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palazzo-giustizia-marescialloIntanto la Procura archivia l'inchiesta per concorso esterno sull'ex generale e Narracci
di Aaron Pettinari - 16 maggio 2014
E' il 25 agosto 1992 quando il luogotenente dei carabinieri Roberto Tempesta si reca presso gli uffici del Ros a Roma per incontrare l'allora colonnello Mario Mori. E' quella l'occasione in cui il maresciallo (oggi in congedo) riferisce dei suoi incontri con la “primula nera” Paolo Bellini, figura misteriosa degli anni '80-'90.
Si è parlato anche di questo oggi in aula durante il processo trattativa Stato-mafia che si sta celebrando a Palermo e che vede imputati i boss mafiosi Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, gli ex politici Nicola Mancino (accusato di falsa testimonianza) e Marcello Dell’Utri, gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino.
La giornata di oggi era dedicata proprio all'audizione di Roberto Tempesta, un tempo maresciallo del Nucleo tutela patrimonio artistico dei Carabinieri. “Andai da Mori – ha raccontato rispondendo alle domande dei pm Di Matteo, Teresi e Del Bene - gli dissi che Bellini, che avevo contattato per ritrovare opere d'arte rubate dalla Pinacoteca di Modena, aveva proposto di infiltrarsi in Cosa nostra, grazie alle sue conoscenze con personaggi siciliani. Bellini mi aveva proposto di farmi recuperare 17 dipinti, di cui mi mostrò le foto, e in cambio, per conto di queste persone, chiese gli arresti ospedalieri o domiciliari di cinque figure. Mi diede persino un biglietto con scritti cinque nomi. Ricordo bene quelli di Luciano Leggio, Bernardo Brusca, Marchese, Gambino, forse Pippo Calò.

Leggendo quei nomi mi fu chiaro che era in contatto con la mafia. Mori rispose che era assolutamente impraticabile perché si trattava di esponenti del Gotha di Cosa nostra. Io chiesi comunque che su Bellini fosse fatta una valutazione accurata. Qualora fosse stato valutato positivamente io avevo dato la mia disponibilità ad essere 'specchietto per le allodole'. Mi disse che alla prima favorevole occasione avrebbe mandato qualcuno a parlare con Bellini. Mi fece il nome di Ultimo. Raccontai al colonnello anche di quel che Bellini mi disse sui monumenti, sulla Torre di Pisa e le spiagge di Rimini. Io non capivo dove volesse andare a parare. Mori mi fece capire che forse lui aveva intuito qualcosa ma io non chiesi più nulla”.
Di questo incontro con Bellini Tempesta ne parlò per sommi capi anche con il Colonnello Roberto Conforti, ex comandante del Nucleo tutela patrimonio artistico, ma né quest'ultimo né Mori chiese una relazione di servizio accurata.

Quadri da recuperare
Tempesta ha ribadito che, seppur lo stesse cercando, il primo contatto con Bellini fu del tutto casuale ed avvenne a San Benedetto del Tronto. “In quel periodo c'era stato il furto alla Pinacoteca di Modena e avevamo elementi per pensare che gli autori potessero essere gente vicina al gruppo della mala del Brenta di Felice Maniero. In questo primo incontro, tra il marzo e l'aprile 1992, parlai del furto genericamente mi chiese se c'era un premio in denaro per il ritrovamento della refurtiva. Qualche tempo dopo ci incontrammo una seconda volta (sulla data esatta del secondo incontro c'è incertezza se sia stato prima o dopo la strage di via d'Amelio anche se in un precedente interrogatorio Tempesta lo aveva collocato tra i cinque ed i dieci giorni prima del terzo appuntamento ndr). In questa occasione diedi le fotografie delle opere d'arte da recuperare”.
L'incontro più importante con l'ex primula nera però è sicuramente quello datato (così come riportato in un'agenda) 12 agosto 1992.
“Ci incontrammo presso l'area di servizio Tevere lungo l'autostrada Roma Firenze – prosegue Tempesta - Fu lui a chiamarmi dicendomi che c'erano novità. Esordì dicendomi che era sconvolto per quanto avvenuto in via d'Amelio e che voleva fare qualcosa. Disse che aveva conosciuto delle persone in Sicilia che poteva acquistare la fiducia di queste persone, mi dice che non è riuscito a trovare i quadri di Modena ma che in compenso ha rinvenuto altre 17 opere d'arte. Mi mostrò anche delle immagini di uno di questi quadri, diviso in quattro polaroid, tanto era lungo. Mi disse che erano queste persone siciliane ad aver messo a disposizione queste opere e che lui si era presentato loro come persona con grosse entrature nello Stato in modo da acquisire fiducia. Quindi mi dice che loro avrebbero permesso il recupero dei quadri in cambio degli arresti domiciliari, della libertà provvisoria o della libertà condizionata, anche solo di mezz'ora, di almeno uno tra cinque detenuti scritti in un bigliettino colorato, tipo post-it. Aggiunge di voler far ciò per acquisire fiducia e in quel modo conoscere i futuri obiettivi da colpire in modo da prevenire in tempo utile qualsiasi cosa”.
In base al racconto del teste l'incontro andò avanti per circa un'ora e Bellini disse anche altre cose, come ad esempio “il discorso che queste persone palermitane cercavano piloti per alcuni elicotteri per una lunga percorrenza”. “Bellini voleva che fossi io a seguire la sua infiltrazione in quanto si fidava di me ma io gli dissi che non avevo le capacità organizzative e conoscitive per seguire la vicenda. Gli dissi anche che secondo me la strada non era facilmente mori-mario-ADGpercorribile. Ed è a questo punto che lui mi disse una cosa del tipo: 'Se tu dici che si preparano attentati ai monumenti non saresti legittimato a seguire la situazione?'. E poi mi dice un discorso simile 'ti immagini che effetto destabilizzante si avrebbe se di punto in bianco nelle spiagge come Rimini si trovano aghi infettati d'Aids e poi si sparge la voce, o se vogliono buttare giù la Torre di Pisa? Chi viene più in Italia?' Io intesi queste cose come per indurmi a seguire la sua infiltrazione. Io non potevo e dissi a Bellini che avrei parlato con vertici del Ros”.
E così fece sul finire di agosto e a settembre incontrò Bellini per l'ultima volta. “In quell'incontro Bellini mi disse che non era stato avvicinato da nessuno”.
Il maresciallo ha poi parlato di un nuovo contatto, immediatamente dopo la strage di Firenze, quando già Bellini era stato arrestato per una condanna definitiva. Ma ormai i morti c'erano stati e da lì a poco vi sarebbero state nuove stragi a Milano e Roma.

Le dichiarazioni spontanee di Mori
In avvio di dibattimento a prendere la parola è stato l'imputato Mario Mori, oggi presente in aula, con delle dichiarazioni spontanee volte a smontare le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Stefano Lo Verso, ascoltato in precedenti audizioni. “Contro di me sono state lanciate accuse e calunnie senza produrre una prova che sia una ma ricorrendo esclusivamente ad asserzioni ed illazioni, non documentate ed a conseguenti deduzioni del tutto improbabili se non assurde” ha detto ai giudici. Secondo Mori Lo Verso avrebbe aggiunto delle dichiarazioni, solo dopo che la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro di beni nei suoi confronti.
Inoltre è notizia di oggi che a metà del mese scorso la procura di Palermo ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta con l'ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa, a carico del generale del Ros Mario Mori (a destra) e di Lorenzo Narracci, ex capocentro del Sisde di Palermo. Stessa conclusione nei confronti dell'altro 007 Rosario Piraino, accusato di violenza privata aggravata dall'agevolazione di Cosa nostra, e per il maggiore Antonello Angeli, che rispondeva di favoreggiamento. Il filone di cui i pm chiedono l'archiviazione riguardava una serie di dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino, alle quali non sono stati trovati riscontri. Ora dovrà pronunciarsi il Gip. Mori rimane tra i principali imputati del processo sulla trattativa Stato-mafia e il mese prossimo contro di lui comincerà l'appello nel processo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano, possibile, secondo la Procura, già nell'ottobre del '95 a Mezzojuso (Palermo).
Il processo riprenderà dopo le commemorazioni per la strage di Capaci ed è stato rinviato al prossimo 29 maggio presso l'aula B1 del Pagliarelli quando dovrebbe essere citato l'ex ministro Scotti. Per il giorno 5 giugno, invece, dovrebbe essere la volta dell'ex Guardasigilli Claudio Martelli.

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