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falcone-proc-trattativaAlla prossima udienza sarà sentito il pentito D’Amico
di Aaron Pettinari - 9 aprile 2015
Dopo la deposizione del pentito Di Filippo si è conclusa l’udienza odierna al processo trattativa Stato-mafia ed si riprenderà il prossimo 16 aprile con l’udienza riservata alla deposizione del collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico. Slitterà invece quella del pentito dell’Acquasanta, Vito Galatolo, prevista inizialmente per il giorno successivo. Così i pm citeranno i testi Vittorio Aliquò e Gaetano Gifuni. L’esame di Galatolo si dovrebbe tenere il prossimo 7 maggio.


Processo trattativa, Emanuele Di Filippo: “Bagarella tramite i servizi segreti voleva raggiungere i pentiti”
di Aaron Pettinari - 9 aprile 2015 - Ore 12:58

“Venni a sapere sa Cesare Lupo che Bagarella, tramite i servizi segreti, ‘prima o poi sarebbe riuscito a trovare i pentiti, dove questi si nascondevano, in particolare con riferimento a Giovanni Drago e Giuseppe Marchese”. A raccontarlo in aula è il pentito Emanuele Di Filippo, ex membro del gruppo di fuoco di Ciaculli, al processo trattativa Stato-mafia. “Dopo le bombe c’erano delle lamentele sulla situazione carceraria, sull’inasprimento del carcere, sui pentiti. Non rimasi sorpreso di quelle rilevazioni di Cesare Lupo perché tutti noi ci aspettavamo qualcosa di eclatante per risolvere queste situazioni. Una risposta che arrivasse dall’esterno”. Di Filippo ha anche riferito rei rapporti tra Cosa nostra e la politica. “In un primo momento ci fu l’indicazione di votare Radicale perché si occupava delle carceri, poi si votò Psi, quindi alla fine arrivò l’indicazione per Forza Italia. C’era la volontà dei vertici di Cosa nostra si disse di votare Berlusconi”.


Processo trattativa, ex Dap Falcone: “Appresi che Di Maggio eseguiva accessi nelle carceri senza farsi registrare”
di Aaron Pettinari - 9 aprile 2015 - Ore 12:21

“Quando ero vice Capo dipartimento nel 1996 appresi da un ispettore di polizia penitenziaria che Di Maggio, quando era vice Capo al Dap, non si sarebbe fatto registrare nell’accesso alle carceri. Ciò sarebbe avvenuto a Parma. Questo ispettore mi chiese se fosse possibile e io risposi che se il detenuto era già condannato era possibile altrimenti no. Già ai tempi di Amato c’era una circolare che limitava questo. Non so se questi accessi fossero avvenuti una volta sola o più volte”. A riferire alla corte d'assise di Palermo, davanti alla quale si svolge il processo sulla trattativa Stato-mafia , è il teste Giuseppe Falcone. L’ex Dap, rispondendo alle domande del pm Vittorio Teresi ha anche parlato dei rapporti tra amministrazione penitenziaria e Servizi segreti.
“Ricordo che nell’82-83 c’era una commissione con anche la presenza di organi di polizia, carabinieri e servizi per uno scambio di informazioni. Eravamo in piena lotta contro il terrorismo. Ricordo anche di personale del Dap che è transitato ai Servizi per poi tornare successivamente. C’era un ufficiale, mi pare Ragosa, ricordo che fui proprio io a dare il nulla osta”. Il processo, dopo il controesame, si è interrotto e riprenderà successivamente con la deposizione del collaboratore di giustizia Emanuele Di Filippo.


Processo trattativa, Falcone: “Quando Scalfaro chiese di me per il Dap Curioni disse che non ero uno flessibile”
di Aaron Pettinari - 9 aprile 2015 - Ore 11:25

“Qualcuno, forse don Fabbri, mi disse che quando Scalfaro chiese informazioni su di me per una possibile nomina a Capo dipartimento dell’amministrazione pentienziaria monsignor Curioni disse che ero un ottimo magistrato, laborioso ma con un carattere poco flessibile”. A riferirlo in aula è Giuseppe Falcone, ex Dap, rispondendo alle domande del pm Vittorio Teresi. In particolare sta ripercorrendo il periodo del giugno 1993 quando vennero allontanati dal vertice del Dap Nicolò Amato ed Fazioli. “Conso mi chiamò, era tutto agitato e mi mandò al Dap per ‘prendere la situazione in mano’. Io così feci, mi recai al Dap, mi diedero anche una stanza all’ufficio detenuti ed incontrai anche i sindacati. Poi dopo tre giorni venni richiamato al ministero e Conso era ancora più agitato. E lì mi venne assegnato un nuovo ruolo nell’organizzazione giudiziaria. Quando chiesi se tornassi a fare il Capo della segreteria Conso mi disse ‘Si si, quello che vuoi quello che vuoi” e mi fa il decreto. Non riuscii mai a capire quello che fu il mio ruolo nei tre giorni al Dap. Io mi sentivo in attesa”. Dopo la mancata nomina come capo del Dap Falcone venne contattato persino da Adalberto Capriotti che nel frattempo era stato nominato al posto di Amato. “Mi chiese la disponibilità per essere suo vice e io gliela diedi. Poi una mattina leggo sui giornali che venne nominato Di Maggio. Da quello che so non poteva essere eletto e venne trovato un escamotage per quella nomina. Tempo dopo parlai con Capriotti ma lui non mi diede spiegazioni ed anzi mi disse ‘lasciami stare lasciami stare’”. In merito alla sostituzione di Amato e Fazioli con Capriotti e Di Maggio il teste ha riferito “di non aver mai saputo il motivo. Circolava la voce che Scalfaro si fosse legato al dito l’atteggiamento di Amato che spesso si faceva negare al telefono, ma questa era una diceria”.


Processo trattativa, in aula l’ex Dap Falcone
“Con Amato contrasto su aree omogenee e riforma agenti custodia”

di Aaron Pettinari - 9 aprile 2015 - Ore 11:00
E’ ripreso con l’esame dell’ex Dap Giuseppe Falcone il processo sulla trattativa Stato-mafia. Falcone viene sentito con riferimento al suo “ruolo interno del Dap e ancor più nello specifico alle proposte avute nel corso del 1993 di assumere incarico di direttore o vice direttore del suddetto dipartimento”. Rispondendo alle domande dei pm Vittorio Teresi e Francesco Del Bene (presenti in aula), ha spiegato del suo rapporto con Amato. “Mi trovavo in contrasto con lui sulle aree omogenee e la riforma degli agenti di custodia. Questi i motivi per cui me ne andai i primi del Novanta. Poi ritornai successivamente. Sulle aree omogenee ricordo che venivano concesse ai detenuti per terrorismo rosso e nero quando questi ammettevano di essere colpevoli di certi reati senza però fornire ulteriori elementi. Io ero contrario perché non c’era una collaborazione. Per quanto riguarda la riforma degli agenti di custodia io ero contrario alla smilitarizzazione”.

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