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La Procura generale chiede audizione di Pellegrini, Terzigni e Guarnotta

“Nel compendio della documentazione acquisita presso la Dia di Palermo abbiamo trovato delle relazioni di servizio (in tutto 58, ndr) redatte dal colonnello Tersigni e dal colonnello Pellegrini, in epoca in cui entrambi si trovavano alla Dia di Palermo. Relazioni che vanno dal 4 maggio 2002 al 30 marzo 2004, in cui Riggio è indicato con il nome in codice Ugo”. E' ricominciato da qui l'esame nel processo d'appello sulla trattativa Stato-mafia della dirigente della Squadra mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi (in foto), da un paio d'anni impegnata nelle indagini e negli accertamenti a riscontro delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio.
Quest'ultimo, ascoltato nei mesi scorsi dalla Corte d'assise d'Appello, presieduta da Angelo Pellino (a latere Vittorio Anania), ha indubbiamente riacceso l'attenzione sul procedimento che vede imputati congiuntamente i mafiosi, ex politici, e ex rappresentanti delle istituzioni, indicando il nome ed il cognome di possibili soggetti esterni che potrebbero aver avuto un ruolo nella strage di Capaci, ma ha anche parlato del possibile ruolo di Marcello Dell'Utri come colui che “suggerisce la creazione del nuovo partito e indica quelli che erano i luoghi delle stragi in Continente”; della creazione di una squadretta per arrivare all'arresto di Bernardo Provenzano; di un progetto di attentato al giudice Guarnotta; di quello che ha saputo sulla morte di Luigi Ilardo e Antonino Gioé.
La funzionaria ha confermato che, dopo le dichiarazioni del pentito, sono stati ascoltati dalla Dda nissena sia Tersigni che l'ex capo centro della Dia di Palermo, Pellegrini e che quest'ultimo ha anche consegnato una nota, datata 18 gennaio 2001, in cui “metteva a parte i propri superiori dell'imminente attivazione di intercettazioni preventive a carico di Giovanni Peluso. Una necessità legata ad accadimenti di eventi gravi che si sarebbero dovuti verificare nella città di Palermo”.
Nello specifico in quella nota si parla di “non meglio indicati soggetti, presumibilmente non in linea con gli attuali orientamenti di Cosa nostra, che potrebbero avere in mente di porre in atto un episodio eclatante nel Capoluogo dell'Isola, che potrebbero servirsi per le attività connesse di suddetto attentato di tale Peluso Giovanni”.
Riggio riferì agli inquirenti che il progetto di attentato che si prevedeva in quell'epoca era quello al giudice Leonardo Guarnotta, ex membro dello storico pool di Palermo, ma anche giudice del Processo per concorso esterno contro Marcello Dell'Utri.
Le intercettazioni furono attivate dal 21 febbraio 2001 all'11 maggio dello stesso anno, senza però che fosse accertato nulla.


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Da sinistra verso destra: Giuseppe Di Lello, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto © Franco Zecchin


