di Aaron Pettinari
E' attesa per oggi la sentenza del processo d'appello 'Ndrangheta stragista che vede che vede come imputati il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, referente della cosca Piromalli di Gioia Tauro. Entrambi sono accusati di essere i mandanti di quegli attentati che si consumarono tra il dicembre 1993 e il febbraio 1994 in Calabria contro appartenenti all’Arma dei carabinieri. Attentati che nel gennaio 1994 portarono alla morte Vincenzo Garofalo e Antonino Fava, entrambi appuntati scelti.
Quei delitti, secondo l’accusa, rientrerebbero nella cosiddetta “strategia stragista” di ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, applicato alla Procura generale, ha chiesto la conferma della sentenza di condanna all'ergastolo.
I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria (presieduta da Bruno Muscolo, a latere Giuliana Campagna) si sono da poco ritirati in camera di consiglio.
Le parole di Graviano
Prima, però, intervenendo in video collegamento dal carcere di Terni, ha preso la parola il boss siciliano, quasi rispondendo a quell'invito fatto ieri dal procuratore aggiunto Lombardo a dire ciò che sa.
"Ho sentito dire: 'Giuseppe Graviano se dice qualche cosa scopriamo la verità' - ha affermato rivolgendosi oggi alla Corte - Giuseppe Graviano vi ha messo nelle possibilità di voi indagare e andare a trovare la realtà. Vi ha detto: indagate sull'episodio della morte di mio papa e sul mio arresto".
Quindi ha ricordato l'accusa rivolta alla Procura di Palermo, rispondendo alle domande dell'avvocato Antonio Ingroia in primo grado, sul "processo della morte di Michele Graviano che è rimasto nei cassetti".
L'imprenditore del Nord e i riscontri di Firenze
Ma Graviano non si è fermato a queste parole e al tentativo di screditare le accuse di Gaspare Spatuzza. Infatti, pur senza fare il nome, è tornato a parlare dell'ex Presidente del consiglio Silvio Berlusconi: "Riguardo all'imprenditore del Nord ho sempre riferito che i miei contatti erano solamente per i soldi che aveva consegnato mio nonno. E ho dato tutte le date. E questo è stato riscontrato. Pochi giorni fa tutti abbiamo appreso quello che dicono i mezzi di informazione, la Procura di Firenze ha riscontrato quello che ho detto io".
Poi ancora ha parlato dei giorni del suo arresto: "Quando parlo ai miei familiari e dico che sono stato arrestato loro mi dicono che lo sapevano già. E che era già spuntata la scritta in un'emittente televisiva che erano stati arrestati i fratelli Graviano, Giuseppe e Filippo. Ma i carabinieri non lo sapevano. Chi è stato a farmi arrestare ha indicato: 'lo troverete lì'. I carabinieri sapevano che ero solo io e altre persone non sapevano chi era (il fratello, ndr). Chi è andato a controllare e che ha passato la notizia all'emittente ha detto che eravamo tutti e due i fratelli".
Ovviamente Graviano non ha fatto nomi ulteriori. Ed infine ha negato di aver mai conosciuto i Piromalli o di essere stato in Calabria: "Non li conosciamo, e io li ho conosciuti in carcere. Io vi ringrazio a tutti e vi dico che se si volesse scoprire la realtà io ho dato i punti dove andare a cercare". Dopo di lui è intervenuto, per la prima volta durante il processo, anche Rocco Santo Filippone: "Sono innocente. - ha sostenuto - Non conosco e non ho mai visto Graviano. Io non ho mai parlato con un siciliano. Io ho lavorato 40 anni in un'azienda. Sono pensionato". La sentenza della Corte d'Assise d'Appello è prevista in serata.
Foto © ACFB
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