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Quel senso per la “trattativa” che diventa “baratto”
Ovviamente durante l'arringa viene affrontato anche il tema della trattativa, che avrebbe portato anche all'accelerazione nell'esecuzione della strage. E Repici ha ricordato alla Corte l'incontro che Borsellino ha avuto con Liliana Ferraro il 28 giugno 1992: “E' lei a riferire a Borsellino che il capitano De Donno supportava Mario Mori nel contattare Vito Ciancimino per avviare un discorso politico. Di discorso politico parla De Donno con la Ferraro e Mori con Violante. E quando questi chiedono se era stata informata l'autorità giudiziaria la risposta è sempre stata negativa perché si trattava di un discorso politico”. Perché il Ros non disse nulla a Paolo Borsellino? La risposta è nel dato di fatto: “Quella non era un'operazione di polizia giudiziaria. Il Ros non incontra un mafioso, Ciancimino, per accogliere dichiarazioni o confidenze. Lo incontra affinché riferisca messaggi ai vertici di Cosa nostra”. Repici ha evidenziato, dunque, l'assenza di relazioni di servizio su quell'operato: “Se la parola trattativa non si deve dire allora utilizziamo quel che dichiarò Mori in un'intervista a Ballarò, ovvero che quella non fu una trattativa ma un baratto”. Quel “baratto”, secondo la ricostruzione dell'avvocato, portò poi all'arresto di Totò Riina. “Sarà questo l'unico latitante catturato dal Ros - ha aggiunto - Dunque chi era l'interlocutore di Cosa nostra? Bernardo Provenzano. Del resto basta ricordare quel che disse Giuffré al momento della cattura di Riina. 'Provenzano commentò che sono dei sacrifici che vanno fatti agli dei'”.
Il legale ha ricordato anche le parole di Paolo Borsellino che il 3 luglio 1992, in un'intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, laddove diceva che “Riina e Provenzano sono come due pugili che si mostrano i pugni”.

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