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Al processo d'appello 'Ndrangheta stragista concluso l'esame del collaboratore di giustizia

Il concetto di "unitarietà" della 'Ndrangheta; la necessità di una "garanzia politica" per l'espansione degli interessi in tutta la Calabria; il cambio di prospettiva con Bettino Craxi (prima) e con Silvio Berlusconi (poi). Sono questi alcuni degli argomenti affrontati ieri durante l'esame del collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese davanti alla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria (Bruno Muscolo, presidente; a latere, Giuliana Campagna) per il processo 'Ndrangheta stragista.

L'ex 'picciotto onorato' della Ndrangheta di Rizziconi, nella Piana di Gioia Tauro, è tornato a rispondere alle domande del Procuratore generale di udienza, Giuseppe Lombardo, tornando su quell'incontro a cui aveva assistito in un agrumeto tra Peppe Piromalli, gli altri capomafia ed i due politici eccellenti.

In quel momento storico, che il collaboratore di giustizia grazie alle richieste di precisazione di Lombardo ha circoscritto nell'ottobre-novembre 1978, "l'espansione degli interessi della 'Ndrangheta in tutta la Calabria dovevano avere una garanzia politica, contestualizzata da Silvio Berlusconi, che aveva amicizia con Peppe Piromalli e che aveva interessi ad ampliare accadimenti successivi. Berlusconi garantiva per il pacchetto di voti di Craxi. Lui era amico di Craxi. E' lì che c'è il cambiamento di prospettiva perché la Dc aveva iniziato il suo declino e la 'Ndrangheta aveva la necessità di una referenza politica".

Bruzzese avrebbe appreso di questo progetto politico dal padre, Domenico Bruzzese (da cui raccolse l'eredità di riferimento nel contatto con le altre famiglie all'età di diciotto anni, ndr), e da Teodoro Crea.


ndrangeta stragista


Interessi americani-interessi di 'Ndrangheta
Secondo Bruzzese un altro momento storico di rilievo fu l'evento del sequestro della Achille Lauro e il caso politico di Sigonella. "Si era in carcere quando ci fu l'evento di Sigonella e alla 'Ndrangheta andò di traverso il polpettone - ha detto in aula - si era allibiti. Io al tempo facevo lo spesino e portavo le ambasciate. Quando videro che Craxi si oppose agli americani si capì che stava succedendo un qualcosa che non faceva bene agli interessi della 'Ndrangheta. Ecco perché da quegli episodi in poi si prepara un altro assetto da parte della 'Ndrangheta per arrivare al 1990, si vede cosa è stato Mani Pulite e si organizza il partito di Forza Italia". E poi ancora: "L'interesse era avere un partito politico per la capacità di organizzarsi contro i pentiti. E c'erano gli interessi internazionali. Il sequestro Getty era per il finanziamento della 'Ndrangheta di Gioia Tauro e per operare in campo internazionale con gli stupefacenti e la cocaina, con il monopolio che oggi lo detiene la 'Ndrangheta e non la mafia. Questi sono cambiamenti storici".

I Piromalli al centro
Nel corso dell'esame Bruzzese ha parlato delle dinamiche criminali delle grandi 'famiglie di Ndrangheta' del versante tirrenico del Reggino: i Piromalli, gli Alvaro, i Pesce, i Mancuso, gli Avignone, i Longo, i Rugolo, i Mammoliti, i Crea, impegnati negli anni '70 in sanguinose faide che hanno lasciato sul terreno decine di morti ammazzati, anche fuori Calabria. Quindi ha spiegato le necessità per cui si arrivò alla pace in quei conflitti, con la famiglia Piromalli che divenne riferimento.

Tra i nomi fatti da Bruzzese tra quei soggetti che ruotavano attorno a Piromalli è stato fatto anche il nome di Rocco Santo Filippone (imputato nel processo assieme a Giuseppe Graviano ed entrambi condannati in primo grado all'ergastolo, ndr). "Era un uomo di 'Ndrangheta di spessore notevole con Nino Napoli e Pasquale Santoro di Melicucco - ha detto il pentito - Il loro Paese è vicino a Rizziconi. In una occasione, durante la latitanza ci fu pure un incontro in cui dovetti chiarire la mia posizione rispetto all'operato di altri due soggetti che mi accompagnavano nella latitanza. Loro volevano accaparrarsi alcuni territori di Melicucco, ma non avevano messo in conto che c'era la locale là. Io non avevo alcun interesse là, così ci fu un incontro chiarificatore. Filippone era il capo della locale".


