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E' stato fissato per il 2 luglio, davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, l'inizio del nuovo processo di secondo grado "'Ndrangheta stragista" che vede imputati il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano e quello di Melicucco Rocco Santo Filippone, come mandanti degli attentati ed omicidi avvenuti tra il dicembre 1993 e il febbraio 1994, in cui persero la vita anche gli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo (uccisi il 18 gennaio sull'autostrada Salerno-Reggio, ndr).
Lo scorso dicembre la Cassazione aveva annullato con rinvio la condanna all'ergastolo nei confronti dei due boss. Diversamente ha condannato definitivamente Rocco Santo Filippone a 18 anni essendo stato definitivamente accertato che la 'Ndrangheta ha partecipato alle stragi e agli attentati ai carabinieri e che rientrano a pieno titolo in quella strategia stragista ordita nei primi anni Novanta proprio per l’obiettivo di piegare lo Stato e ottenere benefici legislativi e penitenziari dalla politica. 
Semplicemente la Cassazione ha ritenuto che "l'affermato ruolo di mandanti ascritto agli attuali ricorrenti (per l'appunto Graviano e Filippone, ndr) non sia dimostrato adeguatamente perché le dichiarazioni valorizzate sono connotate da evidenti e, allo stato, insanabili contraddizioni risultanti dal testo della sentenza che la Corte distrettuale non ha in alcun modo chiarito". 
Il riferimento è al dichiarato dei collaboratori di giustizia Antonino Lo Giudice e Consolati Villani. Secondo i giudici "Già il solo raffronto tra i verbali delle dichiarazioni (per la parte di interesse trasfusi nella sentenza) rese da Consolato Villani e da Antonino Lo Giudice quanto alla individuazione della loro "fonte di conoscenza" mette a nudo un insanabile contrasto: entrambi dicono di avere appreso dall'altro le informazioni in oggetto". Così, per la Suprema Corte, si genera un "corto circuito" su cui la prima Corte d'assise d'appello non è intervenuta. Per "sanare" il contrasto, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza "La Corte di appello, nei limiti che saranno indicati, dovrà procedere ad un nuovo giudizio e, in particolare, dovrà valutare se, rispetto alle lacune del ragionamento probatorio e dell'argomentazione della motivazione della sentenza impugnata (che in seguito saranno evidenziate), il "riascolto" ed eventualmente il 'confronto' tra i collaboratori, Consolato Villani e Antonino Lo Giudice, possa avere rilievo".
Più volte abbiamo evidenziato come il processo 'Ndrangheta stragista, condotto dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, oggi facente funzione della Procura di Reggio Calabria, sia stato ritenuto scomodo, non solo perché ha dimostrato l'asse tra Cosa nostra e 'Ndrangheta dietro le stragi, ma soprattutto perché, tanto in primo quanto in secondo grado, in aula è stato ricostruito il disegno politico dietro di esse.
La Cassazione ha definito inconsistenti alcune testimonianze dell'istruttoria in appello e di fatto non ha voluto considerare, a nostro avviso in maniera grave, dei fatti fondamentali per comprendere il contesto delle stragi. 
Adesso vedremo cosa accadrà nel nuovo processo d'appello. 

Foto © Emanuele Di Stefano

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