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cianferoni-napolitano-procuradi Lorenzo Baldo - 23 ottobre 2014 - Audio
Posticipata la quarta audizione di Siino per motivi di salute

L’audizione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è alle porte. Il legale di Totò Riina, Luca Cianferoni, ha chiesto di poterlo interrogare dinnanzi alla Corte di Assise Palermo dove si sta celebrando il processo sulla trattativa. Ieri pomeriggio l’avvocato Cianferoni ha fatto pervenire alla Corte una memoria nella quale ha richiesto l’esame del Presidente della Repubblica sulle minacce nei suoi confronti riportate nei documenti depositati la scorsa udienza dalla Procura. Tecnicamente si tratta di un approfondimento istruttorio con tanto di estensione del capitolato di prova relativo all’esame di Napolitano previsto per il prossimo martedì 28 ottobre. Come è noto nell’ordinanza della Corte d'Assise è stato invece circoscritto il contesto della testimonianza di Giorgio Napolitano. Il Presidente dovrà infatti riferire su alcuni specifici passaggi contenuti in una lettera inviatagli il 18 giugno del 2012 dal suo ex consigliere giuridico, Loris D’Ambrosio. Nella missiva quest’ultimo lamentava di essersi sentito un “utile scriba” per “indicibili accordi” avvenuti a cavallo del biennio stragista ‘92/’93. “Lei sa”, scriveva D’Ambrosio a Napolitano, ed è su questo punto che il pool intende chiedere lumi al Capo dello Stato.

L’avvocato Cianferoni ha quindi scritto alla Corte di voler chiedere al Presidente della Repubblica se tra luglio e settembre del ’93, o anche successivamente “sia stato notiziato e posto dunque in condizioni di maggiore tutela rispetto ad un possibile e specifico attentato attinente alla sua persona”. Per il legale di Riina si tratta una circostanza del tutto “rilevante” in relazione alla posizione di Totò Riina proprio per “il momento, la genesi, l’individuazione, di nuovi e diversi obiettivi rispetto alla circostanza della detenzione del sig. Riina già attiva nel gennaio del ’93”. “Ci opponiamo all’esame del teste Napolitano da parte della difesa di Riina”, è stata la secca risposta del pm Nino Di Matteo. Poco prima il magistrato ha chiesto l’acquisizione degli atti (già depositati la scorsa udienza) provenienti dal Sismi e dal Sisde dell’anno ’93, unitamente a documenti del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri del giugno del ’92. In alcune di queste note era stato paventato il rischio attentati nei confronti dell’allora Presidente del Senato Giovanni Spadolini e di Giorgio Napolitano, all’epoca Presidente della Camera. Nell’atto del Comando dei Carabinieri venivano citate “più fonti fiduciarie” che avevano riferito dei progetti di eliminazione fisica nei confronti di Calogero Mannino, Salvo Andò, Paolo Borsellino ed altri. Mentre negli atti del Sismi, dal 29 luglio 1993 fino al 20 agosto del ’93, veniva fatto riferimento all’acquisizione di “notizie confidenziali” dalle quali “si evinceva il pericolo di un’ulteriore strage che doveva essere eseguita in accordo con elementi della politica massonica” nei confronti di Giovanni Spadolini e di Giorgio Napolitano. Nella nota del Sisde del 20 agosto del ’93 l’analisi sulle stragi del ‘93 non lasciava alcuno spazio all’immaginazione. Per gli analisti dell’intelligence quegli attentati sarebbero stati finalizzati “a ricavare nuove forme di trattativa”, miranti quindi “a ottenere forti sconti di pena nell’ambito di una più vasta e generale pacificazione sociale necessaria all’instaurazione del nuovo ordine costituzionale”. A fronte della “pertinenza e rilevanza” dei documenti depositati, Di Matteo si è rivolto alla Corte definendo “superflua” l’istanza del legale di Riina, in quanto “il difensore potrebbe ben far valere le sue eventuali esigenze difensive in sede di controesame”. Il pm ha quindi specificato che si tratta di documenti “riferibili al periodo ‘89/’93 evocato nella lettera del consigliere D’Ambrosio al Presidente Napolitano” del 18 giugno 2012. Dal canto suo il legale dell’Avvocatura dello Stato, Fabio Caserta si è ugualmente opposto all’esame di Napolitano da parte dell’avv. Cianferoni in quanto, introducendo un nuovo tema di prova diverso da quello sul quale è stata data la disponibilità del Presidente della Repubblica, “si rischierebbe di ledere quelle che sono le prerogative presidenziali e la tutela che la Corte Costituzionale ha riconosciuto al Presidente della Repubblica”. Domani mattina il Presidente della Corte di Assise, Alfredo Montalto, scioglierà le riserve. Nel frattempo la prosecuzione dell’esame di Angelo Siino è stata posticipata per motivi di salute; al suo posto è stato sentito Virgilio Amodeo, cugino dell’ex commissario Rino Germanà, che ha riferito sugli episodi relativi ai contatti tra Calogero Mannino e lo stesso Germanà.

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