Miceli? No Mazzei

Nel suo flusso di coscienza Riggio aveva anche raccontato di un incontro che ebbe alla Dia di Roma, nel periodo della sua prima detenzione, in presenza dello stesso Pellegrini e di un tale “Zio Tony”. “Dal carteggio acquisito - ha spiegato la Giustolisi rispondendo alle domande dei sostituti Pg Fici e Barbiera - quel trasferimento vi è stato il 7 luglio 1999 ed abbiamo verificato che il soggetto che il collaboratore ha indicato con il cognome di Miceli in realtà è un soggetto con il cognome assonante: Antonio Mazzei. Soggetto con diversi pregiudizi di polizia. Non è appartenente alle forze dell'ordine e dal 2000 risulta impiegato all'azienda Servizi igiene ambientali di Napoli”.
Alla richiesta di approfondimenti sulle modalità di individuazione del soggetto la dirigente della Mobile ha spiegato che è proprio questo il soggetto che, come dichiarò Riggio, fu fermato unitamente all'ex poliziotto Giuseppe Leonardo Porto alla frontiera di Ponte Chiasso. “Il Mazzei - ha aggiunto - è stato escusso a Sit dalla Dda di Caltanissetta e ha confermato”. Ugualmente confermato che questo Mazzei aveva “un rapporto di collaborazione esterna” con i Servizi di sicurezza.
Tra le verifiche svolte dalla Squadra mobile anche il dato che nel dicembre del 2000 furono fermati congiuntamente Giovanni Peluso e Pietro Riggio. Una verifica volta a dimostrare che Peluso, in quell'anno, fosse presente nel territorio di Caltanissetta.
Per quanto concerne la collaborazione del pentito nisseno in qualità di confidente dei carabinieri Tersigni, Pellegrini e prima ancora Tricarico, si è dato atto che lo stesso aveva fornito elementi sull'assetto di Cosa nostra nissena; notizie relative alla presenza di una talpa all'interno degli uffici giudiziari nisseni; e alcune estorsioni che si dovevano svolgere o che si erano svolte sui territori nisseni.
Altri accertamenti hanno riguardato la presenza a Villalba di Vincenzo Ferrara, ovvero l'uomo indicato da Riggio come colui che gli rilasciò una serie di confidenze sulla strategia stragista e Marcello Dell'Utri.
Rispetto a quanto detto da Riggio questi non sarebbe una figura di spicco all'interno dell'organizzazione criminale nissena e sicuramente non è cognato del boss Piddu Madonia. “Abbiamo accertato che Riggio prestò servizio a Villalba dal 15 giugno 1993 al 28 febbraio 1996. E che anche Ferrara, oggi detenuto, si trovava lì per scontare una pena definitiva per associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni. Il cognato di Ferrara, in realtà, si chiama Giovanni Alaimo e questi è cugino di primo grado di Piddu Madonia”. Per quanto riguarda la verifica sul tentativo di suicidio di Ferrara in carcere non è stato possibile compiere particolari accertamenti in quanto la casa mandamentale di Villalba è chiusa e gran parte dei documenti ad essa riferiti sono andati distrutti per un allagamento dei locali di archivio della casa circondariale di Caltanissetta. Tuttavia, “rispetto al racconto del Riggio sul tentativo di Suicidio - ha detto la Giustolisi - abbiamo rinvenuto la lettera, sequestrata e già agli atti dell'operazione Grande Oriente, e la busta nella perquisizione avvenuta a casa della madre di Riggio, strappata e ricomposta con lo scotch”.
Una volta conclusa la deposizione la Procura generale ha chiesto l'acquisizione di una serie di documenti inerenti gli accertamenti su Riggio. Al contempo ha chiesto alla Corte di poter ampliare l'istruttoria con l'escussione di Pellegrini, Tersigni ed il giudice Guarnotta.
“Il dato certo incontestabile - ha detto Fici - è che il Riggio Pietro è stato condotto dal carcere di Santa Maria Capua Vetere a Roma, presso gli uffici della Dia. Qui è entrato in contatto con il colonnello Pellegrini e con lo zio Toni, identificato con tale Mazzei. Riggio riferisce che il Porto gli preannunciava che lì avrebbe incontrato un soggetto con un anello che avrebbe fatto da garante rispetto al funzionario della Dia. E sull'anello è rimasto riscontrato dall'ufficio, dalle dichiarazioni di Mazzei e del colonnello Pellegrini. Ugualmente è riscontrato che Riggio è stato confidente della Dia di Palermo. Secondo la prospettazionedel Riggio la sua affiliazione nell'ambito di Cosa nostra nissena è stata sollecitata dagli organi investigativi che, attraverso la sua affiliazione presso il tessuto criminale di Cosa nostra a Caltanissetta, avrebbero potuto acquisire notizie significative per poter pervenire alla cattura del più noto latitante all'epoca, il capo indiscusso di Cosa nostra, Bernardo Provenzano. A fronte di 58 relazioni riservate che documentano che lo stesso era un confidente dei carabinieri e che per dieci anni resta in carcere e non fa nulla per riferire certe circostanze, e che non è stato rinvenuto alcunché riguardo ai 18 mesi che hanno preceduto l'avvio degli appunti riservati di Tersigni io credo che dobbiamo capire in quei 18 mesi cosa ha riferito e se sono vere le circostanze dallo stesso riferite. Alla stregua di queste considerazioni, che si poggiano sul contenuto dichiarativo riferito dal Riggio, dalle investigazioni per come riferite dalla dottoressa Giustolisi e dalla documentazione ricevuta chiediamo che vengano escussi a dibattimento Tersigni, Pellegrini e il dottor Guarnotta. Per altre tre fonti dichiarativa, il collaboratore di giustizia Barbieri, Porto e Peluso, in un'ottica di riduzione dei tempi chiediamo la produzione dei verbali degli interrogatori, dei confronti di Porto e Peluso con il Riggio”. Al termine dell'udienza la Procura generale ha depositato, a disposizione delle parti, i verbali di sommarie informazioni con le dichiarazioni rese da Tersigni e Guarnotta, in cui non mancano anche degli omissis. "… Negli anni 2000-2001 presiedevo il collegio che giudicava Marcello Dell'Utri a Palermo. Al tempo non ebbi alcuna notizia di un progetto di attentato ai miei danni", ha dichiarato Guarnotta ai pm nisseni.
Anche Tersigni - dal 2000 al 2016 alla Dia di Palermo - sentito dai pm nisseni nel novembre 2018, ha messo ha confermato alcuni elementi: "Pellegrino avvicinò Riggio con l'obiettivo di catturare Provenzano… può darsi che abbia parlato anche di attentati nei confronti di magistrati ma non ne ho ricordo. In ogni caso delle sue confidenze furono redatte annotazioni di servizio".
Il processo è stato rinviato al prossimo 18 dicembre quando le difese dovranno interloquire sulla richiesta.

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