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Chiesta alla Cassazione di confermare l'assoluzione. Sentenza l'11 dicembre

Il prossimo 11 dicembre la Corte Suprema di Cassazione dovrà decidere se confermare o meno l'assoluzione dell'ex ministro Dc, Calogero Mannino, nel processo in abbreviato sulla trattativa Stato-mafia, a seguito del ricorso presentato dai sostituti procuratori Generali di Palermo, Giuseppe Fici e Sergio Barbiera.
Lo scorso febbraio la sentenza del collegio della prima sezione della Corte d'Appello di Palermo, presieduto da Adriana Piras, consiglieri a latere Massimo Corleo e la relatrice Maria Elena Gamberini, era stata impugnata per motivi di diritto.
Nello specifico veniva contestata la logicità e la conformità alla legge della sentenza che, nel luglio 2019, aveva scagionato l'ex esponente democristiano dall'accusa di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, confermando l'assoluzione dei giudici di primo grado.
Il ricorso si fa in salita dal momento che è lo stesso Pg della Corte di Cassazione a depositare una memoria in cui si chiede l'inammissibilità del ricorso e di confermare l'assoluzione per "non aver commesso il fatto".
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado si affermava che mancava la prova che il politico fosse stato il motore della cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia.
Ma i giudici della Corte d'Appello andarono oltre allargando i propri pareri anche alle valutazioni adottate dai giudici della Corte d'Assise di primo grado, che nel procedimento con rito ordinario hanno condannato boss mafiosi (Leoluca Bagarella, Antonino Cinà), ufficiali del Ros (Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno), politici (l’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri) e il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, per calunnia. La Procura generale, diretta da Roberto Scarpinato, aveva così deciso di presentare ricorso.
Rispetto alla memoria presentata dal Pg di Cassazione è intervenuta l'Associazione Familiari delle Vittime della Strage di Via dei Georgofili, da sempre in prima linea in questo dibattimento.
"Apprendiamo con profondo stupore e dolore che il procuratore generale presso la Cassazione, rappresentante dell'accusa, ha depositato una memoria scritta in cui chiede ai giudici 'l'inammissibilità del ricorso' - avevano scritto in una nota - Questa richiesta dell'accusa rappresenta per la nostra Associazione una profonda ferita, perché a seguito della trattativa del 1992 tra rappresentanti dello Stato e la mafia - verità storica e giuridica provata nella sentenza di Palermo del 20 aprile 2018 - solo pochi mesi dopo, il 27 maggio 1993 a Firenze, ad essere uccise per mano di quella stessa mafia, assieme ad altre tre vittime e diversi feriti, furono le innocenti sorelline Caterina e Nadia Nencioni", morte nello scoppio dell'autobomba come i genitori Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, e come lo studente Dario Capolicchio. "Per questa ragione - concludeva l'associazione - confidiamo che il giudizio di Cassazione possa ribaltare la sentenza di assoluzione contribuendo dunque a fare piena luce sulla verità dei fatti e restituire giustizia e ristoro in memoria e in favore delle vittime e di noi, loro familiari".

Foto © Imagoeconomica

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