Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

europa-divietodi Giulietto Chiesa - 15 maggio 2015
In tema di accoglienza emigranti la Commissione Europea ha fatto un passo avanti. Ma solo un passo e niente di più. Il trattato di Dublino - che imponeva la permanenza dei richiedenti asilo nel paese del primo ingresso - è stato di fatto cancellato.

Sono state definite le percentuali assegnate ai singoli paesi sia per quanto riguarda i "reinsediamenti, che i "ricollocamenti" (tra poco  spiegherò qual'è la differenza tra i due termini). Molto meglio di prima. Ma è difficile sfuggire all'impressione che, nel periodo interessato alla decisione, cioè il quinquennio 2015-2020, non solo le cifre saranno soverchiate dalla realtà, ma saranno rimesse in discussione più volte.  Bruxelles decide, ma la realtà sarà più forte della politica e delle sue mediazioni.
Insomma la decisione è fragile. E,  fin dalle prime battute, è stata contestata da uno dei calibri più grossi dell'Unione, cioè dal Regno Unito. David Cameron, reduce da una sonante legittimazione elettorale,  ha subito fatto parlare il suo ministro degl'Interni, Theresa May, che ha definito "inaccettabile" la ripartizione "obbligatoria" dei pesi. Londra accetterà solo quote "volontarie", poiché si ritiene esonerata dalla sua politica "storica" di accoglienza degli immigrati.
Il che mette il Regno Unito in evidente rotta di collisione con Italia, Francia e Germania. E apre un precedente che verrà usato dai molti paesi est europei, restii a farsi carico di questi problemi.

I pilastri dell'accordo, commentato con entusiasmo forse eccessivo da Federica Mogherini, non paiono tutti molto solidi. L'aiuto economico ai paesi di origine e di transito dei migranti appare il più pericolante. I fondi assegnati sono pochi, ma ancora più difficile sarà la loro allocazione. Meglio, con ogni probabilità, avverrà con il controllo delle frontiere a sud della Libia e nei paesi limitrofi. Qui l'esperienza delle polizie europee sarà più facilmente insegnata ed esportata ai paesi destinatari. Di nuovo molto difficile sarà realizzare missioni contro trafficanti e scafisti, ma l'azione dei servizi segreti e i mezzi di rilevazione e d'indagine saranno comunque messi in funzione. Tuttavia questi ragionamenti vanno bene "a bocce ferme" o in condizioni di relativa normalità. Difficile appare che possano reggere di fronte a ondate di migranti create dalle situazioni di guerra e di instabilità che continuano a estendersi.
Previsioni quantitative sono impossibili ed è giusto tenere conto della difficoltà di mediare tra interessi egoistici degli stati membri. Sotto questo profilo il commissario Dimitri Avramopulos ha fatto miracoli, sebbene provvisori. Questa Europa ha dimostrato, ancora una volta, di avere scarsa dimestichezza con politiche di coesione e di solidarietà. Rappresentanti autorevoli del PPE, il più forte partito europeo, hanno ribadito la loro intenzione di non partecipare all'azione comune di accoglienza se i paesi del sud europeo non si mostreranno solidali con loro per quanto concerne la difesa comune contro la "minaccia russa". Un ricatto bello e buono che fa gravare una cappa di diffidenza su diversi aspetti della politica europea.

Ciò detto, le cifre della ripartizione dei pesi sono state calcolate con il solito metodo europeo: quello del conto in base a parametri oggettivi come la popolazione, la superficie territoriale etc. Non ci sono stati favoritismi. Il risultato è incontestabile come il metodo di calcolo proporzionale puro che si adotta al Parlamento Europeo per distribuire gl'incarichi di responsabilità nelle Commissioni. Dunque il reclamo non è possibile: o si respinge il criterio della obbligatorietà della ripartizione, oppure si devono accettare i numeri. Così, ad esempio, se la Commissione Europea  prevede 20mila posti di reinsediamento  per tutta l'Europa, all'Italia toccherà il 9,94%. (e, poichè l'Italia ha già superato la quota, verrà esonerata da altri pesi). Alla Germania spetta la quota più alta per i ricollocamenti (18,42%), seguita dalla Francia (14,17%) e dall'Italia (11,82%). E così via scendendo. Tenendo presente che i canali sono distinti: i reinsediamenti riguardano coloro che possono ottenere lo status di rifugiato e vengono ospitati in campi profughi, mentre i ricollocamenti concernono coloro che  entrano direttamente nell'Unione Europea senza avere alcuno status di rifugiato.
L'accordo raggiunto in Commissione dovrà essere ratificato dal Consiglio, e qui non sono da attendersi sorprese. La stessa cosa dovrà fare il Parlamento, e in questo passaggio è sicura una pioggia di emendamenti e di distinguo.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © AP Photo/ Yves Logghe

Ti potrebbe interessare...

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos