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La legale deve anche pagare una multa da 300 euro, lo stesso anche per ex moglie Andriotta

Al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via d’Amelio che si celebra a Caltanissetta, non si è presentata in aula, per la seconda volta, l’ex avvocata del falso pentito Vincenzo Scarantino. Il Presidente del Tribunale, dopo una breve Camera di consiglio, ha quindi disposto l'accompagnamento coattivo per la prossima udienza che si terrà a gennaio. A essere citata dalla difesa di Mario Bo - uno dei tre poliziotti imputati - è l'avvocata Lucia Falzone, che per un periodo è stata la legale del “picciotto della Guadagna”. Secondo l'accusa l'ex collaboratore di giustizia sarebbe stato indotto, dopo le stragi mafiose, ad accusare degli innocenti, che poi furono condannati. Scarantino con le sue dichiarazioni depistò le prime indagini sulla strage di via d'Amelio. Lucia Falzone, che è di Caltanissetta, ha presentato al Tribunale un certificato medico. Ma il Presidente Francesco D'Arrigo ha deciso di disporre l'accompagnamento coattivo con la multa da 300 euro. La stessa decisione vale anche per Arianna Bossi, ex moglie di un altro falso pentito, Francesco Andriotta. Anche Bossi avrebbe dovuto essere ascoltata oggi. Le due donne dovranno presentarsi, come disposto dal Presidente D'Arrigo, alla prossima udienza, che si terrà il 12 gennaio 2022, alla ripresa del processo. Nel 1995 l'ex pentito parlando con la sua legale, appunto l'avvocata Falzone, che oggi avrebbe dovuto essere ascoltata nel dibattimento, diceva: "Mi sento preso in giro'', senza sapere di essere intercettato nella sua casa di San Bartolomeo al Mare, in Liguria. E' il 22 gennaio del 1995 e Scarantino si confidava con l'avvocata. Si sentiva ''preso in giro'' ma ''non dagli avvocati'', chiariva al legale. Per questo motivo voleva tornare in carcere e ''rispedire la famiglia a Palermo''. ''Afferma che non ce l'ha con i magistrati - come annotavano i poliziotti nel brogliaccio che è stato depositato alla Procura di Caltanissetta nell'ambito dell'indagine aperta dalla Procura di Messina su due magistrati poi archiviata - ma con qualcuno di Palermo che lo vuole fare innervosire'' e che vede ''cose strane''. E ribadiva che lui ''sa di parlare con sincerità''. Il giorno successivo, invece di tornare in carcere e ''rispedire la famiglia a Palermo'', deponeva al processo per la strage. Scarantino voleva ritrattare la sua falsa confessione alla vigilia della deposizione in aula?
"Non sono pentito di quello che ho fatto, anzi dovevo parlare subito dopo il mio arresto", diceva invece il 4 maggio del 1995 parlando con la cognata al telefono. I due non sapevano di essere intercettati. Anche questa conversazione era finita nel brogliaccio depositato dalla Procura di Messina ai colleghi nisseni nell'ambito dell'inchiesta sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio. Poco prima la moglie di Scarantino, Rosalia parlando con la sorella e quest'ultima gli diceva: ''Se Enzo (Scarantino, ndr) torna indietro con la sua scelta è meglio per tutti''. E Rosalia le diceva che quando sente parlare al telefono del marito ''pensa sempre a brutte cose''. Ma quando passa la cornetta al marito, Scarantino dice alla cognata di non essere affatto pentito della sua scelta. Si diceva ''preoccupato'' per la suocera perché la madre ''non la tocca nessuno''. La prossima udienza si terrà il 12 gennaio 2022, alle 9.30. A presentarsi in aula, coattivamente, saranno sia l'avvocata Lucia Falzone che l'ex moglie dell'ex pentito Francesco Andriotta.

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