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Da sinistra: Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano


L'avvento di Forza Italia
Alla scelta di puntare su Forza Italia, a detta del pentito, si arrivò dopo 'Mani pulite': "Dopo che crolla Craxi si pensa a un nuovo partito politico e un nuovo referente politico per dare l'ossigeno giusto. E individuano Berlusconi. Tutti si adoperarono per quello che poi è stato il 1994. Ed in Sicilia ci pensavano i siciliani".

Quell'appoggio a Forza Italia sarebbe perdurato nel tempo, anche in successive elezioni.

"Il papà di Amedeo Matacena, quello delle Caronti, aveva il comparato con Peppe Piromalli. Matacena, quindi, affiancava Piromalli nel sostenere Forza Italia dal ‘98 al 2000, mentre gli Alvaro sostenevano Giuseppe Scopelliti. Nel contempo la famiglia Crea sosteneva Mimmo Crea di Saline Joniche e la famiglia Rugolo sosteneva quello che era Pasquale Inzitari".

Successivamente Bruzzese ha riferito del forte interesse della 'Ndrangheta reggina nell'appoggiare elettoralmente nel 2000, alle elezioni regionali, l'ex Procuratore generale di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, candidato da Forza Italia e dal centrodestra alla carica di presidente della Regione. "Nel 1998 già ci fu un incontro con Mico Alvaro, Mommo Facchineri, io e Teodoro Crea quando c'era l'elezione di Chiaravalloti. Si doveva sostenere Chiaravalloti, e Teodoro Crea in un certo senso si opponeva a questa candidatura di Chiaravalloti che era nel partito di Forza Italia perché diceva che era un giudice. In quel momento Mico Alvaro gli disse che si deve allineare a quella che è la volontà di tutte le altre famiglie. Io ero lì, ero presente, ero latitante e disse che Piromalli, Mancuso, Pesce e Reggio erano tutti d’accordo con l’elezione di Chiaravalloti".

Quindi ha aggiunto: "Mico Alvaro diede un ordine specifico, categorico e imperativo: 'Ti piace o non ti piace Chiaravalloti deve essere candidato alla Regione Calabria". "Siccome Teodoro Crea aveva una particolarità verso Domenico Alvaro, fece spallucce e disse 'Rizziconi sosterrà questa candidatura'".


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Bettino Craxi © Imagoeconomica


A seguito della contestazione del procuratore aggiunto Lombardo ha anche confermato quanto detto nel 2021, cioè che in quell'occasione "fece riferimento anche ai siciliani", ovvero che "la parte catanese e corleonese erano d'accordo ed erano tutti unanimi".

Inoltre il pentito, rispondendo alle domande del rappresentante della Pubblica accusa, ha anche raccontato che alcuni ristoranti e alberghi del Vibonese - l'ex Hotel 501 e il Sayonara - erano di fatto a disposizione della 'Ndrangheta, che ne utilizzava le strutture per riunirsi "senza essere registrati, oppure per far celebrare i matrimoni tra i rampolli della più importante 'famiglia' della Ndrangheta calabrese".

Ed è in quei luoghi, anche, che si sarebbero recati Craxi e Berlusconi in occasione del "famoso" incontro nell'agrumeto con i boss.

Sempre su quell'incontro, infine, ieri Bruzzese ha anche riferito di ricordare la presenza di un altro politico calabrese. "Era già lì non sopraggiunse con gli altri due (Berlusconi e Craxi). Non ricordo come si chiama, ma come stazza era simile a Bettino Craxi e aveva gli occhi blu profondo ed i capelli bianchi. Questo lo avevo inserito nel mio dimenticatoio, ma successivamente c'erano le elezioni politiche (effettivamente così fu il 3-4 giugno '79). Questa persona era già lì, in piedi, accanto a Peppe Piromalli. Poi lo incontrai anche successivamente in altra occasione".

Il processo è stato rinviato al prossimo 13 dicembre per il controesame delle difese.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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