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medio oriente cartina c imagoeconomicaIntervista
di Americo Mascarucci

Sale la tensione in Medio Oriente fra Israele e Iran dopo la decisione degli Stati Uniti di uscire dall’accordo sul nucleare con Teheran. Lo Speciale ne ha parlato con il giornalista Giulietto Chiesa, esperto di scenari geopolitici. Si teme lo scoppio di un conflitto dalle proporzioni immani, che avrebbe come scenario di guerra la già martoriata Siria, dove Israele punta a rovesciare il regime nemico di Bashar Al Assad protetto invece dall’Iran. Nelle ultime ore si sono viste reciproche provocazioni. Il primo attacco ufficiale dell’Iran ad Israele è stato innescato da un raid israeliano su una base utilizzata dalle milizie sciite a Sud di Damasco, nella cittadina di Kisweh, già colpita due giorni fa. Un lanciarazzi mobile itaniano ha tirato 20 ordigni verso le Alture del Golan. La contraerea israeliana li ha intercettati e subito dopo è partita la rappresaglia. Sono stati impegnati 28 cacciabombardieri F-16 e F-15 che hanno lanciato 60 missili aria-terra e colpito obiettivi  iraniani attorno a Damasco e nella provincia di Homs. Insomma, se non è guerra poco ci manca.

Trump rompe l’accordo sul nucleare con l’Iran nelle stesse ore in cui annuncia lo storico incontro a giugno fra Usa e Corea del Nord. Due strategie apparentemente contradditorie. Come leggerle?
“Non c’è una strategia comune, si tratta di due vicende totalmente diverse. La crisi con la Corea del Nord è stata creata appositamente dagli Usa, che hanno agito da soli, senza consultare l’Occidente, salvo il Giappone e la Corea del Sud. Perché l’hanno fatto? Credo che la ragione vada ricercata nell’ambito di un braccio di ferro con la Cina. La Corea del Nord è servita unicamente agli Stati Uniti per portare avanti di qualche migliaio di chilometri la loro flotta militare nei pressi del Mar Cinese per piazzarsi lì definitivamente, dopo aver installato i propri missili nella Corea del Sud. Questa è l’unica spiegazione logica che può essere data per la vicenda nord coreana. Diciamo che ottenuto ciò che volevano, adesso gli Stati Uniti hanno interesse a chiudere questa fase”.

E per l’Iran invece?
“Qui la strategia è completamente diversa. La decisione di Trump è stata quella di assestare un colpo senza precedenti alla stessa alleanza atlantica. Questo cambia completamente il quadro della situazione. Significa che gli Usa ritengono di poter andare avanti per conto proprio, indipendentemente dagli alleati europei e facendo pressioni anche su di essi, con le conseguenze che stiamo già vedendo. Gli alleati europei saranno obbligati a modificare la loro strategia. Questo avrà influenza sulla tenuta della Nato. A medio lungo-termine ci saranno conseguenze. Gli europei non possono restare a guardare gli alleati Usa che cambiano posizione su vicende strategiche contro la loro volontà”.

Intanto in Medio Oriente sale la tensione fra Iran e Israele. A questo punto la guerra per il controllo geopolitico dell’area sarà inevitabile? Russia e Usa saranno coinvolti?
“E’ chiaro che nel Medio Oriente in questo momento a guidare il gioco non sono gli Stati Uniti ma Israele. Sono stati gli israeliani a scatenare la tensione e Trump, per ovvie ragioni di tenuta interna, non può che seguirli. In pratica Israele ha aperto le ostilità sapendo perfettamente che Trump non potrà non intervenire al fianco di Tel Aviv in una guerra contro l’Iran dalle proporzioni che potrebbero essere immani. Israele del resto ha già attaccato le postazioni iraniane in Siria, e sarà proprio il territorio siriano il terreno dello sconttro. Per altro Israele ha motivato gli attacchi a scopo preventivo per scongiurare di essere a sua volta attaccato dall’Iran. Ma non esistono prove che Teheran voglia attaccare. Piuttosto è Israele a voler cacciare gli iraniani dalla Siria , qui di prove ce ne sono quante ne vogliamo”.

C’è chi ritiene che adesso l’Iran sarà costretta a stringere ancora di più i suoi legami con Mosca. Condivide?
“Avrà notato che il giorno della parata nella grande Piazza Rossa per festeggiare la vittoria russa contro i nazisti, il premier israeliano Netanyahu  è stato sempre al fianco di Putin. Penso che il presidente russo sia in stretto contatto con il primo ministro israeliano e che sia già in atto una trattativa in questi termini: la Russia farà pressione su Israele perché cessi le ostilità, e gli israeliani chiederanno come contropartita che convinca l’Iran a limitare la sua presenza in Siria. Credo che il margine sottile su cui si gioca la difficile mediazione stia tutto qui. Ora gli europei devono capire che Putin non abbandonerà l’Iran, né la Siria, come sperano invece israeliani e americani. Se pensano che Mosca possa ritirare il sostegno ai suoi alleati chiave in Medio Oriente dimostrerebbero di non aver capito nulla. Questo sarebbe un grave errore strategico che potrebbe portare alla guerra. La rinuncia della Russia all’alleanza con l’Iran è impraticabile e l’Europa dovrebbe stare molto attenta a seguire Israele e Stati Uniti su questo terreno”.

C’è anche chi legge nella decisione di Trump di rompere l’accordo e ripristinare le sanzioni all’Iran il tentativo di creare malcontento fra la popolazione iraniana dando vita all’ennesima rivoluzione colorata che porti alla caduta del regime. Ritiene credibile questo scenario?
“Mi sembrerebbe folle, anche perché oggi al potere a Teheran c’è Rohuani che è un moderato da sempre favorevole al dialogo con l’Occidente. Questa mossa di Trump non fa che indebolire il presidente iraniano e rafforzare le posizioni dei suoi avversari integralisti, quelli che sono tornati in piazza bruciando le bandiere Usa e che a loro volta si sono sempre opposti all’accordo sul nucleare. Se rivoluzione ci sarà, non sarà affatto colorata, ma avrà i contorni del fondamentalismo e della chiamata alla guerra contro l’Occidente”.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Imagoeconomica

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