graviano giuseppe dietro sbarredi Francesca Mondin
“Gli esponenti delle organizzazioni criminali hanno contatti anche con altre organizzazioni”, per “la 'Ndrangheta, Cosa nostra, Camorra e Sacra Corona Unita è sempre stato così, fa parte delle dinamiche delle organizzazioni criminali”. A dirlo è il collaboratore di giustizia Nicola Notargiacomo, sentito assieme al fratello Dario al processo 'Ndrangheta stragista in cui sono appunto imputati, per gli agguati ai carabinieri in Calabria, un boss siciliano e uno calabrese: Giuseppe Graviano (in foto) boss di Brancaccio già al carcere duro e Rocco Santo Filippone.


Nicola e Dario Notargiacomo, ex esponenti della cosca cosentina dei Perna-Pranno, hanno ricostruito i rapporti che instaurarono assieme a Stefano Bartolomeo e con i Giuseppe Graviano alla fine degli anni '80.
I primi incontri con i siciliani avvennero nel carcere di Trani dove i fratelli Notargiacomo incontrarono tra gli altri Giuseppe Marchese e il fratello della cosca dei Corso dei Mille, con loro - hanno detto i due pentiti - instaurammo un'amicizia di tipo fraterna e dopo la scarcerazione andammo a conoscere i famigliari”. In quell'occasione “conobbi il cugino Giovanni Drago ha detto Nicola Notargiacomo.
Fu proprio Drago, secondo la ricostruzione di entrambi i fratelli a far conoscere loro Giuseppe Graviano una volta usciti dal carcere: “La prima volta lo incontrai a casa di Giovanni Dragoha detto Dario Notargiacomo spiegando che “nacque un rapporto di simpatia e fiducia con Graviano” e poi “si instaurò un rapporto di affari: noi davamo armi e loro ci davano eroina”.
“Ci vedevamo spesso con Graviano, spesso andavamo noi a Palermo, o veniva lui”.
Il primo ad avere contatti con Graviano, secondo il racconto di Dario Notargiacomo, sarebbe stato il più alto in grado Stefano Bartolomeo, il quale “mi disse che i Graviano erano molto potenti e che avevano agganci a livello nazionale anche con politici”. Sempre lo stesso Bartolomeo gli avrebbe detto che “i Graviano erano vicini a personaggi della destra eversiva”.
I Notargiacomo-Bartolomeo sarebbero stati in grado di procurare anche “armi particolari, lancia missili” e “telecomandi per autobombe” tramite “un aggancio con la cosca Paradiso di Lamezia Terme” che “aveva agganci anche in Germania con personaggi vicini alla Nato” ha spiegato Dario Notargiacomo.
Il Graviano ad un certo punto “mi chiese se avessi contatti per apparecchiature congegni elettronici e anche telecomandi - ha raccontato Dario Notargiacomo - e io non li conoscevo tecnicamente ma chiesi a Paradiso che mi disse: 'se poi vi servono telecomandi e congegni per armi alla libanese, non ci sono problemi ve li produco io”.
I due fratelli inoltre, hanno raccontato che la loro cosca avrebbe procurato ai Graviano anche qualche centinaio di litri di “acido solforico” che “serviva per distruggere cadaveri”.
I rapporti tra Graviano e Notargiacomo e Bartolomeo non si limitavano solo a scambi di droga e armi ma addirittura sarebbe stato chiesto ai calabresi un “possibile rifugio” per il boss Totò Riina.
“A cavallo dell'88 abbiamo ospitato Graviano” che “aveva dei problemi a Palermo, tanto che non ci aveva dato alcun preavviso del suo arrivo, so che c'era qualcuno degli scappati che stavano con Bontate che erano rientrati a Palermo e lui aveva paura per l'incolumità" ha raccontato Dario Notargiacomo. In quell'occasione “si parlò di alcune villette in Sila (parco nazionale vicino a Cosenza, ndr) in cui potevano andare per stare tranquilli”.Graviano avrebbe anche parlato con Dario Notargiacomo“della futura possibilità che forse sarebbe venuto Riina e che lo avremmo ospitato in Sila perché era un posto tranquillo e non era al centro dell’attenzione”.
Invece l'anno successivo furono i Notargiacomo e i Bartolomeo a chiedere ospitalità ai Graviano. I fratelli cosentini hanno infatti raccontato nel dettaglio quanto già accennato nella scorsa udienza da Giovanni Drago riguardo la permanenza all'Euromare village in Sicilia. “Graviano ci diede una sorta di copertura dopo che il 14 maggio 89 Stefano Bartolomeo, suo fratello e Miceta furono vittime di un agguato” ha detto Nicola Notargiacomo raccontando della spaccatura avuta con il clan Perna.
Durante la permanenza nel residence i Notargiacomo avrebbero incontrato diversi esponenti di Cosa nostra: “Venivano spesso Graviano, Drago, conobbi Tutino, Tulio Cannella, Fifetto Cannella ed altri”.

Omicidio Cosmai e violenze in carcere
Entrambi i fratelli hanno raccontato che “l'omicidio del Dott. Cosmai maturò in carcere per i pestaggi che avevano raggiunto un livello insopportabile: gli agenti di custodia prendevano a manganellate i detenuti per nulla”.
“Nel carcere di Cosenza si facevano pestaggi e torture - ha aggiunto Dario Notargiacomo - questo è durato per due anni circa dal 1983 fino all’85. Erano state fatte delle richieste ai magistrati di sorveglianza per sanare queste situazioni ma non se ne venne a capo e così abbiamo deciso l'omicidio Cosmai perchè questi eventi erano imputati a lui ed a una squadretta di agenti penitenziari”. Addirittura Dario Notargiacomo ha raccontato un episodi violento contro Stefano Bartolomeo: “A Cosenza fu legato ad un letto e gli furono tagliate, non completamente, con un coperchio delle scatolette di tonno le vene dei polsi per farlo cantare. Fu torturato sempre da questa squadretta”.

ARTICOLI CORRELATI

'Ndrangheta stragista, parla Cannella: ''Bagarella sapeva di Forza Italia già nel dicembre '93''

Il killer di Mormile: educatore ucciso perché ha parlato dei rapporti tra i Papalia e i servizi

Delitto Mormile, ''Falange Armata'' e Servizi nelle parole del pentito Foschini

Giuseppe Graviano parla al processo 'Ndrangheta stragista

Le rivelazioni di Graviano: ''Attentati islamici evitati grazie a Cosa Nostra''

Leggi Dossier Processo 'Ndrangheta stragista

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos