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Oggi saltata udienza con Tinebra e Pappalardo

Calogero Mannino, coimputato al processo trattativa Stato-mafia, assolto in primo grado al processo con il rito abbreviato, non intende sottoporsi all’esame nel processo che si sta celebrando di fronte alla Corte d’Assise. A darne comunicazione è stato il presidente Alfredo Montalto all’udienza odierna dopo l'invio di una nota da parte del difensore dello stesso politico. L’audizione dell'ex ministro Dc è stata chiesta dalla difesa di Mori e Subranni che ora dovrà decidere se rinunciare o meno alla citazione prevista per il prossimo 16 marzo. Nella giornata di oggi, intanto, erano previste le audizioni di Giovanni Tinebra e Tuccio Pappalardo ma entrambi non si sono presentati in aula. Il primo per un impedimento, il secondo, a quanto pare, per la mancata notifica della citazione. Prima del rinvio del processo la Corte ha voluto riorganizzare il calendario delle prossime udienze, anche in vista dell'astensione dal 20 al 24 marzo stabilita da l'Unione delle Camere Penali Italiane.
Inoltre i pm Nino Di Matteo e Vittorio Teresi hanno chiesto l'acquisizione di alcuni documenti per dimostrare temporalmente quando vennero espletate, e in che modalità, le indagini su quei soggetti (Giovanni Napoli, Nicolò La Barbera e Salvatore Ferro) di cui il confidente Luigi Ilardo aveva dato indicazioni sin dal 31 ottobre 1995 (data del mancato blitz a Mezzojuso). Nei confronti di Simone Castello ed altri, infatti, vi era già un fascicolo aperto a modello 21 per motivi di sicurezza.
L'accusa ha nuovamente chiesto l'acquisizione dell'informativa “Grande Oriente”, inviata il 30 luglio 1996 alle Procure di Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina con il fine di dimostrare che con la stessa “nessun soggetto venne formalmente denunciato da parte del Ros. E che rispetto a quel che accadde nell'ottobre 1995 non venne fatto il nome di Giovanni Napoli, Nicolò La Barbera o altri parenti”.
Nomi che appariranno per la prima volta in un'informativa del 26 gennaio 1998. E' in questa occasione che viene nuovamente messa in evidenza la Fiat campagnola di colore verde già fotografata il 31 ottobre 1995, giorno dell'incontro tra Ilardo e Provenzano. All'informativa è infatti allegata una relazione del 23 maggio 1996 di due uomini della sezione anticrimine del Ros, non inoltrata alla Procura, in cui si attesta che nei pressi della masseria di Giuseppe Olivieri, in località Fondacazzo (la stessa in cui si sarebbe tenuto l'incontro con il boss corleonese ed Ilardo) transitava la stessa Fiat Campagnola di colore verde intestata a Nicolò La Barbera.
Per fare chiarezza anche sulla richiesta di intercettazioni nei confronti dei favoreggiatori di Provenzano Di Matteo ha chiesto di acquisire una serie di richieste di intercettazioni che furono chieste non dal Ros ma dalla Territoriale di Palermo un anno e mezzo dopo Mezzojuso, nell'ambito di un'inchiesta che nulla aveva a che fare con la ricerca dell'allora latitante Bernardo Provenzano.
Intercettazioni che vengono attivate e revocate nel giro di brevissimo tempo.
“Ciò che interessa - ha detto Di Matteo rivolgendosi alla Corte - è provare il fatto storico dei momenti in cui per la prima volta, a distanza di moltissimo tempo, vennero sviluppate quelle indicazioni che, se sviluppate nell'immediato, avrebbero potuto portare all'individuazione di quei soggetti favoreggiatori di Provenzano molto tempo prima e chiarire la tempistica delle indagini, delle informative e delle iniziative dei carabinieri verso la Procura di Palermo”. La Corte, prima di esprimersi sul punto, sentirà nuovamente le parti. Infine l'udienza è stata rinviata a domani dove sono previsti gli esami di Gioacchino Natoli e Francesco Gratteri.

In foto: Calogero Mannino in uno scatto d'archivio © Shobha

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