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Floppy disk, telefoni e microspie: quegli strani sequestri al favoreggiatore di Provenzano

Novembre 1998. E' quello il mese del blitz Grande Oriente in cui verranno arrestati i favoreggiatori che aiutavano il boss corleonese Bernardo Provenzano a gestire gli affari di Cosa nostra durante la latitanza. Un'operazione che fece emergere in maniera chiara come a Mezzojuso il padrino corleonese godesse di un “porto sicuro”. Tra gli arrestati nel blitz vi era anche Giovanni Napoli, insospettabile veterinario locale ritenuto, appunto, fedelissimo dello storico padrino.
A lui, durante l'arresto, fu sequestrato diverso materiale, tra cui 3 telefonini, un rilevatore di microspie, floppy disk e, successivamente, anche un computer. E in base agli elementi raccolti dalla Procura generale è emerso che proprio telefoni e rilevatore di microspie furono clamorosamente restituiti nei giorni successivi.
Di questa vicenda hanno riferito oggi in aula i due sottoufficiali Pasquale Gigliotti e Sebastiano Serra, chiamati a testimoniare dai sostituti Pg Giuseppe Fici e Sergio Barbiera.
Una vicenda dai contorni poco chiari che il passare del tempo e diversi “non ricordo” non hanno permesso di ricostruire in maniera lineare oggi in aula.
“Io nel 1998 ero da poco arrivato al Ros - ha raccontato l'allora maresciallo Gigliotti - Ho fatto diverse operazioni ma non ho un ricordo preciso di quella relativa a Giovanni Napoli. Io partecipo come supporto logistico, ma non feci attività”. Una testimonianza sicuramente complicata tenuto conto che, in base alle documentazioni, proprio lui sarebbe stato il coordinatore delle operazioni per quanto riguarda l'esecuzione dell'ordinanza riguardante Giovanni Napoli.
Ma la sequela di “non ricordo” ha riguardato sia eventuali sopralluoghi a Mezzojuso che la perquisizione che si tenne il 10 novembre 1998.
Rispondendo alle domande dei sostituti pg ha comunque confermato di aver riconosciuto la propria firma rispetto al verbale in cui si dava atto del sequestro e degli accertamenti compiuti su sette floppy disk. “Sembra la mia firma - ha ribadito rivolgendosi alla corte - Ma io non ricordo di aver aperto i dischetti anche perché i primi tempi io non avevo la competenza e non avrei avuto motivi per farlo. Io all'arresto di Napoli partecipai come supporto logistico, come tutta la sezione. Il sequestro? Non ricordo nulla. Io posso aver messo la firma, ma la squadra che era interessata alle indagini deve averli esaminati per fare l'informativa e comunicare con l'autorità di competenza. Di Napoli non conoscevo nemmeno il nome. Non me ne interessai né prima né poi come indagini, altrimenti me ne ricorderei”.
Gigliotti, quando fu sentito dai sostituti Pg nei mesi scorsi, usò l'espressione “sono stato fregato” ed oggi in aula ha spiegato il senso di quelle parole, ma la spiegazione ha lasciato non poche perplessità: “Io non ricordo nulla di quello che è stato sequestrato. Dai verbali si ricaverà. Sicuramente mi sarà stata sottoposta la firma assieme ad altra documentazione. Tra l'altro, per la fiducia con i colleghi di polizia giudiziaria non è che potevo controllare ogni cosa. I sette dischetti aperti di cui non è stato rinvenuto nulla? Io non ho partecipato a questo atto. Me lo avranno sottoposto alla firma assieme agli altri. Di una relazione del genere non sono stato delucidato. Se avessi saputo che vi era scritto del tentativo di aprire quei dischetti, di sicuro non avrei firmato. Io nel mio passato, in operazioni del genere, mi sono sempre ben guardato di fare cose del genere. C'è una magistratura competente che interviene su questo”.
Per quanto concerne i fatti avvenuti in quel novembre 1998 più fatti ha ricordato il teste Sebastiano Serra, audito in videoconferenza: “All'epoca ero in tirocinio al Ros di Monreale, arrivato a settembre di quell'anno. Quella sera a casa di Napoli, a Palermo, mi occupai di tutte le pratiche relative alla notifica del provvedimento, ho redatto il verbale di arresto e di perquisizione. Ma non ho predisposto io il verbale di sequestro del materiale rinvenuto. Non saprei neanche descrivere l'abitazione". Eppure qualche giorno prima, proprio a suo dire, assieme a Gigliotti si sarebbe recato nei luoghi per individuare dove lo stesso Napoli poteva trovarsi.
Non solo. Sempre Serra ha riferito alla Corte che nei giorni antecedenti Michele Sini, al Comando della sezione anticrimine, chiese di prestare attenzione proprio alla presenza di eventuali macchine da scrivere. Diversamente, però, secondo quanto emerso nei verbali, furono sequestrati ben altre apparecchiature: diversi documenti, tre cellulari, un rilevatore di microspie e alcuni floppy disk.
La Procura generale ha rinvenuto dei verbali di sequestro ed altri di sequestro amministrativo cautelativo (a detta del teste riguardante delle armi, ndr), quindi è emerso anche che il giorno 11 novembre 1998, i telefonini ed il rilevatore di microspie, "sequestrati per fini investigativi", furono restituiti alla moglie di Giovanni Napoli. “Non so dire perché non furono oggetti di sequestro penale - ha detto il teste - Io non ho assistito alle fasi di sequestro, né al trasporto in auto. Ho solo redatto i verbali”.
Serra ha anche aggiunto di non essersi occupato degli accertamenti sui cellulari per estrarre i dati: “Io annotai che furono fatti accertamenti su un solo numero. Non so se c'erano limiti sugli altri cellulari. Non ho comunque un ricordo visivo di manipolazione di questi cellulari. Posso ipotizzare che gli stessi fossero noti o già oggetto di tabulati e di intercettazioni. Posso dire che per me, al tempo, Giovanni Napoli era un totale sconosciuto”. Con la deposizione dei due testi di oggi il presidente della Corte si prepara a dichiarare chiusa l'istruttoria dibattimentale.
Il processo è stato rinviato al prossimo 22 marzo per consentire il deposito di "prove contrarie" da parte delle difese. Al contempo già dalle scorse udienze sono state fissate le date per l'avvio della discussione. L'accusa avrà a disposizione tre udienze, presumibilmente il 10, 17 e 24 maggio. Le parti civili parleranno in chiusura del 24 maggio e il 7 giugno, prima dell'avvio delle arringhe difensive. Le difese, salvo imprevisti, inizieranno il 7 giugno, ogni lunedì, fino al 12 luglio.

Foto originali © Imagoeconomica

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