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violante luciano web3La presenza del Ros dietro i dispacci sulla “nuova Cupola”
di Lorenzo Baldo
Palermo. Da un lancio di agenzia dell'Adnkronos alle dichiarazioni “confidenziali” di Luciano Violante al Tg3 dopo le bombe del '93. Con un ennesimo salto temporale riprende il processo sulla trattativa Stato-mafia. Siamo nel mese di dicembre 1993, esattamente il giorno 10, la notizia viene siglata dal giornalista Nicola Rao, attualmente responsabile del Tg Lazio della Rai, chiamato oggi a deporre. Nei dispacci veniva evidenziato che “il gruppo Riina, guidato da Provenzano, Brusca e Bagarella ha ideato e realizzato gli attentati dell’estate del 1993” e che “il tentativo di Cosa Nostra sarebbe stato quello di intimidire lo Stato con una serie di azioni eclatanti, sperando che il 41 bis non fosse ripristinato''. Quello stesso giorno il Tg3 trasmetteva un servizio di Santo della Volpe (recentemente scomparso) sulla strategia stragista del '93 e sulla “ricostruzione del vertice di Cosa Nostra attorno al latitante Bernardo Provenzano” che culminava con un'intervista all'allora Presidente della Commissione Antimafia, Luciano Violante. “Una nuova cupola mafiosa – spiegava della Volpe nell'introduzione –, un gruppo ristretto di Corleonesi trasversale alla Commissione, ma composto di pochi uomini, avrebbe deciso la strategia stragista e gli attentati di questa estate a Roma, Firenze e Milano. Questa nuova Cupola avrebbe ereditato il potere esecutivo di Totò Riina, che pure continua ad essere tra i capi della mafia, e sarebbe composta da Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Pietro Aglieri e Bernardo Provenzano che è quindi vivo ed operativo”. Nel successivo passaggio il giornalista riprendeva il lancio dell'Adnkronos a firma Rao per rimarcare che le stragi del '93 “sarebbero state decise dalla mafia sotto la pressione degli arresti e dura condizione carceraria nel tentativo, fallito, di arrivare a un patteggiamento con lo Stato sul regime carcerario”. “Gli investigatori che lavorano su questa ipotesi – spiegava della Volpe –, considerata una buona pista anche dalla magistratura di Firenze, per ora possono contare su intense indagini, deduzioni logiche e parziali contributi degli ultimi pentiti della mafia tuttora al vaglio degli inquirenti”. E proprio in quelle indagini “non si esclude la presenza di settori deviati degli apparati dello Stato e di gruppi golpisti come quello che avrebbe tentato l'assalto al centro Rai di Saxa Rubra  proprio negli scorsi mesi estivi”. Rispondendo al cronista in merito al lancio dell'Adnkronos Violante era stato alquanto esplicito. “Sembra proprio che dietro le stragi di quest'estate ci sia la mano della cupola di Cosa Nostra e l'ispiratore sembra sia stato Bernardo Provenzano''. Secondo l'ex deputato Ds, con le bombe del '93 “Cosa Nostra si prefiggeva l'obiettivo di negoziare con lo Stato l'alleggerimento della situazione penitenziaria dei boss. Non c'è riuscita, ma bisogna stare ancor attenti perchè c'è qualche segnale di cedimento su questo versante da parte di qualche Autorità giudiziaria”. A parere di Violante, inoltre, “gli attentati gravi Cosa Nostra non li ha mai commessi da sola, li ha sempre commessi con altri soggetti. Logge massoniche deviate e settori degli apparati istituzionali che hanno tradito la fedeltà della Repubblica”. In aula scorrono le immagini del Tg3 dopo che il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha riletto i passaggi salienti di quei dispacci di agenzia. Ma chi era la fonte del giornalista dell'Adnkronos?, chiede Teresi. “La fonte di queste informazioni era il col. Mori all'epoca vicecomandante del Ros – risponde laconico Nicola Rao –, lo incontravo periodicamente.”. Orientativamente si tratta di una decina di incontri che Rao ebbe con lo stesso Mori. “Dopo le stragi del '92 – prosegue il giornalista –, verso settembre-ottobre, avendo buoni rapporti con il Comando generale dell'Arma dei Carabinieri chiesi al loro ufficio stampa di farmi parlare con un ufficiale superiore del Ros che si interessasse di questi argomenti per avere un quadro della situazione. Il Comando generale dell'Arma mi chiamò dicendo che il vicecomandante del Ros Mori era stato contattato ed era disponibile a incontrarmi e così avvenne”. Rao specifica quindi di non aver scritto nulla dopo i primi incontri e di non aver “un ricordo preciso su quello che mi raccontava delle stragi del '92”. “Mori non era particolarmente espansivo, quando lo incontravo era come una partita a scacchi”. Proseguendo il suo racconto Rao spiega inoltre di aver incontrato Mori dopo le stragi del '93 e di aver saputo da lui della collaborazione dell'ex boss di Porta Nuova Salvatore Cancemi. “A ottobre-novembre del '93 Mori mi da quelle indicazioni sui possibili autori delle stragi del '93”, ribadisce il cronista che, però, si dice “dubbioso sul fatto che i nomi (di quella che veniva definita la 'nuova Cupola', ndr) me li avesse fatti Mori. Provenzano si, me lo disse Mori, ma Aglieri posso averlo aggiunto io... Ricordo che le ipotesi erano le più stravaganti, c'era il riferimento alla Falange armata, al terrorismo di estrema destra...”. Di quelle informazioni Rao ricorda di non aver scritto subito ma di aver atteso più giorni. “Quando finii il colloquio con Mori incontrammo Antonio Subranni e ricordo che si parlava di un 'anonimo', Mori e Subranni dissero in maniera sarcastica: 'sicuramente avranno detto che l'ha scritto De Donno'”. Teresi insiste nel chiedere a Rao se ricorda se Mori e Subranni avessero usato un termine preciso per definire quel documento. “Quando venni sentito dalla Procura di Palermo (nel 2012, ndr) dissi: 'papello',  ma la mia è stata una ricostruzione ex-post, non posso esserne certo...”. “Nella stessa intervista – chiede Teresi – Violante parla di 'segni di cedimento da parte di alcune autorità giudiziarie', ne ha parlato con Mori?”. “No – chiosa Rao –, l'intervista di Violante mi sembrava in 'politichese'”.
Prossima udienza giovedì 19 novembre per la prosecuzione dell'esame del colonnello Riccio.

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