registi mediatici hanno raggiunto il loro obiettivo. In una situazione normale avrebbe potuto vincere un candidato di sinistra come Melenchon, la cui linea politica era di gran lunga più responsabile e più in sintonia con i sentimenti dei francesi: avrebbe potuto benissimo occupare e riempire lo spazio lasciato vuoto dai Socialisti, ma alla fine migliaia di elettori sono stati letteralmente spostati sulla candidatura di Macron attraverso un grande inganno mediatico. Ma quando poi l’inganno finisce si scopre che queste persone, non soltanto non sono nulla, ma non possiedono nessuna ricetta capace di risollevare le sorti del Paese”.

L’aumento del carburante quindi è soltanto un pretesto di fronte al vuoto politico ed economico creato da Macron?
“Esattamente. La gente si trova oggi a far fronte a problemi materiali molto urgenti e questo signore sta dimostrando di non essere capace a gestire nulla. Ecco quindi che ci si trova di fronte all’ennesimo disastro politico che avviene sotto forme diverse a seconda dei Paesi in cui ci troviamo. Siamo di fronte a forme colossali di inganno mediatico perpretate da quelli che io chiamo i padroni universali che hanno in mano tutti gli strumenti e le strutture per fuorviare le opinioni pubbliche mondiali. In Francia purtroppo il gioco gli è riuscito, in Italia fortunatamente no”.

Macron e Merkel intanto rilanciano l’alleanza europea. Si presentano insieme, sembrano due ombre che parlando di una terza ombra, la Ue. Siamo agli ultimi colpi di coda del globalismo che cerca di sopravvivere all’ascesa dei sovranismi?
“Devo dire che mi hanno fatto sorridere perché capisco sinceramente il dramma che stanno vivendo; che attenzione, non è soltanto il dramma di Macron e della signora Merkel che sentono franare la terra sotto i piedi, è il dramma delle elité politiche europee formate da dirigenti che hanno lasciato marcire la situazione europea, inginocchiandosi davanti a tutta una serie di totem che loro e i vari predecessori avevano alzato. I totem sono le regole del trattato di Lisbona, di Maastricht, sono i parametri di bilancio che non possono essere sforati. Hanno costruito una piramide di illusioni che sta venendo giù”.

Cosa prevede quindi?
“Prevedo che non sapendo più come fronteggiare questa situazione, i signori di Bruxelles cercheranno di unirsi per mostrare i muscoli, ma si tratterà di un’operazione teatrale che non porterà a nulla. Quando finisce il teatro la gente torna a casa e si ritrova di fronte le difficoltà della vita, i servizi pubblici che non funzionano, il lavoro che non c’è. L’incontro Merkel e Macron è teatro puro, uno spettacolo che oggi può pure apparire comico ma che domani potrebbe anche diventare drammatico se questa Europa non sarà capace davvero di rinnovarsi e di cambiare. Senza più quelli che hanno contribuito a distruggerla”.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Imagoeconomica

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