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tribunale-palermo-bigUna lettera anonima inviata a Di Matteo parla anche dell'Agenda Rossa di Borsellino
di AMDuemila - 3 gennaio 2013
Una lettera anonima è stata recapitata nell'abitazione del pm di Palermo Nino Di Matteo, uno dei sostituti procuratori di Palermo che si occupano dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. A riferirlo è il quotidiano “La Repubblica”. La missiva, composta da dodici pagine con lo stemma della Repubblica italiana sul frontespizio, è stata inviata lo scorso 18 settembre e viene indicata in codice come “Protocollo fantasma”.

Gli investigatori l'avrebbero giudicata come “attendibile” tanto che starebbero compiendo diverse verifiche. Si ritiene infatti che l'autore possa essere qualcuno che, all’inizio degli anni ’90, avrebbe lavorato in qualche reparto investigativo poiché conosce come un addetto ai lavori alcune vicende delicate, come quella della cattura di Totò Riina, la mattina del 15 gennaio del 1993 il cui covo, garantisce, E' stato visitato da qualcuno prima della perquisizione del procuratore Caselli, per portare via l'archivio del capo dei capi. Un tesoro “nascosto a Palermo per qualche tempo e poi portato via”. L'anonimo, che definisce la lettera come “un esposto”, prima di mettere in guardia i magistrati avvertendoli di essere spiati da “uomini delle Istituzioni” che “canalizzano le informazioni che riescono ad avere”, comincia con una cronistoria dei cadaveri eccellenti di Palermo e di fatti avvenuti, dall’omicidio del segretario del Pci siciliano Pio La Torre (il 30 aprile 1982) fino alla mancata cattura di Bernardo Provenzano dell’ottobre 1995 nelle campagne di Mezzojuso.
A rafforzare l'idea che non si tratti di parole AL vento anche un altro fatto, verificatosi a metà dicembre, con ignoti che si sono introdotti fin sul pianerottolo dell’abitazione del sostituto Di Matteo, lavorando dentro una cassetta elettrica. Nessuno nel condominio aveva disposto lavori nel palazzo e in quel fine settimana il magistrato era fuori città. Ad accorgersi dell'azione i carabinieri della scorta.
Scorrendo le pagine della lettera viene indicato anche dove trovare altre prove del patto Stato-mafia e vengono utilizzate queste parole: “Ci sono catacombe all’interno dello Stato sepolte e ricoperte di cemento armato, ma alcune verità si possono ancora trovare”. Così vi sarebbe un elenco di luoghi, nomi di politici mai indagati fino ad ora. Tra i fatti che il misterioso autore afferma di conoscere vi è anche la sparizione dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino. “L'ha presa un carabiniere”, scrive.
Un fatto che riporta alla memoria la vicenda del colonnello dei carabinieri, Giovanni Arcangioli, accusato dai magistrati di Caltanissetta di avere trafugato l’agenda. L’ufficiale era stato fotografato, in via D’Amelio, mentre si allontanava con la valigetta di Borsellino fra le mani, ma aveva sempre sostenuto di non sapere nulla dell’agenda. Arcangioli era stato poi prosciolto dal giudice sia in fase d’indagine preliminare che dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso della Procura nissena contro il proscioglimento. Ma i pm di Caltanissetta non hanno mai smesso di ricercare nei filmati sulla strage di via D'Amelio il volto di chi possa aver sottratto l'agenda. L'anonimo conclude la lettera con una frase misteriora destinata al magistrato Di Matteo: “Tieni sempre in considerazione che sto lavorando con te, nelle tenebre”. E annota subito dopo, in latino: “Impunitas semper ad deteriora invitat”. L’impunità invita sempre a cose peggiori. Certamente gli elementi riportati nella missiva andranno appurati ma è certo che possono dare un nuovo impulso all'inchiesta sulla trattativa.

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