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"Vedremo cosa manca per far luce su accadimenti storici di grande rilievo"

Dopo sette ore di camera di consiglio la Corte d'Assise d'Appello, presieduta da Bruno Muscolo, ha confermato la sentenza del primo grado all'ergastolo per Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio, e Rocco Santo Filippone, ritenuto esponente della cosca Piromalli. Entrambi sono stati condannati al carcere a vita per l'omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo rientrante nelle cosiddette stragi continentali che hanno insanguinato il Paese nella prima metà degli anni '90.
E' stata così accolta la richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo secondo cui "Filippone Rocco Santo e Graviano Giuseppe sono colpevoli di tutti i reati a loro ascritti, oltre ogni ragionevole dubbio".
Assieme al sostituto procuratore Walter Ignazitto, il pg Lombardo ha istruito il processo chiedendo ed ottenendo la riapertura dell'istruttoria dibattimentale. In quasi due anni di udienze sono stati sentiti, oltre al commissario capo della Dia Michelangelo Di Stefano, diversi collaboratori di giustizia come Girolamo Bruzzese e Marcello Fondacaro.
Agli atti del processo, in piena fase di discussione, è stata acquisita anche un'intercettazione registrata dai carabinieri nell'ambito dell'inchiesta "Hybris" in cui un indagato, Francesco Adornato, parlava della riunione avvenuta a Nicotera dove le famiglie mafiose calabresi avrebbero dato la loro disponibilità a Cosa nostra per partecipare alle stragi. Se sarà o meno una prova decisiva si saprà leggendo le motivazioni della sentenza che sarà depositata entro 90 giorni.
Grande la soddisfazione da parte del Procuratore generale Gerardo Dominijanni, che oggi ha affiancato Lombardo ed Ignazitto durante la lettura della sentenza: "Due anni di lavoro del collega Lombardo, bisogna dirlo, in cui ha creduto in questa ipotesi che mi sembra confermata".
Certo è che la sentenza apre a nuovi scenari investigativi.
"E' difficile in questo momento fare considerazioni - ha commentato Lombardo - Ovviamente leggeremo anche su questi profili la sentenza emessa stasera, precisando una cosa: il pubblico ministero nel processo è quello che parla, fino a un certo punto, non parla più quando c'è una sentenza. Oggi abbiamo una sentenza di secondo grado. Vedremo cosa manca ancora e quale lavoro di completamento, per arrivare ad una ricostruzione che faccia luce davvero su accadimenti storici di grande rilievo, rimane da fare".
E poi ancora rispetto ad una domanda sulla Cosa unica ha aggiunto: "Questo è un tema molto delicato, è difficile parlarne stasera, davvero. Ci sono certamente dei passaggi che vanno fatti ma è prematuro anche comprendere, dato il tempo trascorso, se ancora ci sono tracce su cui si può fare un certo tipo di lavoro. Speriamo di sì". 

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