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Papa Francesco, capo della Chiesa Cattolica, Apostolica Romana e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie s’incontrano a Cuba.

E' un evento non solo memorabile, ma senza precedenti storici. È' la prima volta che le due chiese cristiane si guardano negli occhi dopo secoli di feroci, più volte, contrapposizioni.

Basterebbe questo per fare dell'incontro di Cuba una notizia di prima pagina per tutto il mainstream mondiale. Per lo meno per quel mercato dei fatti che — pur nel vorticare dalla guerra informativa in corso — accomuna oriente (sub specie russa) e Occidente (tutto).

Invece questa grande notizia non è considerata tale in Occidente. E si spiega. Esso non è, infatti, soltanto occasione per ricordare, con mille dotti elezeviri,  che certo non mancheranno, anzi abbonderanno, le ferite che le due chiese si sono inferte reciprocamente nei secoli, e le cause — profonde — che produssero lo scisma.

Ma è soprattutto notizia di grande, eccezionale attualità. E di una attualità inconsueta, controcorrente, inattesa. E che va contro lo spirito dei tempi dell'attuale, forsennata corsa allo scontro. Per questo si preferirà tacerne il monito potente che questo incontro contiene in sé e ambisce diffondere.

Papa e Patriarca sono giunti a questa decisione — io credo — spinti dalla drammatica consepavolezza dei pericoli che incombono.

Pericoli di una terza guerra mondiale che entrambi hanno ripetutamente e separatamente annunciato.  Oggi hanno unito le forze per lanciare un messaggio congiunto. E la forza di un tale masseggio si misura con l'ampiezza dei secoli di separazione che entrambi hanno deciso di scavalcare con un solo balzo, con un solo gesto.

Papa Francesco ha già fatto capire, a più riprese, di non voler più identificare la Chiesa cattolica con l'Occidente e i suoi disvalori non più cristiani.  Vuole parlare, restando fedele alla missione evangelizzatrice della Chiesa, agli altri sei miliardi di popoli della Terra, con le loro culture, e le loro religioni, con i loro valori e le loro priorità, che non coincidono con quelli del ricco ma declinante Occidente. Il dialogo che predica, a tutto campo, abbraccia anche la Russia. Ed è questo che non piace a quelle forze occidentali che puntano a demolire la Russia e la sua unicità, a cominciare da quella spirituale: una forza  di cui la esangue Chiesa cattolica, che ha ereditato, potrebbe paradossalmente addirittura avvalersi nella battaglia contro il materialismo finanziario e consumista in cui annega l'Occidente.

Il Patriarca Kirill non si sarebbe accinto a questo passo se non dopo avere misurato la vastità simbolica dell'offerta. Questa, di Francesco, non è la Chiesa militante e aggressiva di Woitila; non è la Chiesa dottrinale e presuntuosa del potere temporale; non è  neppure la Chiesa conquistatrice di proseliti. E' semmai la Chiesa che chiede aiuto, anche per la propria purificazione dalle scorie pesanti delle idee geneticamente modificate delle banche multinazionali.

E questo incontro è asimmetrico in somma misura. Francesco va contro corrente in Occidente. Kirill va a Cuba a incontrarlo con il pieno accordo di Putin. Quella che stiamo osservando è anche la prova, politica, che non è la Russia a volere lo scontro. Che non è la Russia ad aggredire.

Entrambi non hanno missili atomici  a loro sostegno, non hanno la forza materiale. Non è importante sapere — come disse sprezzantemente Stalin di un altro Papa di Roma, nel contesto di una guerra fredda che cominciava — "di quante armate" rappresentano. Ma la forza spirituale ce l'hanno, eccome. E la stanno mettendo in campo contro la guerra, per la salvezza della civiltà umana. Hanno capito il pericolo, e per questo gridano al mondo di evitarlo.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © AFP 2016/ Filippo Monteforte. Sputnik/Sergey Pyatakov

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