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santapaola-nitto-effdi Lorenzo Baldo e Aaron Pettinari - 12 giugno 2015
Al processo Trattativa le audizioni di Valente, Scibilia e Canali aprono a nuovi interrogativi
“Scrivere a Canali della presenza certa di Santapaola nel barcellonese ed informarlo che Mori era al corrente della vicenda? Non lo ritenni necessario”. Con queste parole l'ex colonnello Silvio Valente, nei primi anni Novanta comandante della sezione anticrimine di Messina, ha spiegato oggi in aula, al processo trattativa Stato-mafia, i criteri che lo portarono a redigere un'informativa, nel luglio 1993, poi consegnata al sostituto procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto Olindo Canali, su quanto avvenuto in aprile a Terme Vigliatore.

Una vicenda che da anni è avvolta da una cortina di silenzi, omissioni e contraddizioni che nel corso del tempo ha contribuito a far finire nel dimenticatoio certi fatti. Ad oltre vent'anni di distanza però la storia sul mancato arresto di Santapaola e la sparatoria che ha visto come protagonista il Ros guidato dal capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, ha acquisito nuovi importanti elementi, nei mesi scorsi affrontati al processo d'appello Mori-Obinu ed oggi davanti alla corte d'Assise di Palermo presieduta da Alfredo Montalto, che permettono di ricostruire una vicenda tanto drammatica quanto inquietante.
E' cosa nota che il 15 marzo del 1993, all'interno della pescheria di Domenico Orifici, grazie alle intercettazioni ambientali viene registrata la voce di un uomo che in un primo momento non viene identificato. Le registrazioni proseguono e pochi giorni dopo la stessa voce fa riferimento all'omicidio di Carlo Alberto dalla Chiesa. A svelare l'identità di “Zio Filippo”, così si faceva chiamare quel soggetto, è Orifici che, parlando con il figlio, dice in maniera diretta: “qua c’era Nitto Santapaola”. Ed ancora una volta la voce del boss catanese viene sentita il giorno successivo.
La presenza di Santapaola venne registrata anche il 5 ed il 6 aprile 1993. La presenza del latitante venne accertata anche per vie informali da Giuseppe Scibilia, ex maresciallo dell'anticrimine di Messina, che subito informò l’allora colonnello Mario Mori. Quest'ultimo, che si trovava in quel momento a Roma, replicò che “avrebbe provveduto”. Ed infatti, così come risulta dall’agenda dello stesso Mori, il giorno successivo si recò a Catania. Nonostante le indagini avessero confermato la presenza di Santapaola e il 6 aprile fosse tutto pronto per il blitz, quella sera stessa avvenne un fatto eclatante che fece saltare l'operazione. L'ex capitano Sergio De Caprio si trovava ‘casualmente’ in transito nella zona dove era stato localizzato il giorno prima Santapaola insieme al capitano Giuseppe De Donno e altri militari del Ros. A detta di De Caprio uno dei suoi uomini aveva individuato un soggetto, scambiandolo per il latitante Pietro Aglieri. Così ebbe luogo un inseguimento, finito a colpi d'arma da fuoco, dell'incensurato Giacomo Fortunato Imbesi, scambiato per il boss anche se non esisteva alcuna somiglianza fisica. Di tutto questo “pasticcio”, così l'ha definito oggi in aula Valente, non venne redatta alcuna informativa alla Procura. E' questo il motivo per cui l'ex colonnello, allora assente in quanto impegnato nel corso di guerra, una volta rientrato alla sezione si è sentito in dovere di redigere il documento. “C'era tutto un lavoro che non era stato fatto – ha detto rispondendo alle domande dei pm – Anche se al mio arrivo, a giugno, Santapaola era già stato arrestato dalla Polizia, non era stato ancora fatto alcun documento su quanto avvenuto nei mesi prima. Io mentre mi trovavo fuori sede fui avvisato solo quattro cinque giorni dopo lo svolgimento dei fatti. Così come ho saputo solo in un secondo momento che quelle intercettazioni di Orifici erano state possibili inserendole nelle indagini sul delitto del giornalista Alfano. La mia intenzione era quella di ottenere tutte le intercettazioni, che erano state consegnate all'autorità giudiziaria e vedere se vi erano riferimenti allo 'zio Filippo' anche in altre registrazioni in modo che si potessero verificare le responsabilità di altri favoreggiatori del boss”. Nonostante il chiarimento però restano diversi interrogativi che fanno emergere quantomeno un atteggiamento leggero da parte dell'ex ufficiale.

