di Miriam Cuccu e Francesca Mondin
Al controesame il figlio di don Vito: “Mi fu sconsigliato di nominare De Gennaro”
“Nella macchina di mio marito sono stati trovati biglietti e anche proiettili. Una volta a Palermo giunse una lettera di minacce nei confronti di mio figlio Vito Andrea, a cui diedero la scorta. Poi trovarono anche una pistola in via Torrearsa, dove abitavamo, l'abbiamo vista assieme. Io volevo che finisse tutto il più presto possibile, che Massimo dicesse la verità, ero stanca di una vita continuamente in bilico”. Carlotta Messerotti, ex moglie di Massimo Ciancimino (teste-chiave e imputato per concorso in associazione mafiosa e calunnia) ha raccontato al processo trattativa Stato-mafia le minacce di cui erano oggetto ai tempi della permanenza a Bologna. “Conobbi Massimo a 19 anni, poi suo padre. - ha ricordato – Massimo lo adorava, e lui qualunque cosa avesse bisogno si rivolgeva al figlio. Qualunque cosa facesse rendeva Massimo partecipe”.
“Quando chiesi a Palermo il passaporto per mio figlio - ha detto la Messerotto – ci dissero che dovevano fare le dovute indagini per decidere se rilasciarlo. Angela Cuccio, che faceva parte della polizia, disse a Massimo di rivolgersi a qualcun altro” facendo riferimento a personaggi importanti che l'ex marito della teste conosceva, nello specifico a Gianni De Gennaro, ex capo della polizia che poi Ciancimino accusò di essere ”il signor Franco”, misterioso 007 che tra il ’92 e il ’93 avrebbe monitorato passo dopo passo la trattativa Stato-mafia.
Per il passaporto di Vito Andrea, ha proseguito la donna, “andammo a Roma, al bar Thomas ai Parioli. Ci accolse il titolare del bar, che il mio ex marito conosceva, poi ci hanno portato a fare le foto per il passaporto”. Quindi, ha continuato, “siamo andati con quell'uomo a lato del bar, c'era un garage e un'altra persona ci fece firmare dei fogli per il passaporto. Ci dissero di tornare dopo alcuni giorni per ritirarlo, e ci andò Massimo”.
Di De Gennaro, ha continuato la teste, “me ne parlò mio marito, intorno al 2002 o 2003, quando vidi che all'aeroporto di Roma e Palermo avevamo delle agevolazioni e chiesi perchè. Lui mi disse 'conosco una persona importante che mi fa fare queste cose'”. L'ex moglie di Ciancimino ha poi parlato di quei fogli contraffatti dal marito che lo portarono all'imputazione per calunnia nei confronti di De Gennaro. "Non mi ricordo bene chi gli diede i documenti che poi si disse che erano manomessi - ha dichiarato - Mio marito mi parlò di una persona, un certo Rosselli, forse. In uno dei colloqui, a Parma, gli consigliai di dire tutta la verità". Pochi giorni dopo Ciancimino parlò per la prima volta davanti ai magistrati del signor Franco. "Mio marito fu arrestato a Parma davanti a mio figlio - ha affermato la donna - Potevano farlo quando il ragazzo non c'era. Sarebbe stato meglio". "Una volta chiesi a Massimo se avesse falsificato documenti, dopo il suo arresto per calunnia. - ha poi aggiunto la teste - Lui mi rispose: 'Ho aggiunto qualche cosa, aggiungere è falsificare?'".
Parlando delle agevolazioni, la Messerotto ha specificato: “Venivamo trattati in maniera diversa dagli altri, qualcuno in divisa ci aspettava sotto l'aereo a bordo di macchine della polizia, di quelle elettriche degli aeroporti. Facevamo un giro diverso da quello degli altri passeggeri fino all'uscita. Mio marito a volte portava ingenti somme di denaro, decine o centinaia di migliaia di euro, ed era legato a questo, ma quando non capitava il trattamento era lo stesso. Quando dovevamo partire ci recuperavano con la solita macchina e ci portavano all'imbarco, senza passare dai normali controlli”.
E sul signor Franco: “Ne ho sentito parlare dal mio ex marito, intorno al 2010 (quando già Ciancimino veniva già interrogato dai magistrati, ndr) ma non so assolutamente chi sia, di certe cose non ho mai voluto saperne”. Così come ha assicurato di non sapere niente di incontri tra Ciancimino e appartenenti ai servizi.
Ciancimino, nel corso del controesame condotto dall’avvocato Bertorotta, ha raccontato come il signor Franco lo avrebbe aiutato ad ottenere il passaporto per il figlio neonato: “Il signor Franco chiamò qualcuno, ricordo il tono molto imperativo che lasciava poco spazio all’interlocutore”. “La Barbera? No non ricordo il cognome dell’interlocutore”.
Sul coinvolgimento in questa faccenda di De Gennaro Ciancimino jr ha detto: “Io al signor Franco avevo detto che volevo fosse informato De Gennaro” degli impedimenti trovati inizialmente per il passaporto del figlio. Ma alla domanda precisa dell’avvocato Bertorotta il figlio di don Vito ha detto che di questo non ricevette particolari conferme dal signor Franco. "Mio padre - ha detto il teste-imputato - mi diceva che parlare con il signor Franco era come parlare con De Gennaro”. Secondo Ciancimino, sarebbe stato sempre tale Rosselli a dargli quella fotocopia falsificata in cui è stato aggiunto a posteriori il nome di De Gennaro, accanto alla lista di dodici uomini delle istituzioni componenti del "quarto livello", un sistema che comandava anche Cosa nostra. "Fu lui a darmi questi documenti, dicendomi che potevano essere utili nei miei processi - ha chiarito - In successivi incontri mi diede altro materiale. Mi riferì di averlo avuto da qualcun altro, me lo presentò comunque come originale. Rosselli non era ben disposto verso De Gennaro".
“Il livello delle mie dichiarazioni è stato progressivo, l’ultima persona che avrei voluto contro era De Gennaro, mi era stato sconsigliato di nominarlo. Io non l'ho conosciuto, né avevo motivi per parlarne male” ha detto infine Ciancimino jr nello spiegare perché in alcuni verbali del 2010 non citò De Gennaro. Certe dichiarazioni, ha spiegato il teste-imputato “hanno riguardato l’ultima fase” della collaborazione.
Dossier Processo trattativa Stato-Mafia