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Assolto definitivamente Vittorio Tutino

Trent'anni dopo le stragi del 1992 una nuova sentenza diventa definitiva. E' il Capaci bis, che oggi ha passato il vaglio della Cassazione con le condanne all'ergastolo i quattro mafiosi accusati di aver preso parte all'organizzazione della strage e di aver reperito l'esplosivo che sventrò l'autostrada per Palermo e inaugurerà la stagione stragista ed eversiva di Cosa Nostra. 
Nello specifico a diventare definitive sono le condanne per Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello. Ed è diventata definitiva anche l'assoluzione di Vittorio Tutino. I supremi giudici hanno dunque respinto tutti i ricorsi delle difese, come chiesto anche dalla Procura della Cassazione rappresentata dalla Pg Delia Cardia, che ha sottolineato lo stretto coordinamento con il Procuratore generale Giovanni Salvi nel definire la requisitoria. 
Tutino era stato accusato da Gaspare Spatuzza, ovvero il collaboratore di giustizia che con le proprie rivelazioni ha svelato una nuova verità sulla strage di via d'Amelio.
Oggi la Pg Cardia lo aveva indicato come un "soldato di mafia", sostenendo che "nell'assoluzione di Tutino c'è stata da parte della sentenza di appello una caduta totale di logicità nel metodo utilizzato, si è seguito un percorso tutto di facciata", anche considerato che in primo grado vi sarebbe stata "una omessa valutazione di materiali decisivi e probatori sull'attivismo di Tutino anche nella strage di Milano". E poi ci sono le sentenze di Firenze che parlano "della sua probabile partecipazione a tutti gli attentati, data la caratura del personaggio, uomo di fiducia di Graviano". 
E per questo motivo aveva chiesto un nuovo processo. Per i giudici della Cassazione, però, non è necessario.
Con questa sentenza di Cassazione si conclude un nuovo capitolo giudiziario sull'Attentatuni che portò alla morte il giudice Giovanni Falcone assieme a sua moglie Francesca Morvillo, magistrato anche lei, morta poco dopo l'arrivo in ospedale, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, ma non si mette certo un punto alla ricerca della verità su mandanti e concorrenti esterni.
Perché, come ricordato a più riprese da svariati addetti ai lavori, così anche come scritto in precedenti sentenze, ci sono diversi elementi che meritano un approfondimento. 
Tra i quesiti rimasti aperti, ad esempio, il perché Paolo Bellini si incontrò con l'esecutore della strage di Capaci, Antonino Gioè e per quale motivo instillò il proposito di colpire la Torre di Pisa. E poi ancora da chiarire sono le ragioni e le modalità della morte dello stesso Gioé, la notte tra il 28 e 29 luglio 1993, all’indomani degli attentati
nelle città di Roma e Milano del 27-28 luglio 1993. 
Resta un mistero perché e da chi sono stati manomessi alcuni supporti informatici di Giovanni Falcone all'interno dell'ufficio Affari Penali. 
Per non parlare poi dei misteri che si annidano sulla figura di Pietro Rampulla, l'artificiere di Capaci e componente del commando operativo che solo all'ultimo non partecipò al delitto. Una figura vicina all'estrema destra. 
E poi ancora il rinvenimento di un guanto in lattice, nell’area dell’attentato di Capaci (in realtà ricadente nel territorio del comune di Isola delle Femmine), con un’impronta genetica che potrebbe far riferimento a una donna. 
Sul punto è noto che un collaboratore di giustizia come Gioacchino La Barbera ha sottolineato l’uso da parte dei membri del commando di guanti di lattice da chirurgo nelle operazioni di carico della stessa tipologia di quelli rinvenuti nel corso del
sopralluogo. Tuttavia mai nessuno ha parlato di una presenza di una donna tra le figure che hanno partecipato all'attentato. E poi ci sono le dichiarazioni di Francesco Di Carlo, altro pentito storico (oggi deceduto) che ha raccontato di incontri con esponenti dei servizi segreti nel carcere di Full Sutton, portatori del proposito di eliminare Falcone, e la possibile interrelazione degli stessi con la strage. Colloqui nel corso dei quali Di Carlo indicava Gioè come soggetto idoneo allo scopo, che poi verrà coinvolto nell’eccidio.
Questi sono solo alcuni degli interrogativi su quella stagione di bombe. Interrogativi che, si spera, potranno essere prima o poi dipanati. 

Foto © Shobha

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