Le intercettazioni inascoltabili
Nonostante il clamore dei fatti avvenuti a Terme Vigliatore non si comprende come sia stato possibile che l'ex colonnello Valente non abbia avvertito l'esigenza di recarsi sui luoghi della sparatoria e dove fu registrata la voce di Santapaola. Non solo. Resta un mistero il perché, prima di ascoltare egli stesso le intercettazioni, nell'informativa di luglio si sia sentito in dovere di scrivere che le stesse erano incomprensibili. “Quello che ho scritto in quell'informativa – ha spiegato – è quello che mi fu detto da Scibilia e gli altri. Io tornai e convocai tutti quelli dell'anticrimine per farmi raccontare tutto quello che era successo. Non ricordo chi me lo disse nello specifico. Mi riferirono coloro che avevano eseguito le intercettazioni. So che erano fatte con strumenti inadeguati. Il mio scopo era riavere quelle bobine, dissi: avete fatto una cosa artigianale, ora prendiamo un filtro e vediamo cosa esce fuori. Poiché mi dissero che alcune si ascoltavano bene e altre male e io desumo che, siccome molte potevano essere incomprensibili, bisognava riascoltarle”. E così è stato, tanto che nell'ottobre 1994 viene redatta un'ulteriore informativa, consegnata alla Dda di Messina. In base a quanto riferito da Scibilia alle precedenti udienze però la voce di Santapaola “era chiara” tanto che venne immediatamente riconosciuta da un suo confidente. Un soggetto, quest'ultimo, a cui non si fa alcun riferimento nell'informativa così come restano estromessi i dati sulla certa presenza di Santapaola nel barcellonese e sul fatto che Mori era stato messo al corrente. “Scibilia me lo disse ma non ritenni necessario dire a Canali che Mori era stato informato sulla presenza di Santapaola nel barcellonese - ha detto Valente - Con Mori parlammo a settembre dei fatti d Terme Vigliatore quando facemmo una riunione… si parlò di sfortuna, gli dissi che io c’ero rimasto male a non essere stato informato e lui fece riferimento al fatto che io stavo facendo la scuola di guerra… gli dissi che stavo cercando di rianimare il reparto. Mentre a De Caprio dissi ‘ma vi trovavate proprio là?’. E lui mi rispose che uno dei suoi aveva riconosciuto un latitante. Ma non mi spiegarono perché non avevano preso l’autostrada”.
Rispondendo invece sul motivo per cui non si parla in alcun modo del riscontro effettuato da Scibilia per vie informali Valente ha aggiunto: “Quello che fece Scibilia lo fece in maniera molto artigianale, io ritengo che non era qualcosa di utilizzabile per la polizia giudiziaria… che questo confidente gli avesse detto che quella era la voce di Santapaola… e quindi ho ritenuto di non scriverlo”.
Altro elemento rilevante è poi il contrasto che emerge con le dichiarazioni del sostituto procuratore Canali. Se l'ex pm sostiene di non essere mai stato informato della presenza di Santapaola sul territorio di Barcellona Valente oggi ha dichiarato: “Io so che gli riferivano direttamente a Canali e quindi probabilmente lui già sapeva. Quando gli porto l’informativa non è che mi dice: 'ma cosa mi sta dicendo'. Ricordo che la prima informativa che gli porto a mano lui gli diede un’occhiata e mi diede l’impressione che lo sapesse. Se non lo avesse saputo avrebbe fatto un salto sulla sedia”.
Un contrasto che era emerso già nelle scorse audizioni di Canali e Scibilia quando quest'ultimo aveva sostenuto di aver riferito all'allora sostituto procuratore della presenza di Santapaola. Una circostanza negata dall'ex pm. Alla luce di queste forti difformità e di altri elementi di distonia tra le due versioni è stato chiesto dall’accusa un confronto tra i due teste Scibilia e Canali. La Corte, che si era riservata di interpellare più avanti i difensori che hanno richiesto la visione delle trascrizioni dei verbali delle ultime due udienze, sul punto deve ancora esprimersi.
Di fronte all'assurdo balletto dei ricordi incompleti, per fissare un punto fermo - determinante -, la Procura ha già detto che depositerà una consulenza disposta dalla Dda di Messina sulle bobine contenenti le intercettazioni ambientali nelle quali era stata registrata la voce di Nitto Santapaola. Nelle conclusioni dei consulenti è stata evidenziata una “assoluta intellegibilità fin dal primo momento” in cui le intercettazioni sono state effettuate.

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