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giuffre-antoninoL'udienza è terminata ed è stata rinviata a domani, 2 ottobre.
Mafia: 'Capaci bis'  interrogatorio Spatuzza
di AMDuemila - 1° ottobre 2014
Milano.Terminata l'udienza di oggi del processo cosiddetto 'Capaci Bis' in trasferta all'aula bunker di Milano i giudici della corte d'Assise di Caltanissetta. Domani proseguirà con l'interrogatorio di Gaspare Spatuzza. Dopo in controesame da parte dei difensori degli imputati di Antonino Giuffrè, sentito stamani dall'accusa, sarà il turno di Spatuzza, che con le sue dichiarazioni ha dato vita a questa costola del processo che riguarda il reperimento e la lavorazione dell'esplosivo utilizzato per compiere la strage che costò la vita a Giovanni Falcone, a sua moglie e agli uomini della scorta.

Fonte ANSA



Capaci bis: Giuffrè, i detenuti brindarono alla morte di Falcone
di AMDuemila - 1° ottobre 2014
Milano. Continua la deposizione del pentito Antonino Giuffrè  al processo 'Capaci bis' che si sta svolgendo nell'aula bunker di Milano. Il pentito ha raccontato che: "I detenuti di Termini Imerese (Palermo) (dove era detenuto Giuffrè, dopo la strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta, ndr) erano contenti e ci furono anche dei brindisi''. Giuffrè ha poi spiegato di esser stato arrestato nel '92. ''Ero detenuto a Termini Imerese nel settore dei detenuti comuni - ha raccontato -. Quando si apprese la notizia della stage eravamo tutti contenti: ci furono brindisi e non parlo di detenuti di mafia''. E i detenuti di mafia come si comportarono, gli ha chiesto il pm. ''Se erano contenti i detenuti comuni...''.

Fonte ANSA


Capaci bis, Giuffrè: "Anche la massoneria voleva fermare Falcone"
di AMDuemila - 1° ottobre 2014

"Anche la massoneria voleva fermare Falcone. Probabilmente anche la famosa P2 di Gelli". A dichiararlo è stato il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè dinanzi alla corte d’Assise di Caltanissetta, nell’aula bunker di Milano dove si celebra in trasferta il processo sulla strage di Capaci del 23 maggio 1992, nella quale furono uccisi Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. "Contro Falcone ci fu un adoperarsi a più livelli perché con le inchieste andava a ledere rapporti professionali ed economici importanti, andava a colpire l'intrigo che c'era tra mafia ed organi esterni. Così iniziò una campagna di delegittimazione sia da parte di Cosa nostra, che dal mondo dell'imprenditoria che da quello politico. Anche la massoneria. C'erano contatti di Provenzano e Riina con la massoneria deviata. Potevano esserci anche rapporti tra Cosa nostra e la P2. Ricordo che Sindona stesso fosse legato a qualche massoneria deviata di questo genere".
Giuffrè ha poi proseguito spiegando che Falcone "con le sue inchieste stava scavando sui grandi affari. A quel tempo c'erano i soldi che arrivavano a fiumi dall'America. Non si colpiva solo la mafia ma anche tutto quell'entourage vicino a Cosa nostra nel discorso del riciclaggio e degli appalti. Eliminare Falcone e Borsellino era necessario per disinnescare quell'ordigno esplosivo che metteva a rischio Cosa nostra e che si era acceso con le inchieste dei due giudici. Da tempo si parlava di fermarli. Con Falcone ci provammo anche all'Addaura ma poi non vi fu esito". Giuffré ha poi ribadito che si discusse nuovamente dei progetti di morte nei confronti di Falcone e Borsellino in una riunione della Commissione provinciale tra novembre e dicembre 1991: "Si era già capito che il maxi sarebbe andato male quando non venne assegnato al giudice Carnevale. Così Riina disse che ognuno di noi doveva prendersi le proprie responsabilità. Doveva iniziare la guerra allo Stato e si doveva intervenire contro Falcone, Borsellino ed i politici traditori. Ricordo Lima, i Salvo, Mannino e se ricordo bene anche Virzì". Per evitare gli ergastoli, durante il maxiprocesso, la mafia, e l’ex boss Totò Riina, facevano affidamento su un ”ammorbidimento presso gli ambienti politici tramite canali della Democrazia Cristiana. Noi avevamo Salvo Lima, che era in stretto rapporto con Roma e quando dico Roma intendo Andreotti”.
Presenti in aula per l’udienza di oggi anche esponenti dell’associazione “Scorta civica” per esprimere solidarietà nei confronti dei magistrati impegnati nelle indagini.



Strage Capaci: Giuffrè, Falcone isolato e poi ucciso

di AMDuemila - 1° ottobre 2014
Milano. Giovanni Falcone fu ''isolato e poi ucciso'' grazie anche a una ''campagna di delegittimazione occulta a tutti i livelli'' ad affermarlo è il pentito di mafia Giuffrè che sta testimoniando nel processo in corso presso l'aula bunker di Milano davanti ai giudici di Caltanissetta, sulla fase preparatori dell'attento di Capaci. ''La delegittimazione avvenne- ha dichiarato il collaboratore di giustizia- non dico in tutta la magistratura, perché direi una sciocchezza, ma  anche in parte di questa, a Palermo''. Il pentito ha ricordato un ''rapporto di tensione tra l'allora Procuratore della Repubblica e Falcone stesso''. ''A volte per invidia, rancore, gelosia - ha spiegato Giuffrè - piano piano è stato isolato e poi ucciso''.

Fonte ANSA



Strage Capaci: Giuffrè: “Riina contava su Lima e Andreotti”
Commissione era preoccupata per maxiprocesso
di AMDuemila - 1° ottobre 2014
Milano. E’ iniziata l’udienza del processo sulla strage di Capaci del 23 maggio 1992, in trasferta presso l’aula bunker di Milano, con l'audizione del pentito Antonino Giuffrè. “Per evitare gli ergastoli, durante il maxiprocesso, la mafia, e l'ex boss Totò Riina, contavano su un ''ammorbidimento presso gli ambienti politici''- ha detto il pentito davanti alla corte d'Assise di Caltanissetta -Riina contava su ''canali della Democrazia Cristiana''.
Giuffrè, ''detto Manuzza'' ha poi spiegato che in Sicilia ''noi avevamo Salvo Lima, che era in stretto rapporto con Roma e quando dico Roma intendo Andreotti''.
Nel processo per la strage di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, sono imputati i boss Salvino Madonia, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Il procedimento riguarda, in particolare, il reperimento dell'esplosivo usato per l'attentato. In aula sono presenti anche esponenti dell'associazione 'scorta civica' per esprimere solidarietà nei confronti dei magistrati impegnati nelle indagini.

Fonte ANSA

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