di Aaron Pettinari
Chiesta anche audizione dei collaboratori di giustizia calabresi su caso Mormile e Falange armata
Il processo trattativa Stato-mafia, in corso davanti alla Corte d'assise d'appello di Palermo, riprenderà il prossimo 16 gennaio. In quella data tanto le difese quanto la Corte presieduta da Angelo Pellino, dovranno esprimersi sulle richieste di rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale (ex art.603) presentate dai sostituti procuratori generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera.
In particolare è stata chiesta l'audizione di quattro collaboratori di giustizia calabresi (Vittorio Foschini, Salvatore Pace, Antonino Fiume ed Antonino Cuzzola), e del pentito alcamese, Armando Palmeri.
Secondo l'accusa si tratta di "audizioni indispensabili" con "dichiarazioni che offrono un eccezionale riscontro probatorio" sui temi del processo.
"Lo scorso novembre - hanno informato i due magistrati - sono stati consegnati al nostro ufficio i verbali di udienza del processo 'Ndrangheta stragista, che ha come imputato il boss Giuseppe Graviano, in cui sono stati escussi i collaboratori di giustizia calabresi. Recentemente, invece, sia davanti la Corte d'assise d'appello di Caltanissetta che a Reggio Calabria, è stato sentito il Palmeri".
Stragi e Servizi
L'ex boss di Alcamo, factotum del capomafia di Alcamo Vincenzo Milazzo (ammazzato per vendetta dai corleonesi nel luglio del 1992), ha raccontato in quelle udienze degli incontri che vi sarebbero stati nell'estate 1992, con uomini dei servizi che "volevano mettere in atto una strategia di destabilizzazione dello Stato con bombe e attentati".
L'ufficio della Procura generale ha acquisito i verbali e chiede l'audizione proprio per riferire su questi incontri ma anche sulla condanna a morte di Milazzo, che vide il coinvolgimento del boss Antonino Gioé, misteriosamente "suicidato" in carcere, in circostanze a tutt'oggi da chiarire.
L'omicidio Mormile
Per quanto concerne i collaboratori calabresi i sostituti pg hanno spiegato i motivi per cui dovrebbero essere sentiti. "Il Pace, coinvolto nell'omicidio dell'educatore carcerario Umberto Mormile, il primo fatto che fu rivendicato dalla sigla Falange armata, ha riferito del brindisi che uomini di 'Ndrangheta ebbero a fare in occasione delle stragi e delle morti di Falcone e Borsellino. Quindi ha parlato delle sinergie strette tra le organizzazioni criminali, Con nostra, 'Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita, in nord Italia, riunite nel cosiddetto Consorzio. Il Cuzzola ha parlato del coinvolgimento dei servizi segreti nell'omicidio Mormile, e del depistaggio su quelle indagini. Inoltre vi è un riscontro probatorio sui quanto detto da Violante sull'arresto di Baldassarre Di Maggio e quindi l'arresto di Riina. Inoltre vi è anche il riscontro sul ruolo e le funzioni che la sigla terroristica Falange Armata, a cui i giudici di primo grado dedicano un intero capitolo, ebbe al tempo". "Lo stesso collaboratore di giustizia Malvagia - ha proseguito Fici - ha detto che Riina ebbe a suggerire di rivendicare le stragi che sarebbero state da lì a poco commesse con quella sigla. Cosa che poi avvenne dall'omicidio Lima, le stragi di Capaci e via d'Amelio fino alla comunicazione di soddisfazione, con telefonata anonima, per la rimozione di Nicolò Amato dal vertice del Dap".
Come gli altri pentiti calabresi anche Foschini ha parlato dell'omicidio Mormile, di Falange Armata e del Consorzio, inoltre "apprese nel dicembre 1992 che Bagarella e Brusca volevano porre in essere altri attentati terroristico mafiosi". Il collaboratore ha anche parlato dell'omicidio Scopelliti e degli accordi della 'Ndrangheta con i servizi di sicurezza per la copertura delle latitanze, in cambio della cessazione dei sequestri di persona. "Per quanto riguarda Fiume - hanno aggiunto Fici e Barbiera - questi ha parlato dei rapporti tra gli esponenti apicali della famiglia De Stefano ed i Servizi, degli investimenti su Milano 2, delle stragi e delle attività del Consorzio".
Contestualmente è stata chiesta anche l'audizione di un ufficiale di polizia giudiziaria che ha realizzato un'informativa a riscontro delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Squillaci, già sentito nei mesi scorsi. Quindi è stata già annunciata l'esistenza di un'ulteriore attività investigativa che, al momento, non si è conclusa e che potrà portare ad ulteriori richieste.
Sentite le difese il giudice Pellino ha concesso una tempistica particolarmente lunga proprio per far esaminare tutte le nuove documentazioni, rimandando il processo all'anno nuovo.
Foto © ACFB
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