di AMDuemila
"Non c'entro nulla. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere"
Doveva essere sentito oggi, come teste, al processo d'appello Capaci bis l'ex poliziotto ed ex 007 Giovanni Peluso. Indagato come "compartecipe ed esecutore materiale" per la strage in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e i tre agenti della scorta dopo le accuse del pentito nisseno Pietro Riggio, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L'ex poliziotto, davanti ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta, ha reso solo una dichiarazione spontanea nel corso della quale, così come aveva già fatto davanti ai pm che lo avevano interrogato, ha ribadito la sua innocenza: "Con la strage non c'entro nulla, proprio quel giorno mi trovavo a fare il corso come soprintendente alla scuola di polizia". Dopo la breve dichiarazione spontanea, ha risposto a un legale che gli chiedeva se ha denunciato per calunnia il pentito Pietro Riggio, che lo accusa della strage, ma Peluso ha risposto di no.
Ma cosa aveva riferito Riggio nei confronti dell'ex 007? In particolare aveva riferito di aver ricevuto delle confidenze da Peluso nel periodo in cui si trovavano entrambi a Santa Maria Capua Vetere ("Mi ha confidato di aver partecipato alla fase esecutiva della strage Falcone si sarebbe occupato del riempimento del canale di scolo dell'autostrada con l'esplosivo, operazione eseguita tramite l'utilizzo di skateboard”).
"Tu sei sicuro che a premere il telecomando della strage fu Brusca?' - gli avrebbe domandato Peluso durante una conversazione - e ho dedotto che non avesse premuto Brusca, io mi sentii raggelare perché era una verità che si sapeva cioè che fosse stato Brusca e la mafia. In quel momento, invece, capii che oltre a loro c'erano altre persone che si erano interessate di questa situazione. Capii che mi trovavo in pericolo e che stavo giocando con un gioco più grande di me". Imputati del cosiddetto processo "Capaci bis" sono i boss Salvo Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro, Lorenzo Tinnirello e Vittorio Tutino. I primi quattro, in primo grado, vennero condannati all'ergastolo mentre Tutino venne assolto per non aver commesso il fatto.
Foto © Shobha/Imagoeconomica
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