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face to faceGiuffrè e Brusca confermano: Salvuccio partecipò alla commissione al posto del fratello
di Francesca Mondin
Giornata di confronto dai toni accesi per Salvatore Madonia, ritenuto capomandamento della famiglia di Resuttana, imputato al processo Capaci bis assieme a Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta in trasferta tra ieri e oggi a Firenze. L'imputato è stato piuttosto restio a rispondere direttamente alle domande del presidente e più volte ha risposto con altri quesiti da rivolgere ai pentiti, suscitando addirittura il richiamo da parte della pubblica accusa a rimanere nell'ambito del confronto.
Nel faccia a faccia avuto con Madonia, il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, ex capo del mandamento di San Giuseppe Jato, ha spiegato che sebbene "Con Salvuccio Madonia non abbiamo mai parlato dell'omicidio Falcone, io e lui sapevamo che dovevamo commetterlo, perchè lui fa parte della famiglia di Resuttana e con il fratello facevano tutto assieme, discutevano di tutto". Il pentito ha raccontato di quando Riina incaricò, già dopo la strage Chinnici, lui e Antonino Madonia, fratello di Salvatore, di eseguire l’omicidio del giudice Falcone (attentato che fu poi rimandato, ndr). Salvatore Madonia dal canto suo ha addirittura escluso qualsiasi partecipazione sua e dei propri famigliari a Cosa nostra. “Io ero detenuto..non ne sono a conoscenza, lo escludo” ha risposto alle domande del presidente a riguardo.
Due versioni fortemente contrastanti anche per quanto riguarda la villa all'Addaura in affitto ai Madonia, vicino a dove il 21 giugno '89 ci fu il fallito attentato a Falcone. Brusca ha detto che ci andò con Salvatore Madonia pochi mesi prima del fallito attentato nel "periodo dell'omicidio Puccio" (ucciso l'11 maggio '89, ndr). Mentre Madonia ha dichiarato: "Che è stata frequentata da Brusca non lo so, la villa era presente ed è stata frequentata fino al 1980 dai miei famigliari, l'hanno presa per un periodo". Nel parlare della Villa Brusca, non riuscendo a collocarla esternamente, ha fornito una descrizione molto particolareggiata degli interni e si è detto disposto a fare un sopralluogo per indicare lo stabile.

Anche nel confronto con Antonino Giuffrè, Madonia ha escluso ogni sua partecipazione alle riunioni della commissione. In particolare il confronto si è focalizzato sulla riunione degli auguri di Natale che si sarebbe tenuta, come oggi Giuffrè ha raccontato, verso dicembre '91. "E' stata la più brutta riunione… piena di tensione perchè si aveva ormai l'idea di andare a scontro frontale con lo Stato - ha spiegato il pentito - Si è chiuso un ciclo sia dal punto di vista di politici che diciamo di giudici…Non era una novità, era un discorso maturato nel tempo, stesso discorso del ‘91 si chiudeva il cerchio dei nemici giurati come il dottor Falcone e Borsellino". A questa e ad un'altra riunione secondo il collaboratore di giustizia "Madonia Salvatore ha partecipato sostituendo il fratello Antonino".
L’imputato, come aveva sostenuto lo scorso quattro gennaio, per tutta risposta ha ripetuto oggi di non aver mai conosciuto Giuffrè al di fuori del carcere anche di fronte al racconto preciso e pacato del collaboratore di giustizia su un incontro avuto con lui in un piccolo ufficio per parlare di lavori pubblici. "Mi è stato fissato un appuntamento da parte di Angelo La Barbera con lui stesso (Madonia Salvatore, ndr) - ha raccontato Giuffrè - era lui che aveva interesse nell'operare nel mio mandamento… disponibilità da parte del capo mandamento delle imprese a loro vicine per fare dei lavori nella mia zona di influenza". Secondo Madonia invece il primo incontro fra i due avvenne "Nel carcere di Novara, saletta dove stavo facendo videoconferenze, nel 2002"  circostanza in parte confermata dal pentito che ha ricordato di essere stato nel carcere di Novara ma di non aver notato Madonia nella saletta in cui era solito fare le videoconferenze, dove invece un giorno, per qualche minuto "furono fatti entrare Graviano Giuseppe e Peppuccio Montalto". Entrambi hanno invitato la Corte a verificare se ci sono state registrazioni di quell’incontro essendosi svolto dentro un carcere.

Diverso invece il confronto tra Vittorio Tutino e Gaspare Spatuzza, svoltosi nel pomeriggio di ieri, anche se non sono mancati i toni aspri i due si sono scambiati nel corso del confronto frasi di rispetto ed hanno ricordato assieme la fratellanza che li univa fin dagli anni '80, fornendo tuttavia versioni fortemente discordanti sui punti centrali del confronto.
Di fronte alla spiegazione di Spatuzza di come loro due, assieme a Fifetto Cannella, si occuparono del trasporto dell'esplosivo dalla casa di sua zia alla golf, Tutino ha sostenuto essere impossibile perchè nel periodo indicato da Spatuzza lui sarebbe stato in viaggio di nozze. Il collaboratore di giustizia però ha ribattuto: "Ma che dici Vittorio?.. pochi giorni sei stato fuori, neanche una settimana." Portando come dimostrazione di questo il fatto che Tutino gli aveva lasciato in consegna delle mansioni da svolgere al suo posto per Graviano ma che non riuscì a svolgere, e quindi ha concluso Spatuzza: "E' da escludere tassativamente che le attività dei Graviano si sono fermate per quindici giorni". Tutino tuttavia non è riuscito a fornire dati verificabili sui luoghi che visitò durante il viaggio di nozze, nè gli hotel nè le vie o strade di dove pernottarono.
Spatuzza nelle sue dichiarazioni ha raccontato che dopo la strage di Capaci Tutino si lasciò andare un commento sul fatto che non erano informati della strage.
Tutino ieri ha negato con decisione questa possibilità: "Gaspare sostiene che io abbia esternato e confidato a lui…dicendogli.. ‘Quantomeno.. in via D'Amelio sapevamo appena di non passare.. ma di Capaci non sapevamo nulla’ Non ho esternato questa frase…non sapevo assolutamente dove si trovava via D'Amelio – ha continuato Tutino - io dissi una sola cosa su Capaci.. che questo tragico evento nella sua disgrazia è avvenuto in un orario con tutto il rispetto per le vittime e dei familiari.. è avvenuto in un orario che non c'era nessuno".

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