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Dal 6 aprile saranno sentiti i collaboratori di giustizia

Cosa c'entrano i Graviano con Nizza? Il presupposto è semplice ed è stato nuovamente spiegato dal vicequestore della Dia, Michelangelo Di Stefano, sentito oggi in sede di controesame nel processo d'appello 'Ndrangheta stragista che si sta celebrando davanti la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria (presidente Bruno Muscolo, a latere, Giuliana Campagna). 
"Siamo partiti dal presupposto che nel luglio del 1993, mentre a Roma e a Milano il giorno 28 esplodono le bombe continentali, parallelamente a Nizza si teneva un incontro tra Vittorio Canale, Broccoletti del Sisde, un agente libico e Nucera per discutere la possibile evasione di Totò Riina. Ecco che la connessione Nizza-Vittorio Canale, sul piano investigativo, mi sembra più che logica. In modo sterile e notarile abbiamo collegato Nizza con Nizza. Evidenziando che successivamente Nizza divenne anche presunto oggetto di interesse, di presenza, per altri soggetti della famiglia Graviano" ha detto il teste rispondendo alle domande dell'avvocato di Giuseppe Graviano, Giuseppe Aloisio.
E' un fatto noto che i figli dei due fratelli Graviano (Giuseppe e Filippo) siano nati in una clinica di Nizza, lussuosa al pari del Grand Hotel, sulla romenade des Anglais in cui venne festeggiato il battesimo dei due bambini.  
Come evidenziato nell'informativa della Dia, sarebbe quel medesimo albergo che negli anni Novanta ospitava un casinò, in mano a Vittorio Canale, ambasciatore del clan De Stefano e del suo storico boss don Paolino. 
Sempre a Nizza, poi, venne arrestata anche Nunzia Graviano, sorella dell'imputato condannato in primo grado assieme a Rocco Santo Filippone, in qualità di mandante degli attentati ai carabinieri tra il 1993 ed il 1994 (in cui persero la vita anche gli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo). 
Per il legale del boss di Brancaccio si tratta solo di suggestioni. Per l'accusa una serie di fatti che, messi insieme, permettono di inquadrare uno scenario preciso sulle possibili connessioni tra le varie organizzazioni criminali. Quelle stesse connessioni che furono messe in campo nell'organizzazione delle stragi. 
L'udienza è durata poco più di un'ora e mezza nel corso della quale il legale del boss di Brancaccio ha cercato più volte di far andare in confusione il teste chiedendo anche se vi fossero stati accertamenti sui collegamenti tra Cosa nostra ed il Golpe Borghese, sulle differenze tra le cosiddette “fonti di prova aperte e gli effettivi riscontri di polizia giudiziaria”, sui presunti colloqui carcerari di Graviano non registrati con elementi dei servizi segreti, ed altro. 
Il processo è stato poi rinviato al prossimo 6 aprile quando verrà sentito un collaboratore di giustizia tra Parisi e Romeo. La Procura generale, rappresentata oggi dal sostituto procuratore Walter Ignazzitto, comunicherà alle parti solo nei prossimi giorni con chi intende iniziare.

Foto © Imagoeconomica

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