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Ormai la notizia sta scomparendo dai notiziari e dalla stampa italiana, e proprio per questo è opportuno tornarci sopra e riflettere su ciò che è avvenuto. Parliamo dell’affaire dei sottomarini nucleari francesi rifiutati dall’Australia.
In sintesi per i più distratti ecco cos’è avvenuto: gli USA, l’Australia e la Gran Bretagna hanno appena stretto un patto militare, l’Aukus, con un’esplicita valenza anticinese. Subito dopo l’annuncio, l’Australia ha annullato un ordine di dodici sottomarini a propulsione nucleare che aveva commissionato alla Francia cinque anni fa, e al loro posto li acquisterà dagli Stati Uniti. Il governo francese ha manifestato la propria indignazione ritirando gli ambasciatori dai due paesi coinvolti, anche se quello negli USA è già rientrato; minaccia anche di adire a vie legali dal momento che in questi anni a Cherbourg-en-Cotentin i cantieri navali avevano aperto uno stabilimento proprio per quest’opera, numerosi australiani vi si erano persino trasferiti per lavorare insieme ai francesi al progetto comune, dal momento che in Australia la città di Adelaide avrebbe visto a sua volta una parte della lavorazione. Il danno economico è ingente: 34 miliardi di dollari era il costo dell’impresa, grande peraltro l’interesse dei francesi ad essere presenti nel Pacifico dove a loro volta hanno testato i propri programmi nucleari e dove possiedono gli arcipelaghi della Polinesia francese.
Joe Biden, passato il giubilo europeo per la sua vittoria contro Trump, mostra di avere un atteggiamento unilateralista non diverso dal suo predecessore. Lo si è già visto con il ritiro dall’Afghanistan, pensato e realizzato (malamente, come abbiamo detto in articoli precedenti su questa pagina) senza dare minimamente ascolto agli europei che pure in questi venti anni hanno messo truppe e soldi al servizio della politica statunitense in Asia. Nel caso dello schiaffo alla Francia, poi, c’è probabilmente un altro fattore da tener presente: Macron aveva affermato ironicamente nel giugno scorso, appena prima dell’ultimo G7, che “per quanto mi riguarda, la Cina non fa parte della geografia atlantica, o c’è qualcosa di sbagliato nella mia mappa”, intendendo che la politica anticinese di Biden non dovrebbe coinvolgere la NATO. Non bisogna essere dei fini politologi per collegare le cose: se la NATO (che, ricordiamolo, sta per Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) non vuole immischiarsi nel Pacifico e restare nei propri confini geografici, ecco allora che il nuovo Aukus trova due partner fedeli, l’Australia e la Gran Bretagna, e sbatte la porta in faccia al partner europeo più recalcitrante, la Francia. L’Australia e la Gran Bretagna in questo giocano il ruolo di cagnolini fedeli al padrone: la prima è ormai in piena crisi con il gigante del Pacifico, la Cina, e con la sua stessa popolazione “non-bianca”, se pensiamo che oltre il 5% degli australiani oggi sono di origine cinese; soprattutto, il danno economico è ingente, per un paese in crisi profonda sotto il profilo climatico e che ha attuato una politica di lockdown prolungati. La Gran Bretagna post Brexit è in cerca di partnerships economiche e tenta di ottenere dagli USA un trattato di libero scambio che a detta di molti non avrà, o comunque non nei termini che in campagna elettorale erano stati prospettati si suoi cittadini.
In tutto questo, il silenzio dell’Unione Europea è assordante, ma anche facilmente comprensibile. Qualche voce, come quella di Ursula von der Leyen, si è anche levata con toni di biasimo abbastanza decisi. Josep Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, ha espresso solidarietà alla Francia, parlando di comportamenti deludenti… Non è molto, anzi è pochissimo, ma non potrebbe essere altrimenti: la Francia è membro dell’Unione Europea, ma il progetto dei sottomarini è unicamente francese; per di più, la commessa vinta dai francesi cinque anni orsono aveva visto gareggiare l’industria tedesca; in Germania qualcuno sarà stato contento, o almeno non proprio affranto per la botta presa dai francesi. E anche in giro per il resto d’Europa, a partire dall’Italia, dove i cugini d’oltralpe spesso non risultano tanto simpatici, in tanti si saranno fatti due risate. E questo è il problema di fondo: l’Unione Europea non ha saputo o voluto creare alcuna coscienza europea; è un gigante sotto il profilo economico, euro e zona Schengen hanno avuto effetti benefici sulla macroeconomia europea (nonostante gli euroscettici, che in genere però non rifiutano i ricchi stipendi da parlamentari europei), ma politicamente è una nullità assoluta, senza alcuna capacità di proporsi come un fronte compatto, anzi dove ogni paese persegue i propri interessi, che magari sono più vicini a quelli di paesi extraeuropei: si vedano per questo le alleanze antirusse strette dai paesi dell’Est europeo con gli Stati Uniti. Uno dei nodi fondamentali nella questione è proprio la NATO, che ha portato gli europei nei decenni post-URSS prima a schierarsi su fronti geografici lontanissimi dagli scopi iniziali, poi oggi a impegnarsi nuovamente in una assurda guerra fredda contro la Russia nella quale nulla abbiamo da guadagnare. Lo si è visto bene proprio in questi giorni con gli appelli alla Russia perché fornisca più gas in modo da parare al rialzo dei prezzi che incombe sulle nostre bollette; da una parte quindi abbiamo aderito alle sanzioni contro Putin per vicende del tutto ininfluenti sulla nostra vita, che riguardano la gestione interna di quel paese; abbiamo anche seguito, ovviamente a malincuore, gli Stati Uniti nelle manovre militari ai confini della Russia, e nei tentativi di boicottare i progetti Gazprom. Salvo renderci conto che Gazprom serve a noi, mentre il gas americano proveniente dal fracking è carissimo e scarso, dunque improponibile anche se i presidenti americani a partire da Obama hanno provato a vendercelo. Senza parlare della Cina: la Nuova Via della Seta è già attiva nel Mediterraneo e in Europa, con enormi vantaggi economici, ma la propaganda statunitense e inglese è di nuovo all’opera, non diversamente da quanto aveva fatto in Iraq e in Siria, per convincerci che i cinesi massacrano gli Uiguri e dunque con loro non possiamo commerciare (un tema sul quale prima o poi sarà il caso di tornare). Insomma, l’Europa si trova invischiata dalla sua incapacità di fare un passo oltre la pura unione economica, invischiata in una NATO che le serve a ben poco, ma anche resa debole dalle politiche internazionali centrifughe delle sue singole parti, frutto di un bagaglio storico pesante che almeno sinora non siamo stati in grado di mettere davvero da parte.
(28 Settembre 2021)

Tratto da: casadelsole.tv

In foto: lo storico, Franco Cardini

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