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di AMDuemila - Video
Nei giorni scorsi, al processo sul depistaggio delle indagini successive alla strage di via d'Amelio che si celebra a Caltanissetta nei confronti di tre poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia aggravata, la Procura di Caltanissetta aveva depositato i verbali riassuntivi, ieri però, come riportato dalle agenzie, sono state depositate anche le trascrizioni integrali di alcune conversazioni intercettate tra il falso pentito Vincenzo Scarantino, i suoi familiari e alcuni pm che gestivano la sua collaborazione con la giustizia. Le intercettazioni risalgono al periodo in cui il falso pentito si trovava in Liguria nella località protetta di San Bartolomeo al Mare, tra la fine del '94 e il 95. Si tratterebbe di telefonate di routine in cui l'ex picciotto della Guadagna si lamentava con i pm nisseni per il trattamento che subiva.
Le conversazioni erano state registrate su una serie di bobine mai analizzate che, recentemente, la Procura di Messina ha acquisito agli atti dell'inchiesta che, sempre per il depistaggio, vede indagati gli ex pm del pool che indagò sulla strage: Annamaria Palma e Carmelo Petralia. Come i poliziotti sotto processo a Caltanissetta, i due magistrati rispondono di calunnia aggravata.
L'AdnKronos ha riportato alcune di queste intercettazioni presenti nelle 178 pagine di trascrizioni delle bobine e il sito di Repubblica Palermo ha anche pubblicato alcuni audio tra cui quello dell'8 maggio 1995.
A parlare con Scarantino è il pm Carmelo Petralia: "Scarantino, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento... mi sono spiegato, Vincenzo... si sente pronto lei?...". Nella conversazione intercettata, trascritta dagli uomini del Ros di Messina, Petralia dice ancora a Scarantino: "Sicuramente ci sarà anche il dottor Tinebra quindi tutto lo staff delle persone che lei conosce. E lei potrà parlare con Tinebra, con La Barbera di tutti i suoi problemi, così li affrontiamo in modo completo". Poco prima Petralia aveva detto: "Ci dobbiamo tenere molto forti perché siamo alla vigilia della deposizione".
Nelle conversazioni vi sono le lamentele del collaboratore che si autodefinisce, ad esempio "uno spione di questura" e "non un collaboratore". In una telefonata, ancora, Scarantino dice alla pm Palma che ha "paura di andare a Genova" per un interrogatorio. Ma "la sua interlocutrice - scrivono i carabinieri nella trascrizione - lo rassicura in merito alla sicurezza dei trasferimenti che dovrà effettuare ma Scarantino le spiega che ci sono delle persone che dovrà incontrare che a lui non piacciono, specificando, a domanda, che non si tratta della dottoressa (Sabatino ndr) bensì di individui che sono in quell'ufficio". "A questo punto Scarantino ribadisce che deve parlare con la sua interlocutrice", si legge nella trascrizione degli inquirenti.



Le telefonate a Mario Bo
Nell'elenco delle telefonate emerge che diverse volte Scarantino avrebbe cercato di mettersi in contatto con Mario Bo, uno dei tre imputati, chiamando in Questura. Ma il funzionario non gli avrebbe quasi mai risposto. Sempre l'Adnkronos riporta i passaggi. "Il dottore è fuori", gli rispondono dalla sua segreteria. "Scarantino chiede se c'è il dottore Boa (fonetico) - si legge nella trascrizione - Scarantino chiede a che ora lo potrà trovare e il suo interlocutore gli dice che oggi è fuori e precisa che ha capito con chi stava parlando domandando se deve riferire qualcosa". E queste telefonate si ripeteranno per numerose volte. Tutte a vuoto, o quasi. In una telefonata tra i due, che verrà registrata, Bo chiede a Scarantino, che è agitato, cosa sia accaduto. "Vincenzo afferma che vuole tornare in carcere perché non se la sente più. Il dottor Bo gli chiede testualmente 'Siamo sempre ai soliti, no?' e gli domanda se ha parlato con l'avvocato. Scarantino conferma di avere parlato con il legale al quale ha chiesto di riferire la sua scelta ai magistrati così come sta chiedendo al dottor Bo di comunicarla al dottor La Barbera. Il dottor Bo gli chiede se è per i soliti motivi che gli ha detto o se c'è altro ma Scarantino non specifica. Bo afferma che ne parlerà con La Barbera".

Colloquio con i familiari
Anche le registrazioni dei colloqui con il cognato sono finite adesso nel processo sul depistaggio sulla strage di via d'Amelio in corso a Caltanissetta.
E in un'altra conversazione con il cognato dice di "non avere mai subito alcuna pressione" per collaborare.
"Angelo Basile, fratello della moglie - scrivono i carabinieri nelle trascrizioni - come la madre, esterna dubbi in merito alla scelta di collaborare presa dal cognato il quale, a suo parere, avrebbe ricevuto pressioni in merito. Scarantino invece nega dicendo che la sua scelta non è stata dettata né dalla detenzione di Pianosa né da eventuali pressioni".
Agli atti vi sono anche le trascrizioni delle conversazioni avute in carcere a Pianosa, dove Scarantino è rimasto per un anno, fino al 15 luglio 1994, con la moglie, Rosalia Basile.



E alla moglie, nel frattempo divenuta ex, diceva altro: "Non ce la faccio più a Pianosa. O mi impicco, oppure inizio a collaborare con i magistrati".
Ancora chiede alla donna di "giurare sulla testa della bambina" ma la frase è incomprensibile, come dicono i poliziotti che trascrivono le intercettazioni. Scarantino fa riferimento "a una macchina dicendo che la vettura è quella e di lasciar perdere quello che dicono gli avvocati". E aggiunge: "Racconto quattro balle", ma gli inquirenti specificano che "non si capisce il contesto" e poi "chiede alla moglie di giurare nuovamente sulla vita della figlia che è presente".
In altre trascrizioni di intercettazioni con la moglie vi sono ulteriori dettagli. "Vincenzo le dice - trascrivono gli investigatori - che ha parlato con i giudici in merito a degli omicidi e fa dei nomi incomprensibili. Rosalia Basile riferisce che lui è veramente impazzito e che ha sentito le notizie della televisione. Lui le chiede se vuole parlare con i poliziotti e con i magistrati ricevendo una risposta negativa". In un altro colloquio tra moglie e marito, Rosalia Basile dice a Vincenzo Scarantino: "Perché ti rispettano? Perché vogliono il suo (loro ndr) scopo" e Scarantino chiede "se vogliono il suo scopo cosa, Ro'...", la donna cerca di essere più chiara affermando: "vogliono raggiungere il loro scopo, vogliono sapere cose che tu... non lo so... boh". E Scarantino: "Cose che io non so?" e la moglie ribatte: "Che tu non sai". A quel punto Scarantino si alza e abbraccia la moglie bisbigliandole all'orecchio e poi le dice a voce più alta: "I bambini cresceranno con tanta dignità, con tanta educazione". Da lì a poco, Scarantino decise di collaborare con la giustizia. Infatti, salutando la moglie le dice: "Preparati tutto il necessario, sono stato chiaro? Verranno a prelevarti con i bambini alle due o tre di notte, sarà presente anche una poliziotta bionda". E' così che avrebbe avuto inizio la falsa collaborazione. Un tassello di un puzzle su cui oggi si cerca di far luce senza dimenticare che il percorso di verità passa necessariamente dalla ricerca dei mandanti esterni della strage. Forse gli stessi che hanno trafugato l'agenda rossa